mercoledì 10 febbraio 2016
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«Impegno la mia persona, ma credo di impegnare il Pd di oggi e quello di domani: questa legge è un traguardo fermo, un paletto fisso, un punto di arrivo che durerà 30 anni. I contenuti del ddl, oggi così aspramente discussi in Aula e nel Paese, domani saranno un punto di unità trasversale che impedirà fughe in avanti di lobby, di frange politiche o di singole sentenze della giustizia ordinaria. È una mia convinzione culturale e politica: gli argini non si costruiscono non legiferando, ma con leggi equilibrate». L’attitudine di Luigi Zanda a pesare le parole, una per una, è storica. Ma in questo frangente diventa più acuta. «Non solo per prudenza – spiega il presidente dei senatori dem, ex Margherita, anello decisivo nella complessa partita delle unioni civili –. Ma anche perché sono in uno stato di sincera tensione. Mi accade con ogni provvedimento, perché avverto la responsabilità di quello che stiamo per votare. Ma è chiaro che su temi come questo si uniscono valutazioni politiche, valutazioni personali e analisi di merito».Partiamo dallo stato di fatto, presidente. Il testo è in Aula senza aver ottenuto un voto della commissione competente, e si andrà alla conta articolo per articolo senza un accordo politico definito né nella maggioranza né con le opposizioni... È stata una scelta obbligata. Io, da presidente dei senatori Pd, mi batto sempre perché ogni provvedimento arrivi a definizione in commissione. Ma stavolta è accaduto che l’ostruzionismo, durato mesi, di fatto ha impedito l’esame. Non credo di sbagliarmi se dico che l’obiettivo dell’ostruzionismo, in questo caso, non fosse migliorare il testo ma impedire che vedesse la luce.Forse perché non è avvertito come un tema urgente? Il 95 per cento dei senatori ritiene necessaria una legge sulle unioni civili che raccolga le indicazioni della Corte costituzionale e dell’Europa. La percentuale scende molto, ovviamente, se parliamo della stepchild, del quarto comma dell’articolo 3 e dell’articolo 5.Non ritiene, in realtà, che il ddl vada oltre il dettato della Consulta? Sono trapelate anche osservazioni del Colle. La Consulta ci dice che l’unione omosessuale deve essere un istituto diverso dal matrimonio eterosessuale, ma allo stesso tempo dice che i diritti non possono che essere uguali. Queste indicazioni sono state recepite nel momento in cui si colloca l’unione civile nell’ambito dell’articolo 2 della Carta costituzionale, dedicato alle formazioni sociali, e non nel 29, dedicato al matrimonio. È un riferimento netto che non potrà eludere né il futuro legislatore né la giurisprudenza. Nessuno potrà far finta di non aver letto che per il Parlamento italiano le unioni civili non sono un matrimonio. Conoscendo il presidente Mattarella, so che valuterà e si esprimerà dopo aver avuto il il testo della legge.Insisto: le sentenze della Consulta non prevedono l’adozione per le coppie gay.Ma il ddl Cirinnà non prevede l’adozione per le coppie gay, le esclude. Prevede solo la stepchild, un istituto che interviene per dare continuità affettiva al figlio naturale del partner se l’altro genitore non c’è più. Diversi parlamentari la ritengono addirittura una specificazione superflua, perché molte sentenze hanno già concesso l’adozione in casi analoghi a quelli che ora vogliamo regolare con legge. La casistica è molto ridotta ma fa giurisprudenza. Ricordo che dal 1983 l’"adozione speciale" non esclude l’adozione anche da parte di un single, etero o omosessuale. Il Paese ha capito bene cosa è la stepchild. E teme, con ragione, che apra del tutto le porte alla legittimazione della pratica dell’utero in affitto. Purtroppo alcune sentenze sono già andate in questo senso.Mi dà l’occasione di ribadire che a questa pratica, alla quale per il 95 per cento ricorrono coppie eterosessuali, io sono fermamente contrario. La disapprovo. E sono orgoglioso che l’Italia, con la legge 40, l’abbia considerata un reato. Cosa che non hanno fatto diversi Paesi dell’Occidente democratico, a mio avviso sbagliando. Sin dall’inizio di questa discussione ho chiesto a tutti i gruppi di indicare quali possono essere gli strumenti più efficaci per rendere davvero stringente il divieto esistente. Non è facile, purtroppo non basta alzare le sanzioni. Quanto annunciato dalla senatrice Anna Finocchiaro in Aula può essere una pista di lavoro. Il punto è che in questo Paese non si è mai sviluppato un dibattito serio sui rapporti tra il tra progresso delle scienze, la società e la politica. Sui temi della procreazione come su tanti altri temi. Ma proprio per questo ribadisco la mia convinzione politica e culturale: non avere una legge che fissa dei paletti chiari rischia di rendere ancora più irrefrenabili scelte e costumi individuali, ci espone ancora di più al rischio che la vita possa essere comprata e venduta. È preoccupato dalla folla del Circo Massimo che ha detto a Renzi: "Ci ricorderemo"? Il Pd è atteso da importanti sfide, da un referendum, dalla partita europea... Quella frase a me non è piaciuta. So anch’io cosa significa essere cattolici in politica e sulla scena pubblica. Non ritengo che quelle espressioni servano al Paese. Torniamo a quello che succederà da oggi in poi al Senato. Si prevedono tanti insidiosi voti segreti. Come li affronterete? Il mio appello è alla lealtà e alla trasparenza. È un tema, una discussione, una legge troppo importante perché, nel voto segreto, si riversino non valutazioni di merito ma manovre che mettono nel mirino la maggioranza o il governo. Chiedo di ridurre al minimo necessario i voti segreti, e riterrei grave se il voto finale del testo avvenisse a scrutinio non palese. Cerchiamo di essere trasparenti. Io conosco la posizione di ogni singolo senatore del Pd, so a cosa diranno "sì" e a cosa diranno "no". So già chi non approverà l’articolo 5 o parti dell’articolo 5. Non abbiamo bisogno di sotterfugi, chiedo agli altri di fare altrettanto. E poi il testo sarà migliorato in Aula.In quali aspetti sarà corretto? Certamente interverremo sull’articolo 3 perché siano dissipati ulteriori elementi di ambiguità tra matrimonio eterosessuale e unione civile.Lei non auspica lo stralcio del tema adottivo, ma la stepchild potrebbe essere soppressa a voto segreto. In tal caso come si procede?Nel Pd abbiamo fatto un patto: si vota il testo emerso dall’esame degli emendamenti. Se non ci sarà l’articolo 5, la legge va approvata comunque. Con l’augurio - ma non posso andare oltre l’augurio - che poi alla Camera non si apportino altre correzioni. Lo stesso identico ragionamento lo faccio nell’ipotesi in cui la stepchild venga confermata dai senatori.
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