lunedì 22 giugno 2015
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Papa Francesco oggi come Francesco d’Assisi otto secoli fa. Lo stesso coraggio di mettere in discussione i luoghi comuni della propria epoca in due contesti storici completamente diversi e per molti aspetti antitetici. Francesco Rutelli, ex ministro ed ex sindaco di Roma, ora fuori da responsabilità pubbliche, continua a occuparsi di temi legati all’ambiente come presidente della Fondazione “Centro per un futuro sostenibile”.Che cosa l’ha colpita di più nell’enciclica «Laudato si’»?Ho trovato in papa Francesco oggi lo stesso coraggio di Francesco d’Assisi. Il primo a fronte di una natura matrigna e ostile, dalla quale l’uomo era sopraffatto, ribaltava il senso comune e invitava a vedere come amichevole e armonioso anche ciò che poteva apparire feroce. Fu in qualche modo l’inventore dell’ecologia, fu rivoluzionario nella sua visione di una fratellanza tra l’uomo e il creato in un’epoca storica nella quale l’ambiente era un pericolo. E tal rimase fino alla rivoluzione industriale. Goethe nel 1792 contempla la forza delle natura e scrive: “Su di lei non abbiamo nessun potere”. Papa Francesco è ugualmente rivoluzionario perché riprende il messaggio di allora prendendo atto che il discorso è ribaltato. Viviamo l’epoca dell’Antropocene, come ha scritto il premio Nobel Paul Crutzen, l’era geologica nella quale è l’uomo che modifica la terra, l’ambiente, il clima e non più li subisce. Ma è inimmaginabile che oggi l’uomo si senta un dio e faccia quella che gli pare di fronte alla natura. Questo dominio è una superbia che porta gravi conseguenze. Il Papa non parla solo di ambiente. Mette in relazione le dinamiche ambientali, sociali ed economiche. Lancia l’allarme sul «dominio assoluto della finanza» e sui rischi di nuove crisi. Quello di Francesco non è infatti un approccio ecologico fine a se stesso, è un messaggio antropologico che mette l’uomo al centro, nella sua dimensione sociale ed economica. L’ecologia è rispetto del creato ma è sociale. Il punto più forte è la denuncia dei rischi legati alla speculazione finanziaria e segna la fine della cieca fiducia nel liberismo. È un messaggio di contrasto alle iniquità ed è una sconfessione profonda dell’irresponsabilità del liberismo incontrollabile. Il che non significa atteggiamento antiscientifico ma critica del paradigma tecnocratico che soffoca l’economia reale e umilia il lavoro. La modernità dell’enciclica sta nel fatto che non è un’invocazione astratta.Che effetto le fa sentire il Papa che cita la decrescita mentre il dibattito quotidiano è tutto incentrato sull’auspicata ripresa di Pil, produzione e consumi?Anche il messaggio di san Francesco sembrò incompreso e anacronistico al suo tempo. Ma la decrescita non è un auspicio, è il mettere in discussione il dogma della crescita quantitativa che è rimasto il nostro unico modo di misurare lo sviluppo. Il Papa non può che essere fuori sintonia da questo approccio e richiama invece la «profonda e malinconica insoddisfazione nelle relazioni interpersonali» invitando anche a un mutamento negli stili di vita.L’economia e i governi sono pronti a questo cambio di direzione?In Italia e in Europa qualcosa si fa. La Ue scenderà dal 10 al 6% delle emissioni globali di CO2 entro il 2030. Qualche segno di miglioramento arriverà anche dalla Cina. L’evento cruciale sarà a mio avviso la visita del Papa negli Stati Uniti a settembre. Lì il dibattito sull’ecologia è molto drastico e la visita al Congresso Usa e all’Onu potrebbe avere ricadute in vista delle Conferenza mondiale sul clima di Parigi a dicembre. Il Congresso a maggioranza repubblicana può legare le mani a Obama e impedire un accordo. Bisogna invece ripartire da un maggiore impegno dei Paesi ricchi e dalla promessa di un fondo da 100 miliardi di dollari per accompagnare le esigenze di adattamento tecnologico e ambientale dei Paesi più poveri. Basti pensare che l’Etiopia nel 2030 avrà 200 milioni di abitanti: di cosa vivranno, quali ondate migratorie provocherà questa situazione senza uno sviluppo sostenibile e tecnologie appropriate? Ecco l’interconnesione tra i problemi di cui ci parla con coraggio Francesco. Il mondo dovrà misurarsi con questa sua visione, spirituale etica e sociale.
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