Un'immagine evocativa di padre Jacques Hamel, il sacerdote barbaramente ucciso nel luglio scorso mentre celebrava Messa
L'omaggio della Francia al prete di Rouen
Una folla commossa e in grande raccoglimento ha preso parte, domenica scorsa, a Ermont, nella regione francese dell’Île-de-France, alla cerimonia di inaugurazione di piazza «Père Jacques Hamel», il sacerdote di 86 anni ucciso la mattina del 26 luglio scorso da due giovani attentatori mentre celebrava Messa nella chiesa di Saint-Étienne-du-Rouvray, vicino a Rouen.
Dedicandogli una piazza, Ermont ha così voluto rendere omaggio a un uomo di riconosciuta bontà, di grande carisma e a un fedele servitore della Chiesa. Alla cerimonia — riferisce il sito leparisien.fr — erano presenti numerosi rappresentanti delle comunità religiose della città, nonché amici e familiari. Questa piazza — ha ricordato il senatore Hugues Portelli, già sindaco di Ermont — che si trova proprio davanti al centro parrocchiale Giovanni Paolo II, non aveva un nome. Qui però spesso, oltre alla comunità cattolica del paese, vengono ospitati anche incontri ecumenici. «Ha avuto quindi un senso dedicarla proprio a lui», ha spiegato Portelli.
Nel rendere omaggio a padre Jacques, il senatore lo ha ricordato come un vero «martire della fede, assassinato da terroristi islamici mentre celebrava l’eucaristia». Jacques Hamel è stato ed è ancora di più oggi un testimone di dialogo tra le religioni e tra le differenti comunità nella sua parrocchia vicino a Rouen.
Un pioniere del dialogo con l'islam e un simbolo di pace per la sua comunità
Padre Jacques Hamel era nato nel 1930 a Darnétal nel dipartimento della Senna Marittima, in Normandia. Era stato ordinato sacerdote nel 1958 e nel 2008 aveva celebrato il suo giubileo d'oro, i suoi 50 anni di servizio. Era prete ausiliario nella parrocchia di Saint-Etienne-du-Rouvray. Come significative – quasi un lascito testamentario – fu il suo messaggio (pubblicato il 6 giugno 2016 sul bollettino parrocchiale e poi riproposto dopo la sua tragica fine sul settimanale cattolico Famille Chrétienne) indirizzato ai suoi fedeli per le vacanze estive: « Attenti a quello che accadrà nel nostro mondo in quei giorni. Preghiamo per chi ne hanno più bisogno, per la pace, perché la vita insieme sia migliore. Sarà ancora l'Anno della misericordia. Teniamo un cuore attento alle belle cose, a ciascuno e a quelli che rischiano di sentirsi un po' più soli». E aggiungeva: «Possiamo ascoltare in questo tempo l'invito di Dio a prendere cura di questo mondo, per renderlo, là dove viviamo, più caloroso, più umano, più fraterno». Come certamente fuori dall’ordinario furono le parole tributate, il 30 dicembre scorso, nel tradizionale rapporto annuale dell’agenzia Fides, - l’organo di informazione delle Pontificie Opere Missionarie, per rievocare in poche note il tratto umano e apostolico di questo semplice sacerdote :«Nel modo più violento in Europa è stato ucciso un sacerdote, nel modo più violento. Si tratta di padre Jacques Hamel, sgozzato sull'altare mentre celebrava la Messa nella chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray, vicino a Rouen».
Papa Francesco dà il via libera all'iter di beatificazione
Commosso a pochi giorni dalla sua morte ne luglio scorso fu il ricordo di papa Francesco (– le parole furono pronunciate durante la Messa a Casa Santa Marta –) in quel frangente: «Oggi ci sono cristiani assassinati, torturati, carcerati, sgozzati perché non rinnegano Gesù Cristo, e padre Jacques Hamel fa parte di questa catena di martiri». Sempre il 3 ottobre scorso papa Bergoglio ha dato il via – grazie a una dispensa speciale (senza aspettare i 5 anni canonici dalla morte come prevede la Congregazione delle Cause dei santi) – alla procedura diocesana per la beatificazione del sacerdote francese. Ad annunciare questa storica decisione fu proprio l'arcivescovo di Rouen, Dominique Lebrun dopo un incontro con il Papa. Di grande significato è stata poi la scelta del presule francese monsignor Lebrun di aver donato nel settembre scorso il breviario di padre Jacques Hamel alla basilica di San Bartolomeo all'Isola, a Roma, consegnandolo al "memoriale dei martiri del XX e XXI secolo", affidato da Giovanni Paolo II alla Comunità di Sant'Egidio. Dalla morte di padre Hamel la sua tomba è meta di continui pellegrinaggi per l'uomo definito da papa Francesco come «buono, mite, di fratellanza che sempre cercava di fare la pace» e definito propro dal Pontefice come un «martire».