domenica 22 luglio 2018
Il cardinale presidente della Cei ospite d’onore nel pellegrinaggio nazionale alla Vergine di Zarvanytsia. Il monito sulla famiglia: «È minacciata». Dai giovani nuove energie per la Chiesa
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In settantamila riempiono la spianata accanto al santuario mariano di Zarvanytsia in Ucraina. È il momento centrale del pellegrinaggio nazionale di fronte all’icona della Madre di Dio cara a una nazione ferita e divisa. E l’ospite d’onore di quest’anno è il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti. Invitato dall’arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyc, Sviatoslav Shevchuk, “capo” della Chiesa greco-cattolica ucraina. Un «segno di affetto e di vicinanza della Chiesa italiana » a un popolo «provato da guerra e sofferenza», afferma Shevchuk. E il riferimento è alla crisi che va avanti da quattro anni, dopo la secessione della parte orientale del Paese sfociata nell’annessione della Crimea alla Federazione russa, che ha provocato di oltre 10mila morti. L’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve guarda la folla radunata per la Divina Liturgia intorno all’immagine miracolosa della Vergine che sorregge con le braccia il Bambin Gesù. E parla di «un luogo della fede e dell’anima dove il popolo cristiano ritrova se stesso, accanto alla Madre che sempre veglia sui suoi figli, specialmente nei tempi tristi e bui della sofferenza e della persecuzione», osserva nel suo saluto il porporato che concelebra il rito. Tra le colline dove il verde dei prati cede il posto in estate al colore oro delle spighe di grano, il presidente della Cei chiede di «impegnarsi tutti in egual modo a edificare un mondo più giusto». E aggiunge scrutando la gente: «È compito del cristiano animare con lo spirito evangelico le realtà terrene perché esse riconoscano sempre il primato della dignità umana, della libertà, della giustizia e del bene comune, insieme alla pace». Già, la pace «bene supremo di tutti i popoli», sottolinea Bassetti riprendendo un’espressione di papa Francesco e invocando la riconciliazione «per il popolo ucraino tormentato dal flagello della guerra che causa vittime, distruzioni e miseria».

Per quattro giorni Bassetti si fa pellegrino in una terra complessa e difficile, che ha comunque un forte legame con l’Italia. Oggi nella Penisola sono presenti almeno 200mila ucraini, secondo i dati ufficiali. Ma la cifra reale – viene spesso evidenziato – supera di due volte le statistiche. E in tutto il Paese i fedeli della comunità greco-cattolica formano 145 comunità dove il servizio pastorale è assicurato da 65 sacerdoti. Il presidente della Cei lo ricorda durante la Liturgia. «Tanti ucraini vivono in Italia e sono accolti e stimati per il grande lavoro che svolgono sia nelle aziende sia nelle famiglie, accanto agli anziani e ai malati. La fede nel Signore Gesù ci unisce e ci rende fratelli gli uni agli altri. E i vescovi italiani si sono impegnati perché ai fedeli ucraini non manchi mai l’assistenza religiosa dei loro pastori e abbiano un luogo di culto dove ritrovarsi».

Ad accompagnare il cardinale nel suo viaggio sono due vescovi francescani: Vittorio Francesco Viola di Tortona e Rodolfo Cetoloni di Grosseto, entrambi frati minori. Insieme incontrano i giovani, sempre a Zarvanytsia . E partecipano – la sera precedente la grande celebrazione – alla suggestiva processione a lume di candela davanti al santuario che si conclude con la preghiera alla Madonna. «La vecchia Europa ha bisogno di riscoprire la gioia del Vangelo e la bellezza della vita cristiana – dice Bassetti nella sua riflessione –. Serve una rinnovata evangelizzazione, una fede giovane per risvegliare quanti sono spenti nello spirito e ridare speranza agli sfiduciati nella vita a motivo della sofferenza, della povertà e della solitudine». Poi richiama due temi a lui cari: le famiglie e i giovani. «Oggi è la Chiesa a doversi far carico - più ancora di quanto abbia sempre fatto - della famiglia, minacciata da più parti da modelli di vita disgregatori ed effimeri», afferma. Ed elogia le famiglie ucraine: «Le vostre dure esperienze durante gli anni bui della persecuzione testimoniano come siano state le famiglie, nel segreto delle proprie case, a salvare la Chiesa dal disfacimento». Poi le nuove generazioni. Grazie al Sinodo dei vescovi in programma a ottobre, fa sapere, «arriverà dalla Chiesa un forte incoraggiamento ai giovani di tutti i continenti perché tornino in prima fila nella edificazione della società e della Chiesa». E sprona: «Il mondo ha urgenza di un pensiero giovane capace di intuire soluzioni nuove per i grandi problemi» e di «energie giovani per vincere la stanchezza di una società invecchiata e rinunciataria».

Nei giorni in Ucraina il presidente della Cei fa tappa anche a Leopoli. E si ferma in alcuni luoghi simbolo della città come la Cattedrale greco-cattolica che conserva le spoglie dei grandi vescovi del XX secolo, fra cui il cardinale Josyp Ivanovyc Slipyj (1892-1984) che per 18 anni ha vissuto nei gulag. Quindi la sosta nel “Centro Divina Provvidenza” dell’Opera Don Orione. Ad accogliere Bassetti i giovani disabili di “Casa Cafarnao”. Poi la visita nella cappella del Centro dedicata a san Luigi Orione, nell’attiguo oratorio e nel monastero dove il porporato incontra la comunità dei religiosi e alcuni seminaristi. «Qui da voi si respira lo spirito di carità e accoglienza dei poveri che ha animato don Orione – conclude –. Dio benedica la vostra missione».

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