La Conferenza episcopale italiana, per voce del suo cardinale presidente Angelo Bagnasco, ha chiesto alle istituzioni europee di pronunciarsi sul "merito e sul metodo" della sentenza di Corte di Strasburgo contro la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche italiane. Il porporato è tornato sull'argomento in una conferenza stampa oggi al termine della sessantesima assemblea dei 250 vescovi italiani ad Assisi. Il cardinale, rispondendo alle domande dei giornalisti, non ha voluto pronunciarsi su un eventuale esito negativo al ricorso presentato dall'Italia contro il tribunale del Consiglio d'Europa, nè si è mostrato ansioso di vedere approvare una legge per tutelare i crocifissi nelle aule italiane. È apparso preoccupato da altro: dall'ideologismo della sentenza e anche, ha detto, dalla mancanza di conoscenza e di rispetto per la cultura e i sentimenti di un popolo. Per questo, anche se la Corte per i diritti umani di Strasburgo non è un'istituzione dell'Unione europea, proprio alle massime istanze comunitarie si è rivolto il cardinale, al fine di chiamarle allo scoperto e di avviare una chiarificazione su che tipo di Europa si vuole costruire. "Io spero che sia veramente l'Europa, nei suoi organismi, a fare una riflessione seria, perchè questo è un segnale di una direzione sbagliata sul suo cammino, specie se dovesse fare propria la sentenza di Strasburgo", ha osservato. "Mi auguro che ci sia un pronunciamento istituzionale sul merito e sul metodo", ha sottolineato. "Non riusciamo a comprendere questa sentenza, che ho già definito surreale, talmente fuori della realtà", ha rimarcato poi, ricordando le parole della sua relazione in apertura dell'Assemblea della Cei, lunedì scorso. "Surreale perchè e - ha spiegato il cardinale - sinceramente ideologica, e perchè chi ha sentenziato non conosce niente della nostra storia". "Sentenziare in modo così astratto - ha affermato il presidente del vescovi italiani - a prescindere cioè dall'èthos di un popolo, non è un buon servizio a quel cammino europeo in cui noi vescovi crediamo profondamente, ma che deve avere un'anima spirituale. L'economia, la finanza, non possono costituire l'anima di un popolo, di una nazione o di un nuovo soggetto, come l'Europa, che riscalda i cuori delle nazioni". Dobbiamo poterci dire, ha concluso, "noi europei".
Cattolici e partiti politici. La Cei non commenta le grandi manovre al centro di Rutelli e Casini, ma ribadisce che "i cattolici possono contribuire al bene del Paese ovunque siano": è quanto ha sottolineato oggi il presidente dei vescovi italiani, card. Angelo Bagnasco, a conclusione dell'assemblea episcopale di Assisi. "Quello che auspichiamo - ha spiegato ai giornalisti - è che i cattolici, in qualunque partito si trovino, possano esprimere con libertà le loro convinzioni e i loro valori". Ad una richiesta di un giudizio sui movimenti politici per ricostituire una partito cattolico di centro, il porporato ha declinato una risposta: "sui movimenti politici non è compito nostro dare valutazioni di merito".
Rom ed emergenza educativa. "L'episodio che citate ci addolora non poco, si evidenza ancora di più l'opportunità scelta dai Vescovi per il prossimo decennio, di intensificare il compito educativo. Educare in modo globale e diffuso le giovani generazioni può essere una soluzione alla radice che può aiutare a risolvere e prevenire certi fatti terribili". Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco rispondendo ad una domanda circa la reazione contro la comunità Rom di Alba Adriatica dopo l'omicidio di un commerciante per mano di tre giovani nomadi. "In questo senso - ha proseguito - è un'opera che richiede una maggiore responsabilità di tutti i soggetti, a partire dalla famiglie e poi parrocchie, associazioni, scuola ed anche - ha concluso Bagnasco - il mondo dei media".
Il dovere dei media. "I media non devono ignorare o nascondere la realtà, ma discernere il vero dal falso e mantenere il vero nella giusta misura, perchè si può enfatizzare e ciò che dobbiamo chiederci è se ciò è costruttivo per il bene di un popolo del quale si è al servizio". Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, durante la conferenza stampa conclusiva della sessantesima assemblea generale che si è tenuta a Assisi. "Abbiamo riconosciuto ed apprezzato - ha aggiuntoBagnasco - il ruolo, la responsabilità e le potenzialità dei media nella formazione delle coscienze, dobbiamo però aiutarci tutti a non distruggere ma a custodire ciò che consente di esprimere l'anima della nazione; quello che occorre - ha concluso - è il senso di appartenenza tipo valoriale". Alla domanda se la stampa debba autocensuraci, il cardinale Bagnasco ha risposto: "Non si tratta di autocensura, ma di resposabilità".