«The pope is wrong» (il Papa sbaglia) nel riferirsi criticamente all’uso dei preservativi, sentenziano
New York Times e
Washington Post, in un singolare e significativo sincronismo che li porta a ribadire la «consistente» efficacia del profilattico nella lotta all’Aids, specialmente in Africa. Abbiamo detto «singolare e significativo sincronismo» perché è rara la coincidenza di giudizio fra le due maggiori testate statunitensi, due corazzate della comunicazione che sparano, a suon di editoriali, sulla navicella di San Pietro, e sul Papa in persona. Lasciamo ai margini la questione della discutibile e discussa efficacia del preservativo, soprattutto se presentato come strumento principe, per non dire unico, di prevenzione, e osserviamo invece, con preoccupazione crescente, come a ritmo crescente i media internazionali e gli stessi governi (ieri è stata la volta del primo ministro lussemburghese, il popolare Jean-Claude Juncker che si è detto «allarmato» dalle dichiarazioni del Pontefice) e potentati, dei quali sono spesso espressione, letteralmente si impegnino nell’aggressione di Benedetto XVI, quasi mai argomentandola razionalmente, ma per il semplice motivo che egli è emblema della Chiesa cattolica e avventura incarnata di quell’emblema. Per dirla in altre parole, che egli fa il suo mestiere, quello del Papa, memore, come ha detto il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi, che «ciascuno svolge la sua missione ed è coerente con il suo ruolo». Scherzoso,l’'a parte' del leader della Lega Umberto Bossi, che dice: «Certo, se tutti facessero come me, che mi tengo mia moglie... l’Aids non si diffonderebbe». Tuttavia, l’aggressione mediatica e politica delle scorse settimane e di queste ore impressiona per inedita virulenza ed estensione, tanto da far sospettare una strategia comune, concertata da parte dei centri di potere e, parallelamente, di formazione del consenso laicisti, secolaristi, nichilisti. La Francia, e non è una sorpresa, guida l’aggressione, tanto che il suo ministro degli Esteri, Bernard Kouchner, non ha esitato a dire che il Papa «rivela poca comprensione della reale situazione dell’Africa», mentre
Le Monde, il paludato
Le Monde, ha pubblicato una vignetta blasfema che vede la barca della Chiesa solcare un mare di africani, con a bordo Gesù che «dopo la moltiplicazione dei pani» realizza «quella dei preservativi», accompagnato da un rassegnato Benedetto XVI. La volgarità, in quella che è diventata una vera battaglia mediatica, non è più un tabù, è anzi un
must, come direbbero a Londra dove si stampa quel
Times, un tempo signorile, che ora pubblica una vignetta raffigurante un Papa ghignante con in capo un preservativo al posto della tiara. La satira deve essere libera, ma dovrebbe, crediamo, conoscere un limite nelle sensibilità altrui, tanto più quando questa satira, come, e più in generale, la libertà di espressione, si esercitano in un Paese-isola e in un continente che formalmente avevano fatto del rispetto delle fedi un obbligo, come insegnano le (peraltro giustificate) levate di scudi ufficiali e ufficiose contro opere antisemite o anti-islamiche. Per la Chiesa cattolica e il suo Pontefice questo obbligo al rispetto evidentemente non vale più, come hanno dimostrato in questi giorni non soltanto molti media europei, ma anche burocrati tedeschi, belgi e spagnoli. Abbiamo insomma un panorama intellettualmente, umanamente devastato e devastante, dove molti media e potentati (segnaliamo, tra i recenti critici del Papa, il Fondo monetario internazionale) si esibiscono in una sorta di tiro al piccione cattolico, avendo sostituito la legittima pratica del dissenso con quella dell’intimidazione, quasi che si volesse (e forse è proprio così) che la Chiesa tacesse la verità, abdicando alla propria missione di salvezza. Con qualche eccezione (è il caso del Daily Telegraph, che dà ragione al Papa) questa infame pratica si allarga, anche in Italia, accusando tra l’altro il Papa, di «attentato alla vita». Peccato che la predica venga dal pulpito dei sostenitori dell’aborto inteso anche come forma di pianificazione familiare, e di coloro che stanno riducendo a un solo aspetto, per giunta stravolgendolo, il viaggio del Papa in Africa, ossia quello dei modi per combattere la diffusione dell’Aids. Chissà se l’Occidente, quell’Occidente sazio ed egoista, anche stasera, invece di pensare alle sue gravi responsabilità nei confronti dell’Africa, andrà a letto con un solo pensiero, un solo sogno: il preservativo.