Roma. Le unioni civili potrebbero essere presto legge. Il 9 maggio nell’aula della Camera partirà il rush finale e l’obiettivo dello stato maggiore del Pd resta quello di approvare il testo senza modifiche, in modo da incassarne l’approvazione definitiva entro la metà del mese. «In due anni abbiamo fatto una bella svolta», scrive nella sua e-news Matteo Renzi dando per scontato che sulle unioni civili «siamo alla seconda definitiva lettura». Intanto, alla Camera i partiti prendono tempo su un altro fronte che per tradizione divide gli schieramenti in modo trasversale: quello dell’utero in affitto. Previsto per ieri, il voto su un pacchetto di mozioni (una quasi per ogni gruppo) è stato fatto slittare. La scusa ufficiale è che l’assemblea di Montecitorio era impegnata con l’esame del Def, ma in realtà il vero nodo è rappresentato dall’eterogeneità delle posizioni all’interno dei dem. Il Pd avrebbe trovato comunque una mediazione su una sua mozione unitaria: da quanto trapela, nel testo si condanna ogni forma di maternità surrogata a pagamento, si sottolinea la necessità di tutelare i bambini nati sotto qