Nella sua
predica davanti al Papa, in San Pietro durante la celebrazione della Passione del Signore, padre
Raniero Cantalamessa ha ricordato i
cristiani perseguitati in tante parti del mondo. Coloro che sono capaci anche di affrontare la morte pur di segure Gesù.
Nei loro confronti "rischiamo di essere tutti, istituzioni e persone del mondo
occidentale, dei
Pilati che si lavano le mani - ha detto il
predicatore pontificio -. I cristiani non sono certamente le sole vittime della violenza omicida che c'è nel mondo, ma non si può ignorare che in molti
paesi essi sono le vittime designate e più frequenti". E ha ricordato anche
i 147 studenti cristiani uccisi dagli jihadisti ieri in Kenya.
"Un vescovo del III secolo,
Dionigi di Alessandria, ci ha lasciato la
testimonianza di una Pasqua celebrata dai cristiani durante la feroce persecuzione
dell'imperatore romano Decio: 'Ci esiliarono e, soli fra tutti,
fummo perseguitati e messi a morte. Ma anche allora abbiamo
celebrato la Pasqua. Ogni luogo dove si pativa divenne per noi un
posto per celebrare la festa: fosse un campo, un deserto, una
nave, una locanda, una prigione. I martiri perfetti celebrarono
la più splendida delle feste pasquali, essendo ammessi al festino
celeste'. Sarà così per molti cristiani anche la Pasqua di questo
anno, il 2015 dopo Cristo".
"A noi, però - ha proseguito il cappuccino -
in questo giorno non è consentito fare alcuna denuncia. Tradiremmo il mistero che stiamo celebrando.
Gesú morì
gridando: 'Padre, perdona loro perché non sanno quello che
fanno'.
I veri martiri di Cristo non muoiono con i pugni chiusi, ma con
le mani giunte. Ne abbiamo avuto tanti esempi recenti. È Lui che ai
21 cristiani copti uccisi dall'Isis in Libia il 22 Febbraio scorso, ha dato la forza di morire sotto i colpi, mormorando
il nome di Gesú".
"E anche noi - ha detto Cantalamessa - preghiamo: Signore Gesù Cristo,
ti preghiamo per i nostri fratelli di fede perseguitati, e per tutti gli Ecce homo che ci sono, in questo momento, sulla faccia della terra, cristiani e non cristiani.
Maria, sotto la croce tu ti sei unita al Figlio e hai mormorato dietro di lui: 'Padre, perdona loro!': aiutaci a vincere il male con il bene, non solo sullo scenario grande del mondo, ma anche nella vita quotidiana, dentro le stesse mura di casa nostra. Tu, che, "soffrendo col Figlio tuo morente sulla croce, hai cooperato
in modo tutto speciale all'opera del Salvatore con l'obbedienza, la fede, la speranza e l'ardente carità"[8], ispira agli uomini e alle donne del nostro tempo pensieri di pace, di misericordia. E di perdono. Così sià".