La veglia eucaristica con il Papa al Parque Tejo di Lisbona
La storia della Chiesa ci consegna nel suo percorso secolare una certezza: il Signore Gesù vivo e vero presente nell’Ostia. Testimoni di questa certezza e che si sono nutriti di questo Pane li incontriamo in tutti i momenti dello svolgersi dell’esistenza di ciascuno e di tutta la comunità cristiana.
Ci si emoziona nel constatare la loro fede e ci si meraviglia dinanzi alle diverse modalità con si accostavano a questo mistero.
Ci sarà chi li definirà... boomer! Oserà però farlo con un ragazzo quindicenne, nostro contemporaneo, che boomer non era? Qui riuniti nella Gmg, boomer non siamo e non vogliamo diventarlo! Stupiti dinanzi al grande dono vogliamo renderlo nostro e sappiamo a chi guardare perché prima di noi, non da boomer, ha già percorso il cammino: Carlo Acutis affermava che «l’Eucaristia è la mia autostrada per il Cielo». Perché questo ragazzo, bello, ricco e vispo e anche genio dell’informatica perdeva il suo tempo dinanzi a un pezzo di pane riconoscendolo come il Pane? Aveva capito, e non solo. Aveva sperimentato una grande realtà che consegna ai suoi appunti: «Quando facciamo la Comunione, Gesù che si ferma in noi quindici minuti nascosto sotto la specie del pane e del vino, sostanzialmente presente, veramente abita… cioè con noi divide questa quotidianità e continua, dopo che si sono decomposte le specie del pane e del vino, con la Sua Grazia, la Sua abitazione con noi. Per cui noi diventiamo la Sua casa, la Sua abitazione, per cui Gesù, vivo e vero, non è soltanto un atto di fede, non è soltanto un fatto di “sacramentalità”, ma è un fatto di “Vita”! Cioè, Gesù è con me e io con Lui, come un fatto estremamente personale, individuale. [...] Attraverso l’Eucaristia verremo trasformati nell’Amore».
Il ragazzo pulsava di vita ma in lui pulsava la Vita, non annullandolo bensì aprendolo e dilatando ad una dimensione che può diventare nostra, in ogni momento in cui decidiamo di ascoltarLo, di riconoscerLo, in una parola: adorando.
Non è un’abitazione di altri tempi, la capanna o la grotta dell’eremita, non un mondo in cui la scienza era appannaggio solo di alcuni e i servi della gleba erano facile preda di desideri pseudo-religiosi per fuggire una realtà dura e massacrante.
Carlo ci apre la porta alla nostra abitazione odierna: «Questo pianeta che ha visto in Te, per una generazione, la seconda Persona della Santissima Trinità, incarnata, da venti secoli, non è più quello di prima. Sì, forse può esserlo astronomicamente, scientificamente, geologicamente, ma dal punto di vista dell’Evangelo, dell’Incarnazione, non è più il pianeta di prima, è un pianeta che è stato inglobato nell’Eternità, in un disegno divino, per cui noi siamo veramente immessi, da ventuno secoli, in questo disegno. Dobbiamo pensare questa “abitazione” come a una appropriazione del pianeta da parte di Gesù, quel Gesù che si muove tutt’ora nell’Eucaristia, come nella fede, in mezzo a noi, per cui cammina in mezzo a noi, vive in mezzo a noi, con noi divide questo quotidiano, sia nell’Eucaristia, sia nella fede, per cui dobbiamo vedere questa abitazione come un vero dimorare di Cristo in questo pianeta Terra».
Come renderlo realtà concreta? Nutrendoci ogni giorno del Pane esclamando con Carlo: «O Dio fammi chicco produttivo, chicco efficiente, chicco efficace. Gesù fammi chicco di frumento in modo che io possa raggiungere la tua realtà Eucaristica, della quale, veramente e realmente vivo».
Mentre viaggiamo sulla nostra autostrada che, prima o poi, ci condurrà alla meta, ripetiamo le parole di Carlo quando riceveva il Pane eucaristico: «Gesù, accomodati pure! Fa come se fossi a casa tua!». Così non moriremo da fotocopie ma da autentici originali in tutta e per tutta la Chiesa e l’umanità intera.