Filo diretto Messico-Vaticano per la giornata conclusiva del VI Incontro mondiale delle famiglie. Atteso, cercato, desiderato, acclamato durante tutto l’evento con lunghi cori e slogan cadenzati, il Papa si è concesso finalmente all’abbraccio delle famiglie. Al termine della Messa che domenica ha concluso l’Incontro mondiale sulla spianata di fronte al santuario della Madonna di Guadalupe, Benedetto XVI si è affacciato dai due megaschermi che sovrastavano il palco dei celebranti. Un momento emozionante per il milione di fedeli che fin dal primo mattino avevano occupato tutti gli spazi disponibili davanti alle due basiliche, sulle tribune alzate per l’occasione intorno alla grande aerea, nelle strade adiacenti, perfino lungo il camminamento dei pellegrini, al centro del grande viale – il paseo de Guadalupe – che sale dal centro della città per una decina di chilometri e ogni giorno dell’anno, giorno e notte, accoglie le penitenze dei devoti in ginocchio, ascoltando il ritmo dolce delle loro nenie appunto dette « guadalupane ». Ma tanta attesa non è stata inutile. Ancora una volta il Papa ha parlato al cuore delle famiglie, ha saputo toccare le corde dell’emozione e dell’intimità familiare, quando per esempio ha sottolineato: «Che bello riunirsi in famiglia per scoprire che Dio parla al cuore dei suoi membri attraverso la sua parola viva ed efficace». Benedetto XVI ha assicurato la sua preghiera per le famiglie che danno testimonianza della loro fedeltà in circostanze particolarmente difficili. Ha ricordato le famiglie numerose che «spesso vivono in mezzo a contrarietà e incomprensioni», quelle che soffrono per la povertà, per la malattia, per l’emarginazione e per l’immigrazione. Un pensiero anche alle «famiglie cristiane che soffrono a causa della loro fede». Una parte rilevante del messaggio è stata dedicata poi a ribadire l’identità della famiglia, definita dal Papa «fondamento indispensabile per la società e per i popoli» e «vera scuola di umanità e di valori perenni». «La famiglia fondata sul matrimonio indissolubile tra un uomo e una donna – ha spiegato ancora il Pontefice – esprime questa dimensione relazionale, filiale e comunitaria ed è un luogo dove l’uomo può nascere con dignità, crescere e svilupparsi in modo integrale ». In questa dimensione la famiglia è il luogo dove si apprende a vivere «il valore della vita e la salute, la libertà e la pace, la giustizia e la verità, il lavoro, la concordia e il rispetto». Da Benedetto XVI è arrivato ancora un forte incoraggiamento a tutti i cristiani perché sappiano testimoniare con forza e con coraggio le verità della famiglia: «Oggi è quanto mai necessaria la testimonianza pubblica di tutti i battezzati per riaffermare la dignità e il valore unico e insostituibile della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, aperto alla vita». Per questo obiettivo occorre promuovere legislazioni e scelte amministrative «che sostengano la famiglia in tutti i suoi diritti inalienabili, necessari per portare avanti la sua straordinaria missione». A questo proposito il Papa ha ricordato la testimonianze ascoltate sabato sera, durante la veglia di preghiera dell’Incontro mondiale, per ribadire come sia possibile anche oggi alla famiglia «mantenersi ferma nell’amore di Dio e rinnovare l’umanità nel nuovo millennio». E in prospettiva c’è già il prossimo incontro mondiale delle famiglie. «Sarà a Milano nella primavera del 2012», ha annunciato il Papa, ringraziando il cardinale Dionigi Tettamanzi per la disponibilità. Già scelto anche il tema: «La famiglia, il lavoro e la festa». Prima del messaggio del Papa, nell’omelia di una Messa coloratissima e festosa, segnata dai ritmi della musica messicana, davanti a trenta cardinali, duecento vescovi e almeno il doppio di sacerdoti, il cardinale Tarcisio Bertone – «inviato speciale» di Benedetto XVI per l’evento mondiale – aveva preso spunto dalle letture per tornare sul tema educativo, al centro di queste giornate, invitando i genitori a rispettare la personalità e la vocazione dei loro figli. «Educateli e aiutateli a sviluppare le loro potenzialità nascoste – ha detto il segretario di Stato vaticano rivolgendosi direttamente alle centinaia di migliaia di padri e madri presenti – e appoggiateli perché possano essere pienamente se stessi secondo il piano che Dio ha previsto per la loro vita. Cogliete come un dono le loro confidenze, ma senza essere possessivi». Qui ha citato un brano famoso del poeta Gibran sull’anima dei figli «che abita già la casa del domani». Poco prima, cento coppie di sposi avevano rinnovato le promesse matrimoniali, mentre al momento della proclamazione del Vangelo erano entrati sette bambini indigeni con i ceri tradizionali, scuri e rugosi, fabbricati ancora oggi dalle donne di una tribù del Messico meridionale secondo le antiche tecniche precolombiane. Uno dei tanti richiami all’anima profonda di un popolo fiero delle sue tradizioni millenarie e in cui la cultura occidentale è soltanto una delle tante componenti. Particolarità e atteggiamenti emersi anche durante la lunga celebrazione di domenica. Mentre sulla spianata tra le due basiliche si snodava la solenne liturgia, il santuario di Guadalupe continuava in qualche modo a vivere secondo i suoi ritmi di sempre. Centinaia e centinaia di fedeli si affollavano per esempio davanti alla grande vetrina del presepio mobile, una delle attrattive più amate del tempo natalizio con i suoi mille congegni sorprendenti. Ma ancora più numerosi erano i genitori in fila con i loro neonati davanti al battistero, un po’ defilato sulla destra della basilica. Vestiti con i colori dell’arcobaleno, compresi sombreros e gonne a balzi degne di una gara di tango, genitori giovanissimi tenevano in mano i corredini barocchi dei loro piccoli, in attesa di trovare spazio al fonte battesimale. La fila, cominciata all’alba, al termine della Messa, non era ancora risolta. Migliaia di bambini battezzati in una sola mattina. Inutile fare confronti con i nostri battesimi numericamente sempre esigui. Questo è proprio un altro mondo. E forse saranno proprio queste le famiglie incaricate, come ha detto il Papa, di dare testimonianza e di rigenerare il terzo millennio cristiano.