giovedì 24 settembre 2020
Concluso il Consiglio permanente Cei. Il segretario generale in conferenza stampa: «La gente si è espressa con il voto». Nel comunicato finale: «La crisi rischia di moltiplicare le disuguaglianze»
Monsignor Stefano Russo, segretario generale della Cei

Monsignor Stefano Russo, segretario generale della Cei - Siciliani

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I vescovi italiani guardano con favore al nuovo clima che si è instaurato nelle istituzioni Ue riguardo al fenomeno migratorio. Così si è espresso infatti il segretario generale della Cei, monsignor Stefano Russo, nel corso della Conferenza stampa che ha fatto il punto sui lavori del Consiglio permanente chiusosi mercoledì a Roma, nella cornice di Villa Aurelia, a motivo delle misure di distanziamento anti-Covid. A introdurre i lavori del parlamentino dei vescovi era stato, lunedì 21 settembre, il presidente Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve.

"In generale è una buona cosa che sia stato messo a tema non solo da un punto di vista di principi ma con qualcosa che concretamente si sta prospettando rispetto all'accoglienza, più volte abbiamo messo in evidenza l'esigenza che sia l'Europa a prendersi a cura di questo e quindi che ci sia un accordo". "L'accordo che prevede il superamento di Dublino - ha aggiunto Russo rispondendo alle domande dei giornalisti - mi sembra importante perché indica un percorso che continua, che può essere migliorato e la volontà di arrivare a situazioni condivise. Inoltre - ha sottolineato il presule - e si è evidenziata la necessità che le persone che si trovano per mare vadano comunque soccorse e accolte e poi i modi saranno anche da approfondire".

Interpellato poi sul ruolo delle Ong, il segretario generale della Cei, ha detto: "Le Ong hanno un ruolo importante nel momento in cui partecipano in modo condiviso all'interno di un progetto e di un programma, l'importante è non lasciare isolate le persone e tutti coloro che si rendono disponibili per una accoglienza responsabile. Io penso che alcune deviazioni che ci possono essere state e probabilmente sono legate ad interessi, possono essere attenzionate e risolte, soprattutto se ci si prende cura in modo condiviso e non rimane un problema scaricato soltanto sui Paesi che sono più prossimi, anche dal punto di vista geografico".

Le elezioni e il Paese

La conferenza stampa ha toccato anche temi legati alla recente tornata elettorale e all'emergenza sociale del Paese. Il tema elettorale, ha riferito Russo, non era tra quelli espressamente toccati dal Consiglio permanente. Si è commentata positivamente "la buona affluenza ai seggi, per nulla scontata anche per le misure di sicurezza" legate al Covid. "È emersa - secondo monsignor Russo - la volontà di partecipazione, la responsabilità da parte di tutti". Alla domanda su che cosa abbiano voluto dire gli elettori con le loro scelte, il segretario generale della Cei ha risposto: "Con l'esito referendario è emersa una richiesta di essenzialità e di di semplificazione". Mentre dai risultati delle regionali e comunali, sempre secondo il vescovo, "viene una richiesta alla politica di maggiore attenzione al bene comune, perché tutti possano essere messi in condizione di poter fare una vita buona, con un particolare attenzione alle povertà".

Nella pandemia la Chiesa è stata riferimento per molti

Un'esigenza questa sottolineata anche nel comunicato finale (VAI AL DOCUMENTO) in cui si parla del “volto di una Chiesa che nella pandemia è stata riferimento per molti, con la sua capacità di farsi vicina ai bisogni materiali e spirituali della gente”. “In una stagione di disorientamento e anche di distanza – è stato osservato –, questa caratteristica di prossimità della Chiesa italiana diventa ancora più significativa”. Quella individuata è una “santità della porta accanto”, “nella cura delle relazioni, nel ritrovare amore amicale per le persone, nello stile di umiltà di chi non presume di essere superiore agli altri, nell’eloquenza dei gesti che portano a curvarsi sui più deboli, nella disponibilità ad ascoltare le sofferenze e le domande profonde sul dolore, la morte, la figura stessa di Dio”.

Il comunicato del Consiglio permanente segnala, dunque, che, “vissuto in questo modo, il tempo presente diventa ricco di opportunità per un annuncio spirituale”. “E se, da una parte, va custodito e sostenuto il patrimonio della religiosità popolare, dall’altra, la situazione di scollamento di tanti battezzati spinge a impegnarsi con tutte le forze per coltivare una fede di qualità, attorno ai contenuti essenziali. Si tratta di formare discepoli del Vangelo, che sappiano essere testimoni della comunione con il Signore e della speranza cristiana nella vita eterna”.

I vescovi si sono ritrovati nella consapevolezza di vivere “un tempo di prova”. E “dalla prova la Chiesa italiana s’impegna a non prendere le distanze, a non barattarla con un improbabile rilancio, ma ad attraversarla con cuore credente”.

La crisi rischia di moltiplicare le disuguaglianze

“Responsabilità e prossimità: su questo binario la Chiesa ha affrontato, specie attraverso la rete delle 218 Caritas diocesane, con la regia di Caritas Italiana, le conseguenze sanitarie e sociali generate dalla pandemia”, ribadisce il comunicato finale. “Con gratitudine i vescovi hanno dato voce alle tante iniziative di accoglienza e di servizio con cui si è cercato di rispondere al disagio – continua il comunicato -. Così, insieme all’apprezzamento per la scelta della Cei di destinare oltre 200 milioni di euro, provenienti dai fondi 8xmille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, c’è stato quello per la vivacità delle opere realizzate grazie alla disponibilità di decine di migliaia di volontari e operatori, fra cui anche molti giovani, a partire da quelli impegnati nel Servizio Civile Universale”.

Una Chiesa di prossimità

La vicinanza alle persone, specie quelle più povere è stata sottolineata anche da monsignor Russo durante la conferenza stampa. “Siamo ancora nel tempo della prova. La Chiesa vuole stare nel tempo della prova e farsi prossima”, ha detto il segretario generale della Cei. "Farci prossimi gli uni agli altri”: è una forte esigenza oggi. “Non solo fisicamente, ma anche alle tante difficoltà con cui saremo chiamati a confrontarci in futuro”. Quello dei vescovi, dunque, vuole essere “un dialogo aperto”: “Non abbiamo risposte precostituite, ma esperienza che stanno dando significato all’azione della Chiesa”, come è avvenuto durante il lockdown, quando la Chiesa italiana” è stata capace di confrontarsi su questa prova e di attivarsi con azioni significative”. “Confronto, dialogo, approfondimento” saranno anche le parole d’ordine della prossima Assemblea della Cei, in programma dal 16 al 19 novembre, in cui i presuli si interrogheranno “sulla forma che la Chiesa vuole assumere, a partire dall’esigenza di un processo di essenzializzazione” che muova dai “bisogni concreti” di persone e famiglie e dalla “necessità di creare legami di fraternità tra le persone, indipendentemente dalla loro cultura e appartenenza religiosa”. Interrogato sulla decisione della Chiesa italiana di istituire un Coordinamento diocesano dopo l’Incontro di Bari del febbraio scorso, Russo ha definito tale evento “un incontro profetico, frutto del dialogo della Santa Sede” e ha spiegato come il Coordinamento vuole essere un modo di “proseguire questo cammino, dove la Chiesa italiana è capofila, ma rappresenta le diverse aree del Mediterraneo”, in vista di “un possibile incontro a Cipro o in qualche altro luogo”.

Durante il Consiglio permanente, informa il comunicato, i vescovi hanno ricordato la “proficua collaborazione” nata in tante realtà “con enti pubblici e privati, amministrazioni comunali, terzo settore, aziende”. “Sono relazioni di cui l’episcopato sottolinea la ricchezza e a cui intende dare continuità”. Lo sguardo dei vescovi anche su “motivi di preoccupazione”, a partire dal “profilarsi del rischio di una crisi che può diventare un moltiplicatore delle diseguaglianze, esacerbando fratture e differenze sociali preesistenti, anche in termini di divario tra Settentrione e Meridione”. “Parole forti” sono state pronunciate dai presuli “sia contro il cancro della burocrazia, che troppe volte frena pesantemente progetti e attività imprenditoriali, sia nei confronti della malavita mafiosa, che prospera anche nel Nord del Paese”. “Da una parte, la Chiesa italiana chiede che si rafforzino, anche attraverso un utilizzo intelligente dei fondi europei, le politiche di attivazione e gli strumenti di inclusione socio-lavorativa, anche con interventi puntuali di riqualificazione professionale e di formazione continua; dall’altra, – segnalano i vescovi citando Benedetto XVI – intende operare per una Caritas ‘concreta, a-politica e della gratuità’, che sappia esprimere la vicinanza e la solidarietà che nascono dal Vangelo e al Vangelo conducono”.

La Settimana sociale dal 21 al 24 a Taranto

I membri del Consiglio Permanente Cei, si legge nel comunicato finale, "hanno ripreso e rilanciato i contenuti dell'Incontro di riflessione e spiritualità "Mediterraneo frontiera di pace", nella volontà di proseguire un cammino di dialogo, comunione e condivisione tra le Chiese".

Oltre a fissare per i giorni 21-24 ottobre 2021 le date della 49ª Settimana sociale dei Cattolici italiani, in programma a Taranto, il Consiglio permanente si è confrontato sull’Instrumentum laboris.

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