Il luogo dove san Francesco diede vita 800 anni fa al primo presepe della storia a Greccio. Qui papa Francesco ha voluto firmare nel 2019 la Lettera apostolica «Admirabile signum» sul presepe - Ansa
Non solo commemorazione: celebrare gli ottocento anni degli eventi francescani vuol essere uno stimolo a rivitalizzare il messaggio del Poverello d’Assisi. È la convinzione dei vertici del francescanesimo mondiale che sabato scorso, a Greccio, hanno avviato la serie di ottocentenari che culmineranno, nel 2026, nel far memoria degli otto secoli dalla morte di san Francesco. Partendo da questo 2023 che, in valle reatina, celebra l’ottocentenario della Regola Bollata scritta dall’assisiate per i suoi minores a Fonte Colombo e del primo presepe di Greccio e proseguendo con l’ottocentesimo anniversario della stimmatizzazione a La Verna nel 2024 e del Cantico delle creature nel 2025 (in coincidenza con il Giubileo).
Al santuario nei dintorni di Rieti – che custodisce la memoria del primo presepe che san Francesco vi realizzò nel Natale 1223 e dove, nel dicembre 2019, il Pontefice che porta il nome del santo volle firmare la sua Lettera apostolica Admirabile signum – l’altra settimana c’erano tutte le componenti della Conferenza della Famiglia Francescana, che raggruppa a livello mondiale le diverse espressioni del carisma serafico (i tre rami del primo Ordine, il Terz’Ordine Regolare, i terziari laici dell’Ofs, la conferenza delle varie congregazioni religiose di ispirazione francescana).
Presenze rappresentanti un variegato mondo che porta il messaggio di Francesco in ogni continente e che, con queste celebrazioni ottocentenarie, vuol cogliere l’occasione per coinvolgere anche le realtà più lontane da Assisi, da La Verna, dalla Valle Santa reatina, dall’Italia dove l’ideale francescano appare ormai da secoli qualcosa di “scontato”.
Ne è convinto il ministro generale dei frati minori, padre Massimo Fusarelli: nei continenti più giovani, dove la memoria storica francescana è meno sentita, si vuol «valorizzare l’ottocententenario per proporre il carisma francescano in un modo fresco, in un modo attuale, anche in quelle culture». Vale per l’Asia, vale per l’America Latina dove «nel 2024 celebreremo i 500 anni dell’arrivo dei primi 12 missionari francescani in Messico».
Lontano dall’Italia il carisma dei seguaci di Francesco opera nel profondo: «Stiamo lavorando molto in Amazzonia, per esempio: un’opera di servizio, di accoglienza, di condivisione con i poveri. C’è un pullulare di idee, di iniziative, perché il centenario non sia solo una celebrazione commemorativa, ma diventi veramente un pezzo di vita».
Ed è stato particolarmente significativo che il momento di avvio sia avvenuto nella Valle Santa reatina dove si respira il francescanesimo più autentico, quello “primigenio”.
E precisamente a Greccio, dove san Francesco ha offerto in modo particolarmente forte quel messaggio di “piccolezza” che impregna la sua avventura spirituale. Qui, ha detto Fusarelli, egli ricreò la Natività di Betlemme «non tanto allestendo un presepio vivente, ma celebrando l’Eucaristia: Francesco ha riconosciuto che nell’Eucaristia Gesù si fa piccolo e umile come nella mangiatoia di Betlemme». Lanciando un importante messaggio educativo: vedere Gesù nei piccoli, «nel corpo dei poveri, dei lebbrosi, dei fratelli e anche di coloro che sono totalmente altri da noi: al suo tempo, i musulmani verso i quali Francesco è andato».
Forte il legame fra Greccio ad Assisi, riaffermato anche dai rispettivi Comuni, grazie all’accordo di collaborazione firmato a dicembre dall’amministrazione comunale grecciana con la città umbra. E il sindaco di Assisi Stefania Proietti, alla cerimonia di sabato, era presente a rappresentare la patria di Francesco nel borgo reatino, il quale da anni è gemellato con Betlemme. Proprio a Betlemme, nei giorni scorsi si sono recati in visita il sindaco di Greccio Emiliano Fabi e il sindaco di Rieti Daniele Sinibaldi, assieme ad altri membri del Comitato Greccio 2023, incontrando il Custode di Terra Santa, padre Francesco Patton e il sindaco betlemita Hanna Hanania, per riaffermare il legame tra la cittadina palestinese in cui nacque Cristo e il luogo che Francesco otto secoli rese una “nuova Betlemme”.