Il cardinale Bassetti durante il Convegno online di Missio - Avvenire
Non ci può essere missione senza fraternità. È questa l’essenza della riflessione del cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, che ieri è intervenuto al 64° Convegno missionario nazionale dei seminaristi, organizzato dalla Fondazione Missio via web. Durante la sua lectio magistralis intitolata “Fraternità e missione alla luce dell’enciclica Fratelli tutti”, il cardinale si è rivolto ai 280 seminaristi collegati da ogni parte d’Italia, attingendo molto al suo vissuto di formatore e responsabile del Seminario di Firenze, che lo ha visto impegnato per circa 22 anni con gli studenti in preparazione al sacerdozio.
Secondo il porporato, l’enciclica Fratelli tutti presenta un «tema di grande attualità, non solo nella prospettiva della missione ad gentes, ma anche in riferimento alla formazione di futuri preti» perché «la missione evangelizzatrice non può prescindere dalla fraternità: essa rappresenta la condicio sine qua non per vivere la missione».
Ma che cosa significa vivere la fraternità in concreto? Sicuramente vivere la comunione, perché esprime «la dimensione del rendere partecipi più soggetti tra loro per conseguire un obiettivo che è, appunto, la missione». «Che tutta la Chiesa sia inviata – ha precisato – vuol dire che, in forza del dono dello Spirito, non c’è nessun battezzato che possa ritenersi estraneo al compito di evangelizzare».
Fraternità è anche prendere atto della comune appartenenza alla famiglia umana, riconoscendoci «fratelli perché figli e figlie di un unico Creatore, tutti sulla stessa barca». D’altronde, ha precisato il cardinale, «il Regno è già presente nel mondo: non abbiamo bisogno di andarlo a cercare come Diogene con il lanternino; il Regno è anche fuori delle nostre comunità. Si manifesta nella presenza di Cristo nella storia umana ed è un qualcosa di meraviglioso e avvincente per chi ha avuto il dono di farne l’esperienza come i nostri missionari e le nostre missionarie, grazie a Dio presenti nei cinque continenti».
La fraternità, perché non sia promossa solo a parole, necessita di fatti «che si concretizzano nella “politica migliore”, quella non sottomessa agli interessi della finanza, ma al servizio del bene comune dei popoli, in grado di porre al centro la dignità di ogni essere umano. Una politica lontana dai populismi o sovranismi: guai a tutti gli “ismi”, sono pericolosi», ha ammonito.
Il cardinale ha inoltre voluto indicare alcune linee guida «che dovrebbero non solo ispirare l’animazione missionaria in Italia, ma anche costituire un indirizzo per la formazione dei futuri presbiteri». Anzitutto, ha detto, «occorre evitare di cadere nell’astrazione: la fraternità è una realtà che si costruisce fattivamente, mattone su mattone, e faticosamente attraverso una decisa assunzione di responsabilità».
Inoltre la missione evangelizzatrice deve spingere fuori le mura: «Parlare di “Missione” con la M maiuscola senza che vi siano missionari in carne e ossa, disposti a vivere fraternamente, non è possibile. Se come Chiesa vogliamo davvero rendere intelligibile la fraternità nel mondo, dobbiamo vincere all’interno delle nostre comunità la tentazione dell’individualismo». Occorre stare in guardia anche dalla «competitività o contrapposizione, specialmente nel campo dell’evangelizzazione» realizzando «una comune progettualità missionaria all’interno della Chiesa italiana, nella quale sentano di poter convergere tutte le forze missionarie».
Infine non è mancato un elogio per quei seminaristi che scelgono di fare un’esperienza in territorio di missione prima dell’ordinazione. «Non solo – ha evidenziato Bassetti – hanno sperimentato un impulso motivazionale ad essere apostoli, ma hanno anche colto quest’unitarietà dell’evangelizzazione che trova nella missio ad gentes il suo paradigma».