Il gruppo del Laocoonte, scultura custodita nei Musei Vaticani - Web
Le opere d’arte di cui sono colmi i musei sono state commissionate, create e poi mostrate con orgoglio, custodite, protette con cura e sacrificio anche in mezzo a guerre e sciagure naturali. Sono state restaurate, studiate, fatte diventare materia di insegnamento. Di generazione in generazione noi umani abbiamo fatto tutto questo, e continuiamo a farlo, mossi dal desiderio tenace e lieto di consegnare alle nuove generazioni – con spirito grato – ciò che riteniamo far parte del patrimonio irrinunciabile dell’umano più bello. Di queste opere e della gratitudine riflette in questo dialogo Barbara Jatta, dal 2017 direttrice dei Musei Vaticani.
La direttrice dei Musei Vaticani Barbara Jatta - Siciliani
Cosa insegnano le opere d’arte in tema di gratitudine?
Esse esplicitano il legame profondo tra bellezza e gratitudine. Nel cuore umano, infatti, la gratitudine sorge di fronte alla bellezza, intesa in senso ampio: può trattarsi della bellezza della natura o di quella creata dalla mano degli artisti o della bellezza di gesti umani generosi e gratuiti. Naturalmente la gratitudine dipende anche dalla sensibilità di ogni singola persona: c’è chi è più portato ad essere riconoscente e chi, invece, lo è meno. Però, in linea generale, direi che la gratitudine scaturisce dall’esperienza della bellezza colta nella sua gratuità e fecondità: sentiamo che la bellezza ci arricchisce, nutre il nostro animo, amplia la nostra conoscenza, tocca corde interiori profonde, dona pace. Personalmente sono grata a moltissime opere d’arte: dal mio ufficio vedo ogni giorno la cupola di San Pietro, un’opera che continua a destare in me meraviglia, ammirazione e gratitudine verso Michelangelo e papa Sisto V. E non posso non provare riconoscenza verso artisti che con il loro genio hanno creato lungo i secoli magnifici dipinti, sculture, spazi architettonici, oggetti di oreficeria: penso, ad esempio, alla cappella Sistina, ai dipinti di Raffaello, all’Apollo del Belvedere, che proprio in questo periodo stiamo restaurando, o anche al reliquiario di Sisto V, cui stiamo attualmente dedicando una mostra nei nostri Musei; è un raro capolavoro, tempestato di gemme, dell’oreficeria tardogotica francese.
La gratitudine è un sentimento che lega gli artisti tra loro.
Sì. Dico sempre che l’arte nasce dall’arte: non c’è artista che non sia debitore nei confronti di artisti che l’hanno preceduto o a lui contemporanei e che non provi implicita o esplicita gratitudine. Ad esempio, Caravaggio, per la sua magnifica Deposizione esposta nei nostri Musei ha sicuramente tratto ispirazione dalla Deposizione della Pala Baglioni di Raffaello. Allo stesso modo, Vincent van Gogh, per la sua intensa Pietà conservata qui da noi, ha tratto ispirazione da una litografia della Pietà di Eugéne Delacroix, il quale, a sua volta, è stato influenzato da un’opera di Peter Paul Rubens, il quale, a sua volta, si è ispirato al gruppo del Laocoonte, anch’esso presente nei nostri Musei. L’arte è una sorta di lunga catena in cui gli artisti sono legati tra loro.
Ogni istituzione museale è un’istituzione fondata sulla gratitudine poiché onora e consegna alle nuove generazioni ciò che si considera parte del patrimonio irrinunciabile dell’umano più nobile. È dunque anche un’istituzione che contribuisce a edificare una cultura della gratitudine. Per farlo può anche avvalersi di talune specifiche iniziative: quali ha avviato nei Musei Vaticani per favorire questa edificazione?
È vero, ogni museo è fondato sulla gratitudine. Lo sono anche i Musei Vaticani, che da più di cinque secoli onorano quanto ereditato. Abbiamo promosso diverse iniziative che crediamo contribuiscano all’edificazione di una cultura della gratitudine: anzitutto ci impegniamo a valorizzare le collezioni ricevute cercando anche di preservare talune concezioni museografiche del passato proprio a motivo della gratitudine che proviamo: penso, ad esempio, al Museo Pio Clementino, che non disinstalleremo mai poiché siamo grati a quel tipo di allestimento che coniuga mirabilmente le antichità greco-romane e la struttura architettonica che le accoglie. E poi – anche grazie al sostegno dell’associazione dei “Patrons of the arts in the Vatican Museums” – abbiamo avviato molteplici attività didattiche ed educative che stiamo implementando: sono destinate a singoli e gruppi di ogni fascia di età. Le considero uno strumento prezioso per far circolare e diffondere lo spirito di ringraziamento. Abbiamo, ad esempio, un’intera sezione del nostro staff che si occupa di ideare percorsi e iniziative per le scolaresche, e un’altra che lavora per proporre iniziative ad hoc alle persone con disabilità uditive, visive, tattili e cognitive. In occasione del Giubileo allestiremo anche specifici percorsi didattici proprio riguardanti il tema del Giubileo e implementeremo le iniziative didattiche nei giardini Vaticani per favorire la riflessione sul creato. E poi vi sono le mostre, un altro strumento importante: di recente, ad esempio, abbiamo ricevuto in dono circa sessanta pregevoli autoritratti di artisti, collezionati da un privato il quale alla sua morte li ha lasciati alle figlie le quali, a loro volta, hanno deciso di donarli ai nostri Musei. In segno di gratitudine verso il collezionista, le figlie, gli artisti, esporremo queste opere in una mostra che allestiremo in occasione dell’inizio del Giubileo e che affiancherà altre iniziative che stiamo studiando per il 2025.
In quali opere lei coglie con maggiore nitidezza la gratitudine di Gesù verso il Padre?
Potrei indicarne molte: penso che la maggior parte delle opere raffiguranti la Trinità riescano a trasmettere il radicato sentimento di gratitudine di Gesù. Ma anche nelle opere in cui il Padre non è raffigurato è possibile leggere questo sentimento di Gesù; penso, ad esempio, ad un dipinto di El Greco, conservato nell’appartamento delle udienze pontificie: raffigura il Redentore, una figura bellissima e ieratica, nella quale leggo tutta la gratitudine del Figlio verso il Padre. Proprio quest’opera farà parte di una mostra con la quale apriremo il Giubileo.
A chi desidera rivolgere il suo grazie più sentito?
Ai miei genitori che mi hanno dato la vita e mi hanno educato donandomi gli strumenti per diventare la persona che sono oggi. E naturalmente ringrazio il Signore per il dono della vita e della fede e per il sostegno che non mi ha mai fatto mancare nel corso dell’esistenza.