lunedì 26 agosto 2024
“Reclusione non esclusione” così don Ciotti invitato a parlare a Verona alla Route nazionale dei capi scout dell’Agesci
Cambiamento e rieducazione. Con gli Scout per una Giustizia più umana
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“Reclusione non esclusione”: queste devono diventare le nostre carceri in sintonia con la Costituzione che all’art.27 raccomanda che le pene non devono essere contrarie al “senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Così don Luigi Ciotti invitato a parlare a Verona alle tavole rotonde del Campo nazionale dei capi scout dell’Agesci, ha esortato i giovani ad impegnarsi perché si abbatta il muro del pregiudizio sulle persone detenute e perché si diffonda nell’opinione pubblica che la giustizia deve essere “rieducativa” e non “vendicativa”: diversamente la nostra diventa una “democrazia imperfetta”.

Stessi concetti ribaditi nel pomeriggio in un'altra affollata tavola rotonda sui temi della legalità e dell’impegno politico dove la giornalista torinese Marina Lomunno, autrice con il francescano Giuseppe Giunti di “E-mail ad una professoressa” (ed. Effatà) - un libro dove a 100 anni dalla nascita di don Milani i collaboratori di giustizia che segue il religioso nelle carceri di Torino ed Alessandria invitano i giovani a studiare e la politica ad “aggiustare la scuola perché la camorra vive nel silenzio, la scuola insegna le parole”.

Marina Lomunno ha letto una lettera che un collaboratore di giustizia ha scritto ai capi dell’Agesci invitandoli ad “educare i ragazzi che vi sono affidati a leggere e viaggiare: leggere per aprire la mente e non farsi ingabbiare dal facile potere del denaro; viaggiare in altri mondi possibili e puliti dove siamo un ‘noi’ e non tanti ‘io’ come invece il mondo criminale che ben conosco mi aveva fatto abitare”. Parole che hanno colpito e commosso i capi scout che hanno consegnato alla giornalista centinaia di post-it indirizzati al recluso. Uno tra questi: “Grazie di cuore, noi siamo molto di più dei nostri errori. Finché ci siamo possiamo sempre cambiare, come te”.

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