Un primo risultato il neo-patriarca di Mosca e di tutte le Russie l’ha già ottenuto. Eletto martedì sera dall’assemblea plenaria dei delegati con il 70 % dei voti, Kirill ha dimostrato di godere di un larghissimo consenso, fugando i timori di divisioni e rotture all’interno della più grande Chiesa del mondo ortodosso. «Un buon avvio », nota Andrej Zolotov, fondatore e direttore di «Russia Profile», uno dei giornali online più seri e autorevoli nel panorama moscovita, soprattutto nel settore dell’informazione religiosa. Credente ed esperto del mondo ortodosso, Zolotov nelle ultime settimane ha sempre sostenuto che Kirill rappresentava il miglior candidato alla successione di Alessio II. «Credo – spiega – che il suo obiettivo più importante sia quello di dare un più grande dinamismo alla vita della nostra Chiesa. Alessio II ha avuto il merito di farla rinascere dalle macerie del comunismo, di ricostruirla materialmente e di recuperarne l’antico prestigio. Oggi tre quarti dei russi si dicono ortodossi ma i praticanti sono il 10 % della popolazione. Le priorità del nuovo patriarca sono l’educazione e la missione, vale a dire una presenza più incisiva dei credenti nella società civile. Kirill ne ha sempre avvertito l’urgenza e d’ora in avanti questi compiti saranno in cima alla sua agenda, insieme con la salvaguardia dell’unità della nostra Chiesa sempre minacciata da scissioni. Il suo sogno è la rinascita della grande intellighenzia ortodossa che ha caratterizzato la storia della Russia. Un sogno ambizioso che mi auguro possa diventare realtà. Ne abbiamo davvero bisogno».
Sui mass-media Kirill viene dipinto spesso come un riformista, altri lo considerano piuttosto tradizionalista. Qual è il suo giudizio? Sono etichette inadeguate e fuorvianti. Kirill è conservatore nella dottrina della fede ma innovatore nei metodi con i quali dev’essere annunciata nel mondo contempora- neo. Sa che oggi la sfida decisiva è quella del secolarismo e del relativismo morale che si stanno diffondendo anche tra coloro che si dicono credenti. Lo ha ricordato nel suo discorso al Concilio locale poco prima di essere eletto patriarca.
In questo Kirill si mostra in grande sintonia con Benedetto XVI. Che effetto avrà sulle relazioni tra le due Chiese? I rapporti con il Vaticano sono nettamente migliorati con il pontificato di Benedetto XVI. In qualità di «ministro degli esteri» della Chiesa russa Kirill è stato il principale artefice di un nuovo approccio che ha privilegiato le questioni morali e sociali. Un approccio molto simile a quello di papa Ratzinger che gode di grande stima e prestigio tra gli intellettuali ed i teologi del nostro Paese.
Lo storico incontro tra il vescovo di Roma ed il patriarca di Mosca è dunque a portata di mano? Non credo che possa avvenire in tempi brevi. Sarebbe uno choc se come primo gesto il nuovo patriarca decidesse un vertice con il capo della Chiesa cattolica. L’ecumenismo è un argomento molto critico e controverso per la gran parte degli ortodossi russi che temono l’espansionismo occidentale e sono tentati da un orgoglioso isolazionismo. Kirill è un uomo religioso che crede nel dialogo ecumenico ma è anche un accorto politico e sa che su questo terreno deve muoversi con grande circospezione. L’incontro con il Papa ci sarà ma a tempo debito. L’importante è che non venga meno il dialogo.