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«La mia presenza va al di là di quello che faccio; il poter essere qui e vivere lo scambio continuo è il vero senso di questa missione». Così Gabriella Romano, missionaria laica di San Zeno Naviglio (Brescia) da 10 anni in Brasile a Viseu, nello Stato del Parà, è intervenuta al primo dei due incontri che la Fondazione Missio ha organizzato in occasione dell’odierna Giornata dei missionari martiri. Nella diocesi di Bragança Gabriella lavora nella pastorale degli anziani, collabora in parrocchia, conduce un programma radiofonico e ha dato vita ad un oratorio dove accoglie i bambini per giocare e proporre attività educative nel doposcuola.
La missionaria bresciana è una delle molte voci che ci raggiungono dalle terre di missione vicine e lontane, consegnandoci la certezza che i missionari ogni giorno percorrono le vie del mondo, intrecciando la propria vita con quella dei popoli, talvolta martiri della povertà e del potere. Quel “Eccomi manda me” pronunciato dapprima nel proprio cuore e poi rivolto al Padre, diventa impegno per l’intera Chiesa: restare fedeli al messaggio evangelico di pace e giustizia fino all’ultimo istante di vita.
Il martirio in è solo l’estrema conseguenza di una fede autentica, grondante di umanità. Scrutando le vicende dei missionari martiri, difficilmente troviamo imprese eclatanti o gesta eroiche. Scopriamo soprattutto piccoli gesti di speranza vissuti nella quotidianità ordinaria, parole e azioni semplici che consolano il cuore, vicinanza che sostiene chi è più fragile.
Dar voce ai missionari e ai popoli che li ospitano significa cogliere, fin dal principio, la bellezza della fraternità umana, della quale la cura del fratello è conseguenza naturale: un’attenzione da tenere costantemente viva, prima ancora di trovarsi di fronte a tragiche conseguenze.
La Giornata dei missionari martiri, che oggi celebriamo, affonda le radici nella testimonianza di vita di monsignor Óscar Arnulfo Romero, assassinato il 24 marzo 1980 a San Salvador nella cappella di un ospedale mentre celebrava la Messa, punito per le sue denunce contro le violenze della dittatura militare nel Paese.
Giunto alla XXIX edizione, l’evento odierno
richiama l’attenzione sulle donne
e gli uomini che hanno speso la loro
esistenza per l’annuncio della Parola
Già nel 1981 diverse espressioni missionarie in Italia, cominciarono a commemorare la morte dell’arcivescovo salvadoregno che si era schierato dalla parte dei poveri fino a dare la vita per la causa del Vangelo. Nel 1993 il Movimento Giovanile Missionario, oggi Missio Giovani, propose alla Chiesa Italiana di trasformare questa celebrazione spontanea in un appuntamento annuale. Una Giornata nella quale fare memoria di tutti i missionari uccisi perché portatori della Buona Notizia di Gesù di Nazareth.
La Fondazione Missio continua a farsi promotrice di questo appuntamento, tanto importante per la commemorazione dei martiri, quanto per ricordare la necessità di farsi prossimi ad intere popolazioni che subiscono impoverimento e ingiustizie.
Come segno tangibile di questo impegno nel ricordo e nella preghiera, proprio in occasione della Giornata, si propone alle comunità cristiane in Italia e ai fedeli attenti alle necessità dei fratelli, di sostenere un progetto di solidarietà, simbolo della vicinanza alle difficoltà che si vivono in molteplici Paesi del mondo.
Quest’anno l’attenzione è rivolta all’Etiopia, Paese che lamenta uno sviluppo economico disomogeneo, chiaramente riscontrabile nell’indice di sviluppo umano registrato nel 2018: l’Etiopia è al 173° posto su 189 Paesi. La pandemia da Covid-19 e la forte instabilità politica dell’intero Paese ne hanno ulteriormente aggravato la posizione.
Una delle fasce più colpite dalla crisi generale è sicuramente quella giovanile, penalizzata dalla sospensione dell’attività scolastica; sia quella di livello secondario che l’università non sono ancora riprese dall’inizio della pandemia. L’assenza di mezzi informatici adeguati, reti elettriche e di connettività sviluppate, causeranno un ulteriore abbassamento del livello di istruzione e accresceranno l’abbandono scolastico in un contesto già molto complesso. Il progetto ha come obiettivo l’allestimento di un laboratorio informatico e l’attivazione di corsi per il suo utilizzo. Questa soluzione permetterà ai giovani di accedere meglio agli studi universitari, di inserirsi nel mondo del lavoro, e di sperimentare la convivenza pacifica e fraterna tra cristiani e musulmani.
Questa sera, alle 19, i missionari italiani che operano nella Prefettura Apostolica di Robe, Etiopia centrale, sede del progetto, interverranno nel secondo evento dedicato alla Giornata dei Missionari Martiri, in diretta su Cisco Webex e Facebook/Missio Giovani (info: giovani@missioitalia.it).
Giovanni Rocca è segretario nazionale di Missio Giovani
Ecco l'iniziativa di solidarietà in Etiopia
Nella prefettura apostolica di Robe, in Etiopia – nata nel 2012, guidata dal cappuccino fra’ Angelo Antolini – «sono di vitale importanza azioni in ambito educativo e di formazione professionale». Così scrive in un comunicato la Fondazione Missio, organo pastorale della Cei, che promuove in questo lembo di Africa, in particolare nella cittadina di Dodola, l’allestimento di un laboratorio informatico per attivare dei corsi di computer, «corsi pomeridiani/serali per giovani di età compresa tra i 16 e i 25 anni».
Responsabile del progetto è don Stefano Ferraretto, fidei donum della diocesi di Pavova attualmente in servizio nella comunità appunto di Dodola. Il totale dei costi previsti è di 10mila euro e chi vuole contribuire lo può fare con una donazione online su www.missioitalia.it oppure con un bonifico bancario o tramite bollettino postale, trovando tutti i dettagli sempre sul sito della Fondazione Missio. Nella prefettura apostolica di Robe vivono oltre tre milioni di persone, l’islam è professato dal 97% della popolazione, la presenza della Chiesa cattolica risale solo a trent’anni fa ed è minima: una presenza che può essere però profetica.
Popoli e Missione, il mensile che informa davvero
Storie di missione e di speranza, voci di denuncia, impegno e solidarietà con i popoli martiri. Vengono dai testimoni del Vangelo nelle periferie del pianeta, dove sacerdoti, suore e laici sono impegnati l’evangelizzazione ad gentes.
Popoli e Missione, mensile della Fondazione Missio (Cei), diretto da Gianni Borsa, è al servizio di una “informazione alternativa” che dà spazio ai protagonisti del mondo missionario attraverso reportages, approfondimenti, interviste, rubriche e news per i lettori che vogliono conoscere da vicino la realtà delle giovani Chiese, dei mutamenti sociali, politici, sanitari ed economici nell’era della globalizzazione.
Come ad esempio il tema dell’apartheid e della discriminazione razziale a cui è dedicato un ampio dossier nel prossimo numero di aprile della rivista. Nello stesso numero segnaliamo la denuncia di Pax Christi sul traffico internazionale di armi, l’intervista esclusiva al leader Yaku Pérez che si batte per i diritti degli delle tribù della Cordigliera delle Ande, e ovviamente molto altro. (Miela Fagiolo D’Attilia)