Visibilmente stanco, ma sempre sorridente, papa Francesco ha lasciato la Terra Santa lunedì sera dopo essersi trasferito da Gerusalemme a Tel Aviv in elicottero per prendere il volo per Roma-Ciampino alle 20.15 (19.15 in Italia). L'arrivo intorno alle 23.
La Messa al Cenacolo. La memoria, il servizio, il sacrificio. L'amicizia, il tradimento. La condivisione e la carità. Il Cenacolo ci ricorda tutto questo, ha detto lunedì pomeriggio papa Francesco celebrando la
Messa con gli ordinari di Terra Santa nella sala del Cenacolo a Gerusalemme, ultimo appuntamento dell'inteso viaggio di tre giorni. "Qui è nata la Chiesa, ed è nata in uscita", ha detto il Pontefice. La Chiesa, "da qui è partita, con il Pane spezzato tra le mani, le piaghe di Gesù negli occhi, e lo Spirito d'amore nel cuore"."Il Cenacolo ci ricorda l’amicizia" ha proseguito. "Il Signore ci rende suoi amici e ci dona se stesso. È questa l’esperienza più bella del cristiano e in particolare del sacerdote: diventare amico del Signore Gesù". "Il Cenacolo, ha ricordato il Papa, è anche luogo della condivisione e della famiglia. "Quanta carità è uscita da qui".
L'incontro con sacerdoti e religiosi nella chiesa dei Getsemani. Non hanno potuto incontrare il Papa nella loro città i cristiani di Gerusalemme e Francesco, nel pomeriggio di lunedì, ha voluto rispondere pubblicamente alla loro lettera di benvenuto. "Desidero - ha detto nella chiesa del Getsemani - rivolgere un
saluto a tutti i cristiani di Gerusalemme, riconoscendo le loro difficoltà a vivere in questa terra". Papa Francesco ha ricordato ai sacerdoti, religiosi e religiose, e ai seminaristi presenti
nella chiesa dei Getsemani che la loro presenza "in questa Terra benedetta" è "un dono e una responsabilità". "La vostra presenza qui è molto importante - ha aggiunto -; tutta la Chiesa vi è grata e vi sostiene con la preghiera".
Poco prima il Papa aveva preso congedo
da Bartolomeo I. Dopo il pranzo alla Custodia
di Terra Santa (inizialmente previsto invece all'Istituto Notre
Dame dove aveva ricevuto
il premier Banjamin Netanyahu) il Papa si era spostato in auto a "Viri Galileai", una piccola chiesa
greco-ortodossa sul Monte degli Ulivi, per la visita privata al
Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, in restituzione della
visita compiuta domenica dal Patriarca al Papa nella Delegazione
Apostolica di Gerusalemme. L'incontro ha avuto luogo alle 15.30
nel piccolo edificio antistante la "Viri Galieleai". Al
termine, il Papa e il Patriarca Ecumenico hanno benedetto
insieme un gruppo di fedeli ortodossi riuniti nel cortile. Papa
Francesco si è poi diretto in auto alla chiesa del Getsemani
dove lo attendevano sacerdoti, religiose e religiosi della
chiesa cattolica locale.
«Preghiamo per le vittime del terrorismo»: il fuoriprogramma. "Il terrorismo è male perché nasce all'odio, perché non costruisce ma distrugge, il nostro popolo capisce che la via del terrorismo non aiuta, che il cammino del terrorismo è fondamentalmente criminale. Preghiamo per tutte le vittime del terrorismo, mai più terroristi nel mondo". Sono queste le parole pronunciate da papa Francesco in occasione della visita fuori programma di lunedì mattina al monumento alle vittime del terrorismo.
L'incontro con Peres. "Con la mia immaginazione e
fantasia vorrei inventare una nuova Beatitudine, che applico
oggi a me stesso in questo momento:
beato colui che entra nella
casa di un uomo saggio e buono. E io mi sento beato". Sono le
parole dette da papa Francesco al presidente israeliano Shimon
Peres durante la sua visita di cortesia al palazzo
presidenziale. "Lei porta la pace in giro per
il mondo, costruisce la pace tra le religioni e dalle religioni
essa si diffonde". È stato questo il pubblico riconoscimento
fatto da Shimon Peres a papa Francesco in occasione della
visita al Palazzo Presidenziale. "
I Luoghi santi non sono musei o monumenti per turisti, ma luoghi dove le comunità dei credenti vivono la loro fede, la loro cultura, le loro iniziative caritative. Perciò vanno perpetuamente salvaguardati nella loro sacralità, tutelando così non solo l'eredità del passato ma anche le persone che li frequentano oggi e li frequenteranno in futuro". Lo ha detto papa Francesco durante la visita. "Signor presidente, io prego
per lei. E so che lei prega per me". Sono parole aggiunte a
braccio da papa Francesco al suo discorso dinanzi al presidente
israeliano Shimon Peres, durante la visita di cortesia al
palazzo presidenziale. Accompagnato da Shimon Peres, papa Francesco ha piantato un ulivo nel giardino del Palazzo Pesidenziale. La stessa cerimonia che vuole simboleggiare l'assunzione di un rinnovato impegno per la pace, aveva compiuto anche Benedetto XVI nel maggio 2009, sempre accanto al presidente Peres.
