venerdì 8 novembre 2024
La riunione della Cism ad Assisi, presenti 80 padri provinciali delle congregazioni maschili ha indicato le linee: lotta agli abusi, valorizzazione del patrimonio e rilancio della scuola cattolica
Un momento dei lavori assembleari della Cism ad Assisi

Un momento dei lavori assembleari della Cism ad Assisi - Ufficio Stampa Cism

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La 64ª Assemblea Generale della Conferenza Italiana Superiori Maggiori (CISM) ha visto la presenza di 80 Provinciali, di differenti Istituti religiosi, ritrovarsi, dal 4 all’8 di novembre ad Assisi.

"La ragione di questo convenire è dettata dalla volontà di camminare insieme - scrivono i religiosi in un comunicato finale -, a partire dalle differenze carismatiche di ogni Istituto di vita consacrata e da ogni Società di vita apostolica. Questo percorso di comunione, fraternità, discernimento e collaborazione è la forma attraverso la quale vogliamo essere nella Chiesa e nella società segni di futuro, imparando a leggere i segni dei tempi, imparando ad abitare dentro questi segni, perché noi siamo stati presi dal popolo e siamo stati inviati al popolo, senza privilegi, senza sconti, senza comodità".

"Il percorso di riflessione, alla scuola del cammino sinodale e giubilare della Chiesa - prosegue il testo -, l’abbiamo avviato l’anno scorso e prevede tre fasi: vedere, interpretare, scegliere. Abbiamo scelto Assisi, ha ricordato il Presidente della Cism, padre Luigi Gaetani, perché, in questo luogo di santità e di bellezza, san Francesco ha creduto che si vede veramente solo spogliandosi, perché fino a quando si è rivestiti di tanto superfluo, di idee dominanti e potere clericale, la notte abita i cuori e la vita, facendo fatica a vedere quali strade lo Spirito apre all’umanità e alla vita religiosa in questo cambio d’epoca (Assemblea 2023); il poverello di Assisi ha saputo anche interpretare, discernere i segni dei tempi, calandosi nel baratro del suo tempo, così colmo di rivalità, di guerre, di relazioni bruciate dall’odio, sapendo leggere segni di speranza nella concretezza di una carne mangiata dal dolore, nella carne di un lebbroso che non rappresentava un motivo per scartare qualcuno ma per riavvicinare la reliquia di tanta umanità messa al margine (Assemblea 2024); l’immagine di Francesco ci ricorda anche che la vita ci pone dinanzi a scelte necessarie o difficili, come quella che Lui fece ritirandosi alla Verna, credendo fortemente che solo l’amore salva, che l’amore trasfigura le cose, le persone, i sentimenti, le relazioni fino a configurarci pienamente a Cristo, fino ad edificare la civiltà dell’amore, come ricordava S. Paolo VI (Assemblea 2025)".

L’avvio dei lavori è stato segnato dalla relazione del presidente, padre Gaetani, che ha sottolineato come l’interpretazione dei segni dei tempi è l’arte che ha reso possibile ai Fondatori di dare concretezza storica ai carismi, di porre in essere segni di speranza e di futuro, coniugando sogni, visioni e mistica. La vita consacrata rimane il luogo teologico ed esistenziale dove si dà forma alla speranza attraverso una forma di vita trasfigurata dall’amore, attraverso una molteplicità di opere che sono la grammatica della tenerezza, dello sguardo colmo di compassione, che danno diritto di cittadinanza a tanta umanità che rischierebbe di restare sospesa sul baratro del nulla. Arrampicati sulla croce del mondo, attraverso il cuore e gli occhi del Figlio di Dio, i religiosi intravedono e amano, con inventiva e amore, quello che Dio non ha mai cessato di cercare e amare: l’uomo. Attraverso le crepe del cuore e della vita dell’uomo e della società, i religiosi cercano di intravedere segni di futuro, ha ricordato don Giacomo Perego, alla scuola del profeta Elia, imparando a credere che la storia la fa Dio, alla scuola di Gesù, apprendendo l’arte dell’essere dono per gli altri, pane della vita dentro le paure e le solitudini di tanta umanità, alla scuola dell’apostolo Paolo che ha saputo attraversare la notte di Damasco, quella di Antiochia fino a ritenere che la missione non è mai indolore, rispetto alla comunità, agli amici, alle consuetudini.

Suor Simona Brambilla ha letto i segni di futuro, nel rapporto tra vita religiosa e cammino sinodale, a partire dal cuore, attorno al fuoco e riparando le reti rotte della vita, delle relazioni. Ci siamo chiesti quali reti rotte è chiamata a riparare la vita religiosa, attraverso quell’arte che riannoda fili interrotti e che ricuce squarci.

L’Assemblea ha vissuto due momenti di confronto ecclesiale con il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, e con Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario della Cei. Sono stati due incontri istituzionali, mettendo a tema il rapporto sinodale e missionario dei religiosi nella vita della Chiesa italiana e le strategie di governo delle Diocesi e delle Province religiose dinanzi a questo cambiamento che, senza dubbio, comporterà un modo diverso di vivere e riorganizzarsi in relazione al popolo di Dio e al territorio.

Sono stati due incontri improntati alla stima e al dialogo, nel tentativo di superare la visione dell’uso della vita consacrata, valorizzando il riferimento a Cristo, alla vita della Chiesa come comunione e non in funzione delle opere, alla capacità di attrazione perché comunione di cose diverse, all’essere soggetti che operano un discernimento comunitario, promuovendo la partecipazione ecclesiale, la corresponsabilità dei carismi e della missione, fino alla fraternità sacerdotale e alla valorizzazione dei beni per la missione della Chiesa.

Con il padre Luigi Sabbarese si sono affrontate le strategie di governo degli Istituti religiosi e la riorganizzazione delle Province in Italia. Questa riflessione ha avuto respiro pastorale, missionario e non solo giuridico, perché ogni riforma è per la Chiesa e si fa dentro un orizzonte di partecipazione ecclesiale, tenendo conto del popolo di Dio e del territorio, come ha ricordato il Papa, sapendo prestare attenzione a non avviare processi che fanno perdere i contatti con la nostra gente e con le radici culturali, territoriali dove le nostre comunità sono piantate e dove i nostri religiosi e sacerdoti sono segni di speranza.

"La parte conclusiva dell’Assemblea - afferma il comunicato finale - ha voluto leggere i segni di speranza e di futuro anche rispetto all’impegno nel sostenere la missione della Scuola cattolica, della Formazione e della valorizzazione del Patrimonio. In particolare, l’Assemblea ha voluto rimarcare che i beni degli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica hanno un valore sociale e che, pur essendo frutto dei sacrifici dei religiosi e della generosità dei benefattori, restano a disposizione delle persone, dei giovani e degli anziani, dei poveri e delle famiglie, dei giovani universitari che rischiano di non trovare alloggi, che vedono difficile affrontare un percorso di formazione con risorse limitate. L’Assemblea dei religiosi in Italia si impegna a promuovere e valorizzare il suo patrimonio attraverso la creazione di un “osservatorio tecnico”, per il bene di tanta parte della nostra gente, soprattutto dei poveri, continuando l’opera di servizio e di gratuità nel Paese, in collaborazione con la Chiesa italiana.

L’Assemblea ha anche affrontato, tramite padre Amedeo Cencini, il dramma e lo scandalo della violenza sui minori e le persone vulnerabili, ricordando che le vittime sono al centro della nostra attenzione, che gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica vogliono riconoscere le ferite inferte da parte di alcuni di noi e porre in essere tutti gli strumenti necessari per garantire un impegno di vigilanza e accoglienza delle denunce, rinnovando l’impegno a non accettare politiche o attitudini di saturazione, rimozione, normalizzazione o di resistenza.

La speranza non delude (Rm 5,5). Il presidente della Cism ha rimarcato che i carismi muoiono per mancanza di sguardo sul mondo, sull’umanità, per inversione di prospettiva o per la mollezza di accettare di vivere a quote normali. Il futuro della vita religiosa è tutta in uno sguardo, sta nel grido di tanta gente e nella prontezza di afferrare con mani umane, con cuore innamorato chi rischia di cadere nel vuoto. La vita religiosa non può guardare il mondo e girarsi dall’altra parte.

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