È adolescente Massimo quando inizia a pensare che la vita che fa suo padre non è la migliore immaginabile. Osserva preoccupato e quasi contrariato quell’uomo che lavora dal mattino alla sera e che alla sua famiglia riesce a offrire un’esistenza modesta, piatta, senza grandi aspettative. Un uomo che, provato dalla fatica del quotidiano, ogni sera trova una leggera "evasione" nell’alcol. Pochi bicchieri. Non è un bevitore accanito il papà di Massimo ma di certo offre un’immagine di sé negativa: da non imitare. Il problema è che Massimo si sente quasi trascurato dalla figura paterna. E inizia a frequentare amici che hanno dimestichezza con un tipo di vita "facile" e "bella"; assume atteggiamenti via via più violenti e scontrosi. Prende una decisione: fare soldi. Tanti e subito. Anche se bisognerà affrontare dei pericoli. Anche se il prezzo da pagare dovesse essere alto. Vale la pena rischiare, come dicono i suoi amici. E rischio sia. È ancora minorenne quando si unisce a una banda che organizza rapine a istituti di credito e a farmacie lombarde. Ma l’ebbrezza di avere in tasca tanti soldi dura poco. Pochissimo. Per lui è pronta una stanza nel carcere minorile "Cesare Beccaria" di Milano. Non ci sta molto. Però, come dice il cappellano dell’Istituto, don Gino Rigoldi, chi esce dal carcere privo di un vero percorso di crescita ha una recidiva superiore all’80%. Così è per Massimo. La libertà lo rimette nella condizione di delinquere. Nuove rapine. Nuovo arresto. La famiglia lo abbandona. Timidamente, ma con la rabbia dentro, Massimo inizia un dialogo con don Gino: Dio, il bene, il male. Già, il male: «Perché mi è toccato conoscere e seguire il male?». E poi: «Chi è Dio? E se esiste, dove lo trovo?». La risposta del sacerdote trasmette al ragazzo contenuti complessi da declinare subito, ma che lo faranno riflettere a lungo: «Io non conosco, e quindi non posso parlarti di un Dio lontano e astratto, non saprei che dirti – spiega don Rigoldi –. Ma conosco Gesù Cristo, caro Massimo. E posso assicurarti che Cristo è Dio. E dice la verità. Ad ogni costo. Al punto di sacrificare la sua vita terrena per annunciarla. Concedi a lui di essere il tuo eroe, l’eroe della verità, e lascia che ti parli». Pochi giorni dopo il cappellano ha una sorpresa: «Massimo mi fa chiamare, vado a trovarlo e mi dice: "Ho bisogno di confessarmi"». È l’inizio di un cammino nuovo. Che lo porta a concludere le superiori, ad iscriversi a Medicina e a sostenere gli esami. «Ho 73 anni – conclude don Rigoldi –, e la forza della fede non mi ha mai deluso».