mercoledì 30 ottobre 2024
Il vescovo di Novara sulla XVI Assemblea ordinaria, appena conclusa: «Si recuperi la forza generativa del Vangelo. E la Chiesa sia una casa di cristallo. Dove si supera il dualismo preti-laici»
Foto di gruppo per alcuni fra i partecipanti alla Seconda sessione della XVI Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi

Foto di gruppo per alcuni fra i partecipanti alla Seconda sessione della XVI Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi - .

COMMENTA E CONDIVIDI

Mentre nella mattinata di sabato 26 ottobre, ultimo giorno di lavori al Sinodo dei vescovi, il nostro sguardo scorreva i numeri del Documento finale, la mente è andata al mondo là fuori che attendeva una scossa energica e una parola di speranza. Per accendere l’animo m’è venuta in soccorso la parola appassionata di Paolo VI nel Discorso di chiusura dell’ultimo giorno del Vaticano II: «La religione del Dio che si è fatto Uomo s’è incontrata con la religione (perché tale è) dell’uomo che si fa Dio. Che cosa è avvenuto? Uno scontro, una lotta, un anatema? Poteva essere; ma non è avvenuto. L’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. La scoperta dei bisogni umani […] ha assorbito l’attenzione del nostro Sinodo. Dategli merito di questo almeno, voi umanisti moderni, rinunciatari alla trascendenza delle cose supreme, e riconoscerete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, noi più di tutti, siamo i cultori dell’uomo». Possiamo dire anche noi di aver portato la stessa passione nel cuore? Credo di sì: ma ora bisognerà passare dal Sinodo di carta al Sinodo di carne. Per farlo indico cinque temi notevoli.

Sfide cruciali

Il tema della fede in Dio nel mondo contemporaneo e la cura dell’iniziazione alla vita cristiana delle nuove generazioni è la sfida cruciale. È andata in crisi non solo la trasmissione della fede, ma soprattutto la consegna delle forme buone della vita. La difficoltà a generare alla vita e alla fede in formato grande si staglia sullo sfondo del mondo occidentale secolarizzato. Anche gli altri continenti ne subiscono l’influsso dirompente. Ormai la ricerca di spiritualità non si presenta più solo come un bricolage del sacro che attinge a luoghi e tradizioni diverse, ma ciascuno si siede a una tavola imbandita di senso e di esperienze per vivere, in cui la dimensione trascendente è un cibo per occasioni eccezionali come la nascita, la sofferenza e la morte. Le vere sfide si concentrano tutte nel ricupero della forza generativa del Vangelo. Ciò richiede soprattutto per ragazzi, adolescenti e giovani la ripresa del triangolo educativo tra famiglia, scuola e comunità cristiana. Su questo il Sinodo ha speso parole importanti.

Chiese di cristallo

Il Sinodo ha dedicato ampia attenzione all’autenticità della testimonianza della Chiesa nel mondo. La Chiesa dev’essere come una casa di cristallo. Tutti la osservano e devono poter vedere attraverso la trasparenza delle sue pareti come si parla, si decide e cresce la vita cristiana. Tre aspetti hanno interessato i dibattiti ai tavoli: i processi del discernimento comunitario, la sinodalità delle decisioni, la trasparenza delle valutazioni e dei rendiconti. Ma la sinodalità è condizione della missione, così che i più sensibili hanno posto l’accento sulla vita fraterna e sull’immagine di Chiesa delle parrocchie, dei movimenti e dei consacrati. La presenza capillare alla vita delle persone dev’essere capace di ringiovanire le comunità, attorno alla Parola, ai Sacramenti e alla Carità. La sinodalità delle decisioni e dei rendiconti non deve aumentare la burocrazia, ma coinvolgere tutti nello snellimento di una Chiesa obesa, per renderla duttile, sciolta, dinamica, più missionaria.

Nuovi venuti

Il prossimo 21 novembre ricorrono sessant’anni della Lumen Gentium, la costituzione conciliare sulla Chiesa, che ha messo in luce il suo carattere di mistero e di popolo di Dio. I laici furono il detonatore della riscoperta della Chiesa come soggetto storico, il popolo dei battezzati in cammino verso il Regno. Essi sono i “nuovi venuti” del Concilio per sedersi alla stessa mensa dei ministeri istituiti. Tanto è vero che nel primo periodo dopo il Concilio si parlò persino di “una Chiesa tutta ministeriale”. Ma se fosse così chi vivrebbe semplicemente la vita battesimale e la missione nel mondo? Oggi, la questione dei ministeri (di fatto e istituiti), radicati nel battesimo, intende superare il dualismo preti e laici e dare finalmente alla Chiesa un volto variegato come nel primo millennio. Su questo punto il Sinodo mi è sembrato timido, ha ripreso gli interventi di papa Francesco, senza scorgere il carattere strategico dei nuovi venuti per il rinnovamento della forma ecclesiale. La Chiesa di domani o sarà una Chiesa fraterna dal volto multiforme oppure semplicemente non sarà. Il numero 60 sulla partecipazione della donna alla missione ecclesiale è rimasto incompiuto e ha ricevuto il maggior numero di no (97).

Sinodi di carne

Uno dei punti più discussi ha riguardato la sinodalità (episcopale e battesimale). La natura pastorale e l’autorità dottrinale delle Conferenze episcopali (nazionali, regionali, provinciali e persino continentali) è stata oggetto di forte dibattito, anche per la critica delle Chiese orientali. Il pericolo paventato è quello di trasformare la Chiesa cattolica in un’Onu delle Chiese o in una confederazione di Chiese nazionali, dimenticando che storicamente la collegialità episcopale sorge dai sinodi provinciali. Ora però la questione più impellente è quella di passare dal Sinodo di carta al sinodo di carne. La sinodalità deve diventare una postura stabile di tutte le Chiese, attraverso gli strumenti di partecipazione, che talvolta si trascinano stancamente. A un tavolo è emersa la proposta originale di prevedere ogni cinque anni in ogni diocesi un’“Assemblea diocesana sinodale”, perché questo stile di Chiesa entri stabilmente nella pratica della vita ecclesiale. Non ha raggiunto però il livello del testo finale.

Povertà dimenticate

Grande impressione ha fatto nel Sinodo il grido che s’è levato dai teatri di guerra nel Medio Oriente, in Ucraina e in molti altri siti del mondo, all’origine di imponenti fenomeni migratori e della divaricazione tra popoli ricchi e poveri. Tuttavia, lo sguardo sul mondo delle povertà va differenziato. Non ci si può concentrare solo sull’indigenza materiale, ma occorre farsi prossimi della vulnerabilità e di tante povertà spirituali che affliggono anche il mondo del benessere e i figli dell’abbondanza. Il volto delle povertà è tentacolare e richiede ai cristiani lo sforzo di uscire dai luoghi comuni. Soprattutto da noi in Occidente la mancanza di senso e di futuro mina come un male oscuro le fasce giovanili, generando disagio, dipendenze, depressione, male di vivere.

Ecco cinque aree notevoli del Sinodo. Chi ha partecipato può correggere o arricchi-re l’elenco, perché il mondo là fuori senta che il Sinodo non lo ha dimenticato. E dei “punti scottanti” dei dieci “Gruppi di studio” al Sinodo non si è parlato? Sì, ai tavoli molto! Il tentativo di collegarli al lavoro sinodale è stato un po’ timido, ma i risultati non potranno tardare.

vescovo di Novara, ha partecipato alla Seconda sessione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi


© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: