Trent’anni dopo, la sfida resta la medesima.
“Vera pace o guerra catastrofica”, come sintetizzò efficacemente San Giovanni Paolo II. Con questa consapevolezza,
i leader delle religioni mondiali tornano da domenica ad Assisi, su invito della Comunità di Sant’Egidio, della diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e delle Famiglie Francescane. “Sete di pace. Religioni e culture in dialogo”, questo il titolo dell’iniziativa, per tre giorni, vedrà riuniti 511 leader di nove diverse fedi da ogni parte del mondo, 12mila pellegrini, numerosi pensatori ed esponenti – anche non credenti – del mondo della cultura,
cinque premi Nobel per la Pace: la cattolica nordirlandese Mairead Maguire, l’attivista contro le mine anti-uomo Jody Williams, i simboli delle primavere arabe Tawakkul Karman, Hassine Abassi e Amer Meherzi. Martedì, con loro nella città umbra, ci sarà papa Francesco.
Dalla Guerra fredda alla “guerra mondiale a pezzi”
Allora, nel 1986, si contavano nel mondo 36 conflitti, espressioni locali della Guerra fredda. Di quella contrapposizione ideologica tra Est e Ovest che aveva nel muro di Berlino il suo macabro simbolo. Ora, la cortina che spezzava in due la Germania e l’Europa, è stata sgretolata dalla storia. Nel cuore del Vecchio Continente e del resto dell’Occidente – dall’Ungheria a Calais - si fabbricano, però, nuove cortine. La pace resta un’urgenza ma anche un progetto da costruire. Alla luce del grande piano divino che, nella pace con Dio, con gli altri e con il creato ha il suo fondamento.
Tante iniziative, un unico desiderio di armonia
A partire da tale presupposto, si può trovare un filo rosso nella molteplicità di eventi e iniziative che caratterizzano il ricchissimo programma della tre giorni. Domenica, dopo la Messa presieduta dal vescovo di Assisi,
Domenico Sorrentino, alle 10.30, l’assemblea di inaugurazione, alla presenza del presidente
Sergio Mattarella, vedrà, tra gli altri, gli interventi di
Andrea Riccardi, fondatore di Sant’Egidio, il patriarca ortodosso ecumenico di Costantinopoli
Bartolomeo I, il sociologo
Zygumnt Bauman, i vescovi di Rouen,
Dominique Lebrun, e di Rieti,
Domenico Pompili – entrambi in prima linea di fronte alle emergenze, il primo quella del terrorismo, il secondo quella del sisma in Italia centrale – e di
César Alierta che, con ProFuturo, promuove l’educazione informatica in Africa. Lunedì e martedì – in città ma anche a Spello, Foligno e Perugia – si snoderanno le ventinove tavole rotonde. Molti i temi trattati, tutti riconducibili alla triplice accezione autenticamente religiosa di pace:
armonia con Dio, con l’altro e con la creazione.
Religioni chiave dell’incontro
Oltre duecento i relatori. Tra cui cardinali - Walter Kasper, Antonio Maria Vegliò, Francesco Montenegro, Gualtiero Bassetti, Philippe Barbarin (Francia), Orlando Beltran Quevedo (Filippine), Lluis Martínez Sistach (Spagna), John Olorunfemi Onaiyekan (Nigeria) - vescovi, rappresentanti del mondo protestante, come presidente del Consiglio ecumenico delle Chiese Olav Fykse Tveit, di quello ebraico – l’israeliano Yisrael Meir Lau, l’argentino Abraham Skorka, il romano Riccardo Di Segni – dell’islam, del buddismo e di molte altre fedi, imprenditori e giornalisti, intellettuali e parlamentari. Il governo italiano sarà rappresentato dai ministri della Giustizia, Andrea Orlando, dell’Istruzione, Stefania Giannini, e dell’Ambiente, Gianluca Galletti, e il viceministro agli Esteri, Mario Giro.
Con papa Francesco
Martedì, infine, la cerimonia conclusiva, a cui parteciperà papa Francesco. Dopo il suo discorso, ci sarà un momento di silenzio in memoria delle vittime delle guerre e del terrorismo, la firma di un appello, l’accensione di due candelabri e lo scambio finale di un segno della pace. Perché da Assisi, il grido degli uomini e delle donne di buona volontà riempia la terra.