giovedì 5 settembre 2013
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La Chiesa cattolica americana ha incoraggiato i fedeli perché si appellino alla pace in Siria e nell’intero Medioriente. «Mentre i leader della nostra nazione contemplano l’azione militare è particolarmente appropriato e urgente che negli Stati Uniti ci si unisca alla chiamata del Santo Padre perchè il 7 settembre si preghi e si digiuni per una conclusione pacifica al conflitto in Siria»: è quanto si legge nel messaggio diffuso congiuntamente dal cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York e presidente della Conferenza episcopale americana, e dal vescovo Richard Pates di Des Moines, Iowa, presidente della Commissione per la giustizia e la pace internazionale. La dichiarazione, a sostegno dell’inizativa del Santo Padre, si è resa particolarmente necessaria in quanto l’amministrazione del presidente democratico e premio Nobel per la pace Barack Obama ha iniziato a raccogliere consensi tra i legislatori Usa in vista di un sempre meno improbabile intervento armato contro il governo di Bashar Assad. È la significativa presenza di parlamentari cattolici a lasciare aperto qualche spiraglio di speranza per una soluzione diversa rispetto a quella che, numeri alla mano, a molti pare invitabile. Per questo la Conferenza episcopale americana suggerisce ai fedeli di contattare i propri rappresentanti politici alla Camera e al Senato chiedendo che , invece di una risoluzione che autorizzi l’uso della forza, sostengano una leadership americana per la pace e la giustizia. In attesa che il Congresso vada al voto, la prossima settimana, la richiesta di intraprendere iniziative locali che diano eco alla giornata di preghiera e digiuno indetta da Papa Francesco è stata prontamente accolta da varie diocesi Usa. Tra queste, Chicago dove il cardinale Francis George ha ricordato durante una trasmissione radiofonica che non sono solo islamici le vittime della violenza in Siria, visto che «l’8% della popolazione è cristiana, ed è proprio tale minoranza di cristiani a "perdersi" nel mezzo di altre forze». In molte città americane quindi, sabato, in un orario che coincida con la veglia del Papa a Roma sono in programma Messe, adorazioni e Rosari, mentre oltre alla preghiera per domani sera la Conferenza episcopale ha chiesto alle scuole cattoliche di riservare un momento speciale per riflettere sul dono della pace. Come ha infatti ricordato il Santo Padre, «la pace è un bene prezioso che deve essere promosso e protetto» da tutti. Pur quindi condannando la violazione delle leggi internazionali da parte del regime di Assad, la Chiesa americana ha ribadito la ferma opposizione al conflitto e l’appello lanciato la scorsa settimana dal vescovo Pates al segretario di Stato John Kerry «perché si ottenga un cessate il fuoco» piuttosto che un intervento militare attraverso «la via del dialogo e dei negoziati tra tutti i componenti della società siriana». «L’uso di armi chimiche è particolarmente aberrante», affermano il cardinale di New York e il vescovo di Des Moines che, ricordando «la terribile sofferenza dei siriani» e «la devastazione del conflitto», hanno chiesto che ci si ponga «in urgente preghiera per le vittime di tali atrocità e per i loro cari». Ecco perché un plauso è andato al «lavoro fatto da chi fornisce aiuti umanitari a quanti sono colpiti dalla crisi», con l’appello che i loro sforzi «allevino le sofferenze dei nostri fratelli e sorelle» e la richiesta perché gli «Stati Uniti lavorino con altri governi per fornire assistenza umanitaria imparziale e neutrale» e per «incoraggiare la costruzione in Siria di una società integrata che protegga i diritti di tutti i suoi cittadini, compresi i cristiani e le altre minoranze».​​
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