Padre Arturo Sosa Abascal preposito generale dei gesuiti - Ansa
«Padre Rupnik è a Roma, continua il suo lavoro come artista, negli ambiti non toccati dalle misure restrittive a suo carico». A parlare è il preposito generale della Compagnia di Gesù, padre Arturo Sosa Abascal, che è tornato sul caso di abusi che ha coinvolto il suo confratello, Marko Ivan Rupnik. Il noto religioso, famoso anche per la sua capacità artistica, è stato accusato di abusi nei confronti di alcune consacrate. Ifatti risalgono agli anni Novanta quando il gesuita viveva in Slovenia. Si tratta, ha commentato Sosa, «di una denuncia di superamento dei limiti consentiti nelle relazioni tra il padre Rupnik e persone adulte consacrate della Comunità Loyola, in Slovenia, mentre esercitava attività pastorali vincolate al ministero sacramentale».
Le denunce giunte in questi ultimi mesi sono state inoltrate al Dicastero per la dottrina della fede, che ha svolto la sua inchiesta, al termine della quale il Dicastero ha comunicato alla Compagnia di Gesù che le denunce erano legalmente prescritte, anche se le misure restrittive del suo agire pastorale sono state mantenute ugualmente. Il preposito in occasione dell’incontro promosso dall’Ufficio di comunicazione della Curia generalizia dei Gesuiti , ha sottolineato nel suo discorso di fine anno come «questo caso, come altri, ci riempie di stupore e di dolore, ci porta a comprendere e sintonizzarci con le persone coinvolte nell’uno o nell’altra forma», aggiungendo che «ci pone davanti alla sfida di rispettare questo dolore nel medesimo tempo in cui si avviano, scrupolosamente, i procedimenti esigiti dalle leggi civili o canoniche e si comunica in una forma che non nasconde i fatti, mentre, illuminati dal Vangelo e da altre esperienze umane, si aprono cammini verso la guarigione delle ferite prodotte».
Anche per questo la Compagnia di Gesù ha deciso di mantenere a sua volta le restrizione nel ministero di padre Rupnik, che non potrà parlare in pubblico, tenere conferenze o esercizi spirituali e soprattutto non potrà svolgere funzioni di direzione spirituale e neppure confessare (una delle accuse contestatagli è di aver assolto un complice in un caso di abuso).
«La sua teologia - ha precisato il preposito generale dei gesuiti Sosa - non viene messa in questione, ma il suo comportamento come prete nell’esercizio del ministero sacerdotale». Infatti ha spiegato padre Sosa «dopo che il Dicastero ha studiato il dossier e comunicato che le denunce ricevute erano legalmente prescritte abbiamo voluto passare dal livello giuridico a quello del prenderci cura della sofferenza causata e del cercare di sanare le ferite aperte. Mantenere in vigore le misure di restrizione del ministero del padre Rupnik costituisce uno degli elementi di un processo che, lo sappiamo bene, richiede tempo e per il quale non ci sono ricette predefinite».
E proprio il caso Rupnik, che ha visto abusi nei confronti di donne vicine alla Compagnia di Gesù, pone ora ai gesuiti la necessità di «valutare le condizioni in cui si attua», avverte ancora il gesuita venezuelano Sosa Abascal. Un passaggio che ha portato negli anni scorsi alla creazione di una Commissione ad hoc, composta da sei donne, una per ogni conferenza regionale - quattro laiche e una religiosa - da un laico e da quattro gesuiti di diverse province. Passaggio seguito da una ampia consultazione che ha coinvolto l’intera Compagnia di Gesù.