«Uscite e andate». È con queste parole che questa mattina il cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, ha inviato quasi cinquecento «messaggeri della misericordia», come lui stesso li ha definiti, in quarantasei luoghi della città della Lanterna in cui si vivono esperienze di sofferenza e accoglienza, povertà e prossimità, malattia e abbraccio, disagio e fraternità. Un gesto che ha aperto la seconda giornata del Congresso eucaristico nazionale in corso nel capoluogo ligure.
Il cardinale ha affidato ai rappresentanti di ogni delegazione una targa con il logo del grande evento ecclesiale e il sottotitolo dell’appuntamento: “Nella tua misericordia a tutti sei venuto incontro”. «Donatela a chi incontrerete», ha detto il porporato agli “apostoli” del Vangelo della carità a cui ha chiesto anche di far «risuonare nelle vostre parole la voce di Cristo» e di «essere luce per i fratelli». Poi una sorta di incarico: «Portate il saluto affettuoso dei vescovi italiani. E portate la parola, la vicinanza e la benedizione del Santo Padre che qui ho l’onore di rappresentare».
Si è conclusa così la Messa in Cattedrale, primo momento della giornata tutta nel segno della misericordia.
A presiederla l’emerito di Tortona, Martino Canessa. Al suo fianco – oltre a Bagnasco – sette vescovi fra cui il segretario generale della Cei, Nunzio Galantino. La misericordia è un «dono», ha ricordato Canessa nell’omelia. Ma «per apprezzare un dono occorre sentirsi poveri». Ed è povero colui che si fa «umile», chiarisce il vescovo. Che traccia una sorta di “vademecum” dei caratteri di chi sceglie l’umiltà come stile. Innanzitutto, serve avere «coscienza dei propri limiti» e questo consente di «accostarsi spesso al sacramento della Riconciliazione». Poi occorre riconoscere i «tanti doni che nel quotidiano Dio offre: la vita, la famiglia, la salute, l’intelligenza…». Inoltre è necessario «accettare di non capire sempre tutto, in particolare quando si tratta del modo di agire del Signore» e sull’esempio di Maria «saper dire il proprio “sì”», ha evidenziato Canessa. Infine c’è bisogno di comprendere di «essere oggetti di misericordia da parte di Dio» per essere quindi «misericordiosi verso i fratelli». Ma, ha ammonito il vescovo, «non facendo del bene con interesse: non è questo ciò che piace al Signore».