La Chiesa ortodossa russa ha un nuovo patriarca: è il metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad, eletto ieri sera a scrutinio segreto dall’Assemblea plenaria del «Concilio locale» già alla prima votazione. Per l’ex «ministro degli esteri» del Patriarcato c’è stato un larghissimo consenso. Kirill ha avuto l’appoggio di oltre i due terzi dei delegati, 508 voti su 700, (per la nomina era richiesto il 50 per cento più uno), confermando in tal modo tutte le previsioni della vigilia che lo davano decisamente in vantaggio sugli altri possibili candidati. Favorito nei sondaggi online, appoggiato dalla metà dei suoi confratelli nel voto preliminare espresso dal Concilio episcopale domenica scorsa, ha avuto la strada spianata anche nel Concilio locale, una sorta di Stati generali della Chiesa ortodossa russa. Lo si è capito subito ieri pomeriggio allorché l’assemblea dei delegati ha rinunciato a proporre altre candidature. Quindi è arrivato l’annuncio che il metropolita Filarete di Minsk si ritirava invitando i propri sostenitori a far convergere i voti su Kirill. A quel punto restava in gara solo il metropolita Kliment, il tesoriere del Patriarcato dipinto dai mass-media come portabandiera dell’ala più conservatrice. Ha ottenuto 162 voti, troppo pochi per sbarrare la strada a Kirill. Con l’elezione di ieri la Chiesa ortodossa russa mette fine alla lunga transizione post-sovietica. Kirill, sedicesimo patriarca di Mosca è anche il primo post-comunista (Alessio II era stato eletto nel 1990) e tutti si aspettano da lui un rafforzamento, non solo numerico, della Chiesa ortodossa minacciata dal secolarismo e dall’indifferentismo religioso. Un compito che Kirill ha ben presente e che, per molti aspetti, lo mette in sintonia con il pontificato di Benedetto XVI. Il neo-patriarca di Mosca «è persona ben conosciuta e stimata da Benedetto XVI» nota padre Lombardi, portavoce della Santa Sede, che ha subito inviato gli auguri a Kirill «perché possa svolgere un servizio fruttuoso e continuare ad approfondire un cammino di reciproca conoscenza e collaborazione per il bene dell’umanità». Ieri sera le campane di tutte le chiese di Mosca hanno suonato a lungo in segno di festa, mentre nella cattedrale di Cristo Salvatore il neo-patriarca s’inchinava davanti a coloro che l’avevano eletto. Tra le volute d’incenso e i canti melodiosi della liturgia orientale, il «Concilio locale» ha avuto inizio a mezzogiorno in punto con una solenne processione degli arcivescovi dai paramenti violacei e dei metropoliti coi piviali azzurri, cui hanno fatto ala i rappresentanti dei monasteri in tonaca nera e i delegati laici in abito scuro. Uno spettacolo di colori, di suoni e di profumi altamente suggestivo. Dopo l’invocazione allo Spirito Santo il metropolita Kirill, reggente ad interim, ha baciato l’icona della Vergine di Feodorovskaja, una delle più venerate dai russi e già patrona della famiglia degli zar Romanov, e ha quindi aperto i lavori con un lungo intervento che a tutti è sembrato come un vero e proprio discorso programmatico. Ha rivendicato con orgoglio che «il popolo russo ha resistito con successo al proselitismo venuto dall’estero» denunciando allo stesso tempo «la pressione aggressiva di un secolarismo senza Dio e i tentativi da parte alcuni gruppi protestanti radicali di rovesciare la morale evangelica». Kirill ha ricordato ai partecipanti che questo Concilio locale è chiamato a prendere «decisioni storiche» e ha indicato tra gli obiettivi prioritari un maggior impegno sociale della Chiesa. L’intronizzazione solenne del nuovo patriarca avverrà domenica prossima alla presenza di molte delegazioni straniere tra cui una folta rappresentanza vaticana. Il nuovo patriarca ortodosso russo, Kirill (foto Ansa)