Milano: la chiesa di Santa Maria delle Grazie al Naviglio - Fotogramma
«Siamo consapevoli che quello che abbiamo è per la condivisione. La comunione, infatti, genera la solidarietà più rassicurante». Ed è questa «solidarietà concreta» che nasce dalla «comunione ecclesiale» a dare «la possibilità di resistere e di superare questo momento difficile». Lo scrive l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, in una lettera rivolta ai suoi preti nella quale ricorda le situazioni di grave difficoltà vissute dalle parrocchie, dalle famiglie e dai sacerdoti stessi in questo tempo di pandemia, invitando chi può ad aiutare gli altri e indicando come. Per le «parrocchie povere» l’arcivescovo annuncia la costituzione di «un fondo dedicato all’interno del programma “L’interesse è la comunione”». Edificato dall’esempio di comunità, preti e persone che hanno già manifestato la loro generosità, Delpini ha deciso di «versare a questo fondo» quanto riceve «dall’Istituto Sostentamento Clero per questi mesi».
Gratitudine e incoraggiamento. La lettera, resa nota lunedì 27 aprile (in www.chiesadimilano.it il testo integrale), porta la data del 23 aprile, «memoria di San Giorgio, che ha vinto il drago», annota l’arcivescovo. Le sue prime parole sono per dire la «sincera ammirazione» e «gratitudine» per tutto quello che i preti ambrosiani stanno facendo per la loro gente in questo tempo di prova e d'angoscia. «Sento il dovere anche di ripetere a tutti voi una parola di affettuoso incoraggiamento con l'annuncio della presenza di Gesù risorto che illumina le nostre tenebre e rende sicura la nostra vita e solide le nostre Chiese».
Solidarietà intelligente e affidabile. «L’aspetto che voglio sottolineare in questo messaggio è la solidarietà concreta che la comunione ecclesiale continua a generare», va subito al dunque il presule. «Le comunità parrocchiali e le istituzioni che da queste comunità sono state costituite – in particolare le scuole d’infanzia parrocchiali e in genere le scuole paritarie cattoliche e di ispirazione cristiana – vivono difficoltà economiche gravi», innescate o moltiplicate dalla pandemia. In questo scenario, l’informazione non manca di registrare le risorse messe a disposizione dall’«ente pubblico» e dalla Conferenza episcopale italiana. «Le nostre forme di solidarietà fanno meno notizia, ma sono il veicolo che porta a destinazione gli stanziamenti pubblici e gli stanziamenti Cei e vengono in soccorso anche delle esigenze spicciole che non sono altrimenti soddisfatte. La solidarietà viene dalla comunione che ci unisce, si organizza in forme intelligenti e affidabili, offre e chiede aiuto. In ogni momento di difficoltà c'è chi deve essere aiutato e c'è chi può e deve aiutare». Ecco come.
Per le parrocchie in difficoltà. Il venir meno della vita ordinaria «ha fatto venire meno anche le risorse ordinarie per la vita della comunità (il pagamento delle spese correnti, degli stipendi per il personale e per eventuali interventi straordinari di emergenza)», sottolinea l'arcivescovo di Milano. Per ottenere le risorse necessarie, i parroci «devono avviare la procedura per attivare o ampliare i fidi bancari garantiti dalla diocesi» (mentre per il personale «si può attingere alla cassa integrazione»). Ebbene: per provvedere alle «difficoltà delle parrocchie povere, che in prospettiva non riusciranno a restituire quanto prelevato con il fido bancario, costituiamo un fondo dedicato all’interno del programma “L’interesse è la comunione”»: un fondo alimentato anche dalla solidarietà delle parrocchie che oggi dispongono «di risorse non strettamente necessarie per le loro opere». I soldi raccolti «serviranno in una seconda fase, quando usciremo dall’emergenza, per affrontare quei casi che non riusciranno e riportarsi in equilibrio con le proprie forze. In questa prima fase chiediamo a tutti di usufruire della possibilità di accedere ai fidi garantiti dalla diocesi».
«Nuove, enormi povertà». Per i preti in difficoltà la lettera rimanda alla Fondazione Opera Aiuto Fraterno, sostenuta tradizionalmente con la colletta in occasione della Messa Crismale. Come quest'anno però non è stato possibile fare per la sospensione della celebrazione causa emergenza Covid-19. Ecco dunque l'invito ai confratelli a contribuire «con versamenti volontari». Per le persone e le famiglie che hanno perso lavoro e reddito a causa dell'epidemia, si chiama a fare riferimento al neonato Fondo San Giuseppe, istituito dalla Chiesa ambrosiana con la collaborazione del Comune di Milano. Per tutti quanti sono in difficoltà, inclusi quanti lo erano già prima dell'emergenza coronavirus, si addita la rete dei centri d'ascolto Caritas presenti sul territorio diocesano. Il loro servizio «non è anzitutto per distribuire denaro – viene ricordato – ma per orientare ad accedere ad aiuti anche in alimentari, medicinali, consulenze specifiche, posti letto nei dormitori». «Mi sta a cuore – riprende l'arcivescovo Delpini – che a nessuno manchi il necessario. E anche per questo è importante che tutti, secondo le nostre possibilità, ci diamo una mano. Per le enormi povertà che si stanno creando noi non abbiamo risorse per risolvere tutti i problemi, ma possiamo offrire una “boccata d’ossigeno” e, insieme con l’ente pubblico, aver cura che a nessuno in questa nostra terra manchi quanto basta per mangiare, per dormire, per curarsi», conclude il presule: invitando però a non dimenticare mai, anche ora, le ingiustizie, le calamità, le povertà che feriscono drammaticamente «interi popoli in molte parti della terra».
COME AIUTARE LA «PEREQUAZIONE TRA PARROCCHIE»
A tal fine è possibile fare versamenti sul conto corrente bancario presso il Credito Valtellinese intestato a: Arcidiocesi di Milano Iban IT22I0521601631000000071601, segnalando la causale “Perequazione parrocchie - emergenza covid”.