Giacinto Arcangeli aveva fatto del suo ministero, prima come sacerdote e poi come vescovo, un servizio alla gente, gettando ponti verso le questioni sociali più urgenti dell’epoca, facendo dialogare due secoli, il XIX e il XX, e cucendo legami indelebili in due diocesi: Bergamo e Asti. Due comunità che in questi giorni sono unite nel ricordo del centenario dalla sua morte. Se la diocesi lombarda, infatti, lo vide tra i fondatori, nel 1880, dell’«Eco di Bergamo», quella piemontese nel 2009 celebra i 110 anni di vita, della «Gazzetta d’Asti», voluta proprio dal vescovo Arcangeli. Due giornali con storie diverse, quindi, ma nati nello stesso contesto e figli, oltre che della particolare attenzione alla comunicazione del loro fondatore, anche dell’urgenza di dare spazio a un dialogo franco e aperto tra le posizioni che alla fine dell’800 segnavano la società. Il sacerdote bergamasco, poi divenuto vescovo di Asti, fu un uomo dalla «mente aperta a una conoscenza serena dei bisogni moderni », come dirà Giovanni XXIII, che da ragazzo aveva ricevuto la tonsura proprio da Arcangeli, allora provicario di Bergamo. Particolarmente viva è la sua eredità ad Asti, dove Arcangeli si spese fino in fondo per la creazione di opere sociali. Un impegno che portò avanti fino all’improvvisa scomparsa: moriva, infatti, il 5 febbraio 1909 a San Remo, dove si era recato malato per ricevere cure e assistenza. A un secolo di distanza la diocesi di Asti ha voluto istituire un Comitato per le celebrazioni in sua memoria, presieduto da monsignor Vittorio Croce, vicario generale della diocesi e direttore della «Gazzetta d’Asti», con il coordinamento del giornalista astigiano in forza a «L’Eco di Bergamo», Maurizio Ferrari, e la consulenza storica di Stefano Masino, della «Gazzetta d’Asti». Tra le iniziative promosse per l’occasione c’è anche il restauro del pastorale appartenuto ad Arcangeli e donatogli dalla diocesi di Bergamo: un lavoro presentato a dicembre durante una serata alla presenza del vescovo di Asti, Francesco Ravinale. Il prezioso oggetto, che verrà esposto nel nascente Museo diocesano, tornerà ad essere protagonista della vita pastorale della diocesi: verrà adottato ancora, infatti, durante alcune delle celebrazioni presiedute da Ravinale. Nato a Sarnico, sul lago d’Iseo, il 13 febbraio 1833, dopo gli studi a Clusone e nel Seminario di Bergamo, Arcangeli si laureò a Roma in teologia e in «utroque iure». Ordinato sacerdote il 22 dicembre 1854 insegnò per oltre vent’anni storia e filosofia nel Seminario della sua diocesi e fu docente (dal 1860 al 1884) anche al collegio Sant’Alessandro. Pier Luigi Speranza, vescovo di Bergamo dal 1853, lo nominò canonico teologo della Cattedrale. Alla morte del vescovo, nel 1879, il Capitolo della Cattedrale lo nominò vicario capitolare, carica tenuta per otto mesi fino all’ingresso del nuovo vescovo Gaetano Camillo Guindani (1879-1904). Fu questo a nominarlo suo provicario e, per motivi di salute, a lasciargli molta parte della cura della diocesi. Fu in quegli anni che Arcangeli, non solo collaborò alla fondazione dell’«Eco», ma lavorò per dare volto concreto al cristianesimo sociale. Nel 1898 fu chiamato a succedere al vescovo di Asti Giuseppe Ronco, morto il 5 agosto di quell’anno. Fu ordinato vescovo dal conterraneo cardinale Antonio Agliardi l’8 dicembre nella chiesa delle Figlie del Sacro Cuore a Roma. Entrato in diocesi il 9 aprile 1899, si diede subito da fare per il Seminario, potenziando la biblioteca e completando il curriculum previsto per gli studenti del ginnasio e di teologia. Intraprese la visita pastorale e attuò il Sinodo aperto dal predecessore; diede impulso all’Azione cattolica; promosse le Società agricole operaie di mutuo soccorso, da cui nasceranno le Casse rurali. E nel 1902 avviò la costruzione del Santuario mariano «Porta Paradisi». Infine riconobbe gli oblati di san Giuseppe Marello come congregazione di diritto diocesano approvandone le costituzioni nel 1900. Suo vicario generale fu Giuseppe Gamba, poi vescovo di Biella, Novara e Torino. Il 25 novembre 1899 fece uscire il primo numero del settimanale «Gazzetta d’Asti », giornale dei cattolici che occupava lo spazio fra «Il Cittadino» (d’orientamento liberale) e «Il Galletto» (settimanale socialista). A presiedere i suoi funerali ad Asti furono il vescovo di Bergamo Giacomo Maria RadiniTedeschi e l’arcivescovo di Torino, il cardinale Agostino Richelmy. Un saluto commosso che vide la gente sotto la neve accompagnare il proprio vescovo nell’ultimo viaggio. La prima pagina della Gazzetta d’Asti che annuncia la morte del vescovo Arcangeli