Don Giulio Facibeni (1884-1958)
«La nostra istituzione non vuole essere un collegio, ma un vero e proprio rifugio per i fanciulli abbandonati, dando per ora la preferenza agli orfani di guerra, i quali sono la sacra eredità di chi tutto sacrificò per la patria. Non delimitiamo confini alla Provvidenza: i primi saranno sempre quelli del rione, ma se anche di fuori qualche voce dolorosa di bimbo invocherà il nostro aiuto, se i mezzi e il locale ce lo permetteranno, apriremo le nostre braccia!». Con queste parole don Giulio Facibeni raccontava nel 1924 l’apertura del primo orfanotrofio con il quale nasceva a Firenze, nel quartiere di Rifredi, l’Opera della Divina Provvidenza Madonnina del Grappa.
Iniziava così una storia lunga un secolo fatta di carità, di accoglienza, di apertura alla vita, di attenzione ai bisogni sempre nuovi che via via si affacciavano. Una storia che ancora prosegue, perché la Madonnina del Grappa è attiva ancora oggi nel servizio ai poveri, ai giovani, ai carcerati. L’Opera ha aperto sabato 9 novembre le celebrazioni che durante quest’anno centenario permetteranno di ricordare le radici: non solo come rievocazione del passato, spiega don Vincenzo Russo, che oggi la guida, ma per raccontare un’esperienza viva: «Vivere il centenario è, ancora, andare incontro alle persone e alle famiglie che vivono vecchie e nuove povertà e che bussano alle porte dell’Opera».
Il nome – Madonnina del Grappa – è legato all’esperienza che don Giulio Facibeni (dichiarato venerabile da papa Francesco nel 2019) fece come cappellano militare durante la Prima Guerra mondiale. In mezzo alle granate e ai colpi dei fucili, raccolse le implorazioni dei suoi soldati che in punto di morte gli raccomandavano i figli rimasti a casa. « Ho fisso nell’animo – scrive – lo sguardo invocante e riconoscente dei feriti; l’atteggiamento, sublime nella maestà del sacrificio, di coloro che altri chiamano morti, ma che noi sentiamo così vivi, così presenti». Tornato in parrocchia, al centro della sua attenzione restano i piccoli, gli orfani, i bambini bisognosi: con il desiderio di non limitarsi all’assistenza durante il giorno, come già aveva fatto, ma di poter dare loro una famiglia. La casa, candida e bella come don Giulio la sognava, verrà inaugurata il 4 novembre del 1924.
L’Opera si caratterizzò subito per il suo stile evangelico: cieca fiducia nella Provvidenza e accoglienza verso tutti i bisognosi. Facendo ogni sforzo per non dire no a nessuno. L’arcivescovo di Firenze Gherardo Gambelli, nell’aprire il centenario, ha detto che «nella figura del venerabile don Giulio Facibeni troviamo un modello di un uomo che seppe lasciarsi guardare dal Signore. Salì sul Monte Grappa come assistente dei soldati e scese come padre dei loro orfani. Proprio su quel monte accompagnando i morenti seppe essere un riflesso della misericordia del Signore stesso, attraverso l’intercessione di Maria a cui volle dedicare la sua opera, di cui oggi celebriamo il centenario».