Con i rabbini. "Insieme potremo dare un grande contributo per la causa della pace", "insieme potremo contrastare con fermezza ogni forma di antisemitismo e le diverse altre forme di discriminazione". Così papa Francesco durante l'incontro con i Grandi Rabbini di Israele, auspicando collaborazione tra cattolici ed ebrei.
«Mai più la Shoah». "Signore, salvaci da questa
mostruosità". È la preghiera angosciosa rivolta stamattina dal Papa
durante la visita al Memoriale della Shoah dello Yad Vashem.
"Dacci la grazia di vergognarci di ciò che, come uomini, siamo
stati capaci di fare", ha aggiunto. "Mai più, Signore, mai
più!". Il Papa ha incontrato alcuni ebrei sopravvissuti ai campi di concentramento. Il pontefice si è fermato con ciascuno di loro e ha baciato le mani a uomini e donne. Per tutta la cerimonia Papa Francesco è stato a capo chino. "Nunca màs! Nunca màs!". Mai più. Così il Papa, usando la sua lingua madre, scrive nel biglietto lasciato allo Yad Vashem.Alla spianata delle Moschee. Sempre lunedì mattina papa Francesco ha raggiunto la Spianata delle Moschee, entrando dalla Porta al-Asbat. Al suo arrivo è stato accolto all’ingresso della Cupola della Roccia dal Gran Mufti di Gerusalemme e di tutta la Palestina, Sheikh Muhammad Ahmad Hussein. Dalla spianata delle Moschee,
luogo simbolo della controversia israelo-palestinese, papa
Francesco ha lanciato "un accorato appello a tutte le
persone e le comunitaà che si riconoscono in Abramo:
rispettiamoci ed amiamoci gli uni gli altri come fratelli e
sorelle! Impariamo a comprendere il dolore dell'altro!".
"Nessuno - ha ammonito con voce grave Bergoglio -
strumentalizzi per la violenza il nome di Dio!". "Lavoriamo
insieme per la giustizia e per la pace", ha invocato Bergoglio
rivolgendosi alla comunità musulmana rappresentata dal Gran
Mufti di Gerusalemme Mohammed Hussein e dal principe giordano
Gazi. "Viviamo una comunicazione e uno
scambio fraterni che possono darci ristoro e offrirci nuove
forze per affrontare le sfide comuni che ci si pongono
innanzi", ha detto ancora il Pontefice al Gran Muftì
sottolineando che il suo "pellegrinaggio non sarebbe completo
se non contemplasse anche l'incontro con le persone e le
comunità che vivono in questa Terra". "Pertanto - ha spiegato
- sono particolarmente lieto di ritrovarmi con voi, fratelli e
amici musulmani". Nel suo discorso, Francesco ha ricordato "la
figura di Abramo, che visse come pellegrino in queste terre".
"Musulmani, cristiani ed ebrei - ha detto - riconoscono in
Abramo, seppure ciascuno in modo diverso, un padre nella fede e
un grande esempio da imitare. Egli si fece pellegrino,
lasciando la propria gente, la propria casa, per intraprendere
quell'avventura spirituale alla quale Dio lo chiamava". "Un
pellegrino - ha poi concluso - è una persona che si fa povera,
che accetta di lasciare la propria patria, è protesa verso una
meta grande e sospirata, vive della speranza di una promessa
ricevuta" Dunque "non possiamo mai ritenerci autosufficienti,
padroni della nostra vita; non possiamo limitarci a rimanere
chiusi, sicuri nelle nostre convinzioni. Davanti al mistero di
Dio siamo tutti poveri, sentiamo di dover essere sempre pronti
ad uscire da noi stessi, docili alla chiamata che Dio ci
rivolge, aperti al futuro che Lui vuole costruire per noi".
Dopo la visita alla Spianata
delle Moschee, Papa Francesco ha raggiunto il Muro del Pianto
dove gli è stata descritta la storia di questa antica
vestigia, residuo del Tempio di Davide del quale fino al 1967
era visibile solo una porzione di 60 metri perchè vi era stato
costruito un quartiere. Francesco ha ascoltato in
silenzio, poi si è avvicinato al Muro e poggiandovi la mano è
rimasto in preghiera con il capo chino per alcuni minuti.
Quindi ha preso la busta con il suo messaggio, l'ha aperta e lo
ha letto a bassa voce, quindi lo ha rimesso nella busta e lo ha
inserito in una fenditura secondo la tradizione ebraica. Dopo
un altro momento di preghiera si è allontanato recandosi ad
abbracciare insieme il rabbino di Buenos Aires Abram Skorka e
l'Imam argentino Omar Aboud che lo accompagnano nel viaggio in
Terra Santa. Un unico abbraccio fra le tre religioni, che ha
commosso i presenti. Skorka piangeva visibilmente. "Sono venuto a pregare e ho
chiesto al Signore la grazia della pace". Lo ha scritto papa
Francesco nel libro d'onore dopo la sua preghiera al Muro del
Pianto. Le parole sono state riferito de lui stesso al gran
rabbino di Israele prima di lasciare il sito.