martedì 18 dicembre 2012
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Cari Confratelli nell’Episcopato e nel sacerdozioCari Fratelli e Sorelle nel Signore 1. Viviamo la bella tradizione della Messa prenatalizia in prossimità del Santo Natale, giorno caro e denso di ricordi e di affetti, ma soprattutto di fede: Dio si fatto uomo per portarci quella vita senza confini né tempo per la quale ci sentiamo creati. Gli uomini sanno di non essere fatti per la morte; la loro casa è la felicità non la sofferenza, anche se questa è ineliminabile dall’esistenza terrena. Dimenticare che questa vita è un pellegrinaggio verso il Cielo, può alterare la percezione delle cose, la loro natura e il loro valore, fino ad adulterare prospettive e impegno. Quando nella coscienza il tempo si restringe su se stesso e si appiattisce sul presente, rischiamo di perderne anche la densità. La fede non allontana dalla storia, ha a che fare con la vita concreta perché dona il senso ultimo e decisivo del mondo, degli avvenimenti, ma anche dell’ impegno e del sacrificio sempre necessari. Offre il volto vero della persona umana, è il fondamento della sua dignità e la garanzia del suo primato, senza il quale non esiste il bene comune scopo della buona politica. 2. Ovunque nel pianeta il Natale è accompagnato da una festa di luci: al di là di religioni e culture, il mondo vede nel Natale una pausa di intimità, quasi un ritorno ad un’infanzia felice, ad un mondo perduto ma sempre desiderato. Ma possiamo ancora credere alle luci? Ha senso oggi vedere delle luci in mezzo alle ombre che sovrastano persone, popoli e Nazioni? Possiamo guardare al domani con vigore di fiducia e coraggio d’impegno? A questi legittimi interrogativi risponde la luce di tanta gente seria e buona, della sua dignità che ispira comportamenti virtuosi e che attende, esigendoli, stili e scenari corrispondenti. La dimensione politica, ispirata da un forte impianto etico, è elemento imprescindibile della vita di ogni Paese, della democrazia; e dobbiamo onorare quanti - non sono pochi - fanno il loro dovere con spirito di autentico servizio, prodigandosi non per interessi personali o di parte, ma per la giustizia che assicura a tutti e a ciascuno le condizioni per realizzare il bene. Al mondo politico il nostro popolo oggi guarda con ragionevole esigenza; che questo sguardo sia sempre più esigente e mai rassegnato. 3. Ma le luci del Natale non riflettono solamente la buona volontà e il moltissimo bene che scorrono come tanti rivoli che fecondano la terra. Essi sono il segno di un’ altra Luce. I cristiani conoscono questa Luce originaria e perenne che sta al fondo di questi giorni che sciolgono la briglia dei sentimenti migliori, delle aspirazioni più vere, forse – Dio lo voglia – di propositi più saggi. E’ la luce di Dio che si fa uomo per avvicinarci a Lui, per portare il suo cuore accanto al nostro, per dire all’umanità che nessuno è solo. Mai! E’ a questa Luce immensa e pur discreta, divina ma rivestita di panni umani, che dobbiamo accendere le nostre piccole lampade come Giovanni il Battista, che ha voluto essere solo una lampada perché risplendesse la luce di Cristo Gesù, solo una voce perché risuonasse la Parola eterna resa visibile nella carne del Bimbo che nasce a Betlemme.

4. Il Vangelo ascoltato narra proprio la nascita del Precursore e ne disegna la missione: ricondurre i cuori dei padri verso i figli! Di solito si dice che i figli devono andare verso i padri, verso la loro saggezza. Ma qui troviamo il contrario! I figli, infatti, devono vedere nei padri, negli adulti, nella società, non le loro stesse naturali intemperanze, le incertezze o gli smarrimenti propri degli anni giovanili. Ma vogliono riconoscere dei punti di riferimento veri, non l’ avventurismo sconsiderato o la rincorsa verso mode di pensare scriteriate, che non li aiutano a crescere per affrontare la meravigliosa e seria avventura della vita. Ecco allora la parola evangelica: gli antichi padri avevano traviato dalla vera attesa del Messia, lo attendevano come vincitore glorioso anziché come colui che avrebbe salvato il popolo donando la propria vita. Sì, il cuore dei padri doveva ritornare verso i figli, verso i giovani che cercano non illusioni ma la verità delle cose che contano, quelle che i nostri genitori hanno vissuto con dignità e sacrificio, con onore e fierezza, in tempi difficili e incerti, poveri di cose ma ricchi di speranza. Allontanarsi dalla strada di questi padri significa illudere, condannare all’infelicità le generazioni future, costruire una società apparente, un popolo senz’anima perché senza valori belli anche se severi. Sarebbe una responsabilità troppo grande. Fratelli e Sorelle che vi dedicate al servizio del Paese nella forma della politica, il Santo Natale invita a non perdere di vista tutto questo: ognuno è messo alla prova, ma sa che non è solo, perché il Signore è accanto a coloro che, in sincerità di cuore, hanno buona volontà e fede. In questo orizzonte, a voi e ai vostri cari auguro un Santo Natale.

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