venerdì 6 febbraio 2009
Nel centenario della morte Asti e Bergamo ricordano il presule che nella sua diocesi d’origine fu tra i fondatori dell’«Eco», mentre in Piemonte diede vita alla «Gazzetta»
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Giacinto Arcangeli aveva fatto del suo ministero, prima come sacerdote e poi come vescovo, un servizio alla gente, gettando ponti verso le questioni so­ciali più urgenti dell’epoca, facendo dialoga­re due secoli, il XIX e il XX, e cucendo legami indelebili in due diocesi: Bergamo e Asti. Due comunità che in questi giorni sono unite nel ricordo del centenario dalla sua morte. Se la diocesi lombarda, infatti, lo vide tra i fonda­tori, nel 1880, dell’«Eco di Bergamo», quella piemontese nel 2009 celebra i 110 anni di vi­ta, della «Gazzetta d’Asti», voluta proprio dal vescovo Arcangeli. Due giornali con storie di­verse, quindi, ma nati nello stesso contesto e figli, oltre che della particolare attenzione al­la comunicazione del loro fondatore, anche dell’urgenza di dare spazio a un dialogo fran­co e aperto tra le posizioni che alla fine dell’800 segnavano la società. Il sacerdote bergamasco, poi divenuto ve­scovo di Asti, fu un uomo dalla «mente aper­ta a una conoscenza serena dei bisogni mo­derni », come dirà Giovanni XXIII, che da ra­gazzo aveva ricevuto la tonsura proprio da Arcangeli, allora provicario di Bergamo. Particolarmente viva è la sua eredità ad Asti, dove Arcangeli si spese fino in fondo per la creazione di opere sociali. Un impegno che portò avanti fino all’improvvisa scomparsa: moriva, infatti, il 5 febbraio 1909 a San Remo, dove si era recato malato per ricevere cure e assistenza. A un secolo di distanza la diocesi di Asti ha voluto istituire un Comitato per le celebra­zioni in sua memoria, presieduto da monsi­gnor Vittorio Croce, vicario generale della dio­cesi e direttore della «Gazzetta d’Asti», con il coordinamento del giornalista astigiano in forza a «L’Eco di Bergamo», Maurizio Ferra­ri, e la consulenza storica di Stefano Masino, della «Gazzetta d’Asti». Tra le iniziative pro­mosse per l’occasione c’è anche il restauro del pastorale appartenuto ad Arcangeli e do­natogli dalla diocesi di Bergamo: un lavoro presentato a dicembre durante una serata al­la presenza del vescovo di Asti, Francesco Ra­vinale. Il prezioso oggetto, che verrà esposto nel nascente Museo diocesano, tornerà ad essere protagonista della vita pastorale della diocesi: verrà adottato ancora, infatti, durante alcune delle celebrazioni presiedute da Ra­vinale. Nato a Sarnico, sul lago d’Iseo, il 13 febbraio 1833, dopo gli studi a Clusone e nel Semina­rio di Bergamo, Arcangeli si laureò a Roma in teologia e in «utroque iure». Ordinato sacer­dote il 22 dicembre 1854 insegnò per oltre vent’anni storia e filosofia nel Seminario del­la sua diocesi e fu docente (dal 1860 al 1884) anche al collegio Sant’Alessandro. Pier Luigi Speranza, vescovo di Bergamo dal 1853, lo nominò canonico teologo della Cattedrale. Alla morte del vescovo, nel 1879, il Capitolo della Cattedrale lo nominò vicario capitola­re, carica tenuta per otto mesi fino all’ingresso del nuovo vescovo Gaetano Camillo Guinda­ni (1879-1904). Fu questo a nominarlo suo provicario e, per motivi di salute, a lasciargli molta parte della cura della diocesi. Fu in que­gli anni che Arcangeli, non solo collaborò al­la fondazione dell’«Eco», ma lavorò per dare volto concreto al cristianesimo sociale. Nel 1898 fu chiamato a succedere al vescovo di Asti Giuseppe Ronco, morto il 5 agosto di quell’anno. Fu ordinato vescovo dal conter­raneo cardinale Antonio Agliardi l’8 dicem­bre nella chiesa delle Figlie del Sacro Cuore a Roma. Entrato in diocesi il 9 aprile 1899, si diede subito da fare per il Seminario, poten­ziando la biblioteca e completando il curri­culum previsto per gli studenti del ginnasio e di teologia. Intraprese la visita pastorale e attuò il Sinodo aperto dal predecessore; die­de impulso all’Azione cattolica; promosse le Società agricole operaie di mutuo soccorso, da cui nasceranno le Casse rurali. E nel 1902 avviò la costruzione del Santuario mariano «Porta Paradisi». Infine riconobbe gli oblati di san Giuseppe Marello come congregazione di diritto diocesano approvandone le costitu­zioni nel 1900. Suo vicario generale fu Giu­seppe Gamba, poi vescovo di Biella, Novara e Torino. Il 25 novembre 1899 fece uscire il primo numero del settimanale «Gazzetta d’A­sti », giornale dei cattolici che occupava lo spazio fra «Il Cittadino» (d’orientamento li­berale) e «Il Galletto» (settimanale socialista). A presiedere i suoi funerali ad Asti furono il vescovo di Bergamo Giacomo Maria Radini­Tedeschi e l’arcivescovo di Torino, il cardina­le Agostino Richelmy. Un saluto commosso che vide la gente sotto la neve accompagna­re il proprio vescovo nell’ultimo viaggio. La prima pagina della Gazzetta d’Asti che annuncia la morte del vescovo Arcangeli
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