Studenti al liceo Da Vinci di MIlano - Ansa
I presidi vanno in pressing sul governo sull’obbligo vaccinale per gli insegnanti e su una campagna importante di raccomandazione al vaccino per gli studenti sopra i 12 anni. Misura sulla quale si starebbe orientando il governo, insieme all’estensione dell’obbligo di certificato non solo ai clienti, ma anche ad esercenti e lavoratori degli esercizi e locali pubblici per i quali è previsto il Green pass (ristoranti, teatri, palestre...). Già il Cdm di dopodomani potrebbe essere la data giusta per il nuovo decreto, che però potrebbe non essere immediatamente applicativo per dare tempo specie agli esercenti di organizzarsi. Non è ancora deciso se il prossimo dl sarà quello giusto per regolare l’accesso al trasporto pubblico.
Oggi la giornata sarà fitta di incontri per programmare il rientro in aula in presenza a settembre. Una giornata decisiva, dunque, in attesa delle prossime mosse dell’esecutivo, che ha più volte espresso la volontà di un ritorno degli alunni tra i banchi. Alle 15 l’associazione nazionale presidi, insieme ai sindacati del comparto scuola, incontrerà il ministro Patrizio Bianchi (ricevuto ieri a Palazzo Chigi per fare il punto sul dossier). A lui saranno presentate le richieste per la riapertura in sicurezza e in presenza a settembre. Prima, in mattinata, ci sarà una riunione tecnica con le parti sociali, i dirigenti scolastici e il Comitato tecnico scientifico.
Criticità continua a sollevare il problema degli spazi. Sulla "capacità" delle classi quasi nulla è cambiato, con il distanziamento sarà impossibile garantire la presenza al 100% quasi ovunque, quindi si ricorrerà ancora all’uso delle mascherine. Se, come pare ormai quasi certo, passasse l’obbligo vaccinale per i docenti, poi, il ministero dovrà anche chiarire come coprire le eventuali cattedre scoperte dai professori "no vax". «Le indicazioni del verbale del Cts del 12 luglio sono ambigue e rese sulla base di un presupposto, il raggiungimento del 60% di vaccinati tra il personale e la popolazione scolastica over 12 a settembre, ad oggi di incerta realizzazione», scrive il presidente dell’Associazione dei presidi, Antonello Giannelli, in una lettera al ministro dell’Istruzione. «Né alcuna scelta è stata compiuta dal decisore politico su queste indicazioni, visto che il ministero non ha ancora adottato il piano scuola 2021-2022», prosegue la lettera. Perciò la richiesta dei presidi è che «prima ci siano misure tecniche e scelte politiche, poi si discuta della sottoscrizione del protocollo di intesa sulla sicurezza».
Il mondo politico si presenta ancora diviso sull’uso del certificato verde. Giorgia Meloni parla di «dibattito ideologico» e continua da esprimere perplessità sul vaccino agli adolescenti. Fdi, in particolare, chiede al governo regole chiare sulla scuola e lo incalza sugli altri fronti. Sul tavolo del governo ci sono, infatti, le misure riguardanti il green pass da adottare in tutto il mondo del lavoro e i trasporti pubblici, sui quali una decisione potrebbe essere presa, ma posticipandone l’entrata in vigore a dopo l’estate, per non impattare sugli spostamenti turistici. Questa settimana è attesa una cabina di regia con le forze di maggioranza. Confindustria, dopo la circolare che ha sollevato le proteste dei sindacati, ieri è tornata sul tema. Il green pass, «va considerato come una garanzia per i lavoratori e le imprese, e non come una limitazione della libertà», dice Lorenzo Mattioli, presidente di Confindustria servizi Hcfs, che raccoglie le imprese di pulizie e sanificazione.
Sul versante degli esercizi pubblici l’allarme viene lanciato dagli esercenti, che si dicono non in grado di poter imporre la vaccinazione ai propri dipendenti. Dunque, chiedere il green pass non solo per far entrare i clienti, ma anche per chi in quel bar o ristorante ci lavora rischia di diventare un grande problema. «Sicuramente è un tema molto delicato, interessante e che merita un approfondimento perché l’obiettivo è sconfiggere la pandemia», sottolinea Roberto Calugi, direttore generale di Fipe-Confcommercio. La richiesta è, dunque di non imporlo subito. Magari nei prossimi mesi e non «nel periodo di massimo picco» come può essere il mese di agosto, nel quale «già c’è difficoltà a reperire dipendenti». L’obbligo comporterebbe «problemi di gestione». Ad esempio per le attività di ristorazione all’interno di porti, aeroporti, autostrade, le cui difficoltà ricadrebbero su chi si sposta. E sono diverse le associazioni che già lamentano cancellazioni di prenotazioni dovute al pass, come quella dei parchi di divertimento e quella che riunisce le case di ospitalità religiosa.