La Messa con il cardinale Bassetti senza fedeli - Arcidiocesi di Perugia
«Signore noi abbiamo bisogno di te! Dei tuoi gesti e delle tue parole: speriamo di poter tornare presto a celebrare l’Eucarestia! Te lo chiediamo col cuore». L’invocazione, quasi una supplica, è arrivata dal presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, durante la Messa presieduta questa domenica 26 aprile nella cappella di Sant’Onofrio della Cattedrale di Perugia. Una liturgia ancora una volta a porte chiuse, come in tutto il resto della Penisola, da quando la Chiesa italiana ha scelto di accogliere le indicazioni del Governo e di sospendere l’Eucaristia con il popolo durante l’emergenza coronavirus.
Una decisione che potrebbe avere i giorni contati se comincerà la “fase 2” in tutto il Paese. Una fase che i vescovi, facendosi interpreti dei disagi “spirituali” della gente e delle richieste dei sacerdoti, vogliono tradurre anche in una “ripartenza” ecclesiale delle celebrazioni, cominciando dalle Messe aperte ai fedeli e dai funerali nelle chiese. La Cei sta sottoponendo all’Esecutivo una serie di indicazioni che si tradurranno in comportamenti e “regole” da seguire nelle parrocchie italiane.
Il cardinale Bassetti, commentando nell’omelia di oggi il brano evangelico dei discepoli di Emmaus, ha parlato di «momenti bui come questi che stiamo vivendo, con davanti a noi un futuro incerto per tutti». E, riprendendo le parole del Vangelo, ha chiesto al Signore: «Resta con noi». Poi ha aggiunto: «Spezza il tuo pane che è il tuo corpo e fa ardere il nostro cuore col fuoco del tuo amore. Tu per noi sei la vera gioia, l’unica per cui valga la pena di vivere». Ai cristiani il presidente della Cei ha detto di «non cedere mai alle superficialità» e di essere «vivi, attivi, protagonisti all’interno della società». C’è bisogno di essere «più incisivi: non basta essere credenti, ma credibili, capaci di testimonianza», ha osservato Bassetti. Quindi il richiamo a essere «coscienza critica della società, perché sia più sveglia e più attenta nei confronti dei perseguitati, dei poveri, degli ultimi» e soprattutto di «tutti coloro, e possono aumentare in questo periodo, che sono soli, nell’abbandono e nelle ristrettezze economiche».