José Domingo Ulloa Mendieta, arcivescovo della Città di Panama e presidente del Comitato organizzatore della Gmg (Siciliani)
Inviata a Panama Panama «tanto piccola, tesa sopra un Istmo, dove è più chiaro il cielo e più brillante il sole». I versi di uno dei suoi più celebri poeti, Ricardo Miró, irrompono nella mente di chi approda in questo lembo di terra in bilico fra le due Americhe. A cui, prima la geografia, poi la storia, hanno assegnato il ruolo di anello di congiunzione tra oceani e continenti. Al centro di interessi strategici, la minuta Panama – e con lei il resto del Centroamerica – è al contempo periferia della politica internazionale. Spesso gli interessi del globo la attraversano, diretti altrove. Stavolta, al contrario, all’Istmo sono rivolti gli occhi della gioventù mondiale e i piedi delle centinaia di migliaia di pellegrini in arrivo per la Giornata mondiale della gioventù (Gmg).
La «Gmg delle periferie» ama definirla José Domingo Ulloa Mendieta, arcivescovo della Città di Panama e presidente del Comitato organizzatore. «È la Gmg di quanti stanno lontano. È stata una sfida continua renderli partecipi di questo evento unico in cui, attraverso l’incontro con i propri pari, potranno maturare una visione differente del mondo, condividere sogni e progetti, difficoltà e possibilità di trasformazione», sottolinea l’arcivescovo il cui entusiasmo supera la stanchezza, nonostante la frenesia degli ultimi ritocchi prima dell’esordio. «Dio, attraverso la scelta di papa Francesco – prosegue il presule – , ha dato fiducia a questo frammento di terra e ha offerto un’opportunità straordinaria e coraggiosa ai nostri ragazzi, spesso vittime di migrazioni forzate, tratta, povertà, esclusione, che mai avrebbero potuto partecipare a una Gmg».
Eccellenza, questa Gmg delle periferie quali caratteristiche peculiari avrà?
Sarà una Giornata speciale, da molti punti di vista. Per la prima volta si tratta di una Giornata a carattere regionale: le altre sei Conferenze episcopali centroamericane hanno sostenuto Panama a ospitare l’evento. In tale ottica le giornate preparatorie si svolgono sia da noi sia in Costarica. In realtà, alcune attività sarebbero dovute essere anche in Nicaragua ma l’attuale crisi nella nazione l’ha reso impossibile. In ogni caso, riceveremo cinquemila giovani nicaraguensi.
Molti ragazzi, tra cui gli italiani, partecipano all’evento. Quale messaggio vuol dare loro?
Siamo felici di averli con noi, per condividere questo momento di fede, di gioia e di speranza. A Panama li stiamo accogliendo come se fossero Gesù.
A tre mesi dal Sinodo sui giovani, la Chiesa torna a “provocare” i ragazzi mettendo al centro della Giornata il grande nodo del senso della vita, della scelta, in una parola, della vocazione.
La Gmg si colloca provvidenzialmente dopo il Sinodo che è stato uno spartiacque nel modo di accompagnare pastoralmente il mondo giovanile. La Chiesa è stata disposta a ascoltare, a mettersi in discussione, a lasciarsi scuotere dalla forza trasformatrice dei giovani. Sarebbe bello se Panama fosse lo scenario della presentazione dell’esortazione post-sinodale di papa Francesco, per sottolineare tale continuità tra i due eventi.
Periferie e vocazione. Quali sono gli altri temi forti della Giornata?
Di certo la questione della cura della casa comune su cui, per altro, i ragazzi sono particolarmente sensibili. Un altro aspetto importante riguarda il martirio, dato il carattere profondamente martiriale della Chiesa centroamericana, vivificata dal sangue di tanti fra vescovi, sacerdoti, religiosi, laici, che hanno dato la vita per il Vangelo. Vogliamo condividere con i giovani la nostra storia. Il percorso, spesso difficile e doloroso, di una Chiesa che accompagna il popolo nella sua lotta e nei suoi progetti di liberazione integrale.
La grande festa sta per cominciare. Avete, però, pensato al dopo, affinché la Gmg non resti un evento, seppur speciale, isolato?
La Giornata è stata il punto di arrivo di un percorso e sarà quello di partenza verso un altro. Ci siamo preparati intensamente. Al di là della parte organizzativa, abbiamo avviato un cammino spirituale, il cui perno è stato il giorno di preghiera, ogni 22 del mese, per la Gmg. Un momento di orazione creativa, secondo la sensibilità dei ragazzi. Al contempo, abbiamo cercato di rafforzare gli spazi dei partecipazione giovanile, all’interno di un processo di conversione pastorale della Chiesa.
Come presidente del Comitato organizzatore è stato a stretto contatto con i giovani. Che cosa ha imparato da loro?
Che sono pieni di passione e sono pronti ad assumersi sfide e impegni. Bisogna solo dare loro l’occasione di dimostrarlo. Certo, non possono fare tutto da soli: hanno necessità di essere sostenuti dagli anziani, che sono la memoria storica. Sogno una Chiesa rinnovata, senza timore di cambiare e di uscire incontrando i lontani, capace di dialogare con il mondo e di essere presente in ogni “pezzo” di società, per portare ovunque la Buona Notizia. I giovani, con la loro forza vitale, mi hanno insegnato che questo sogno è possibile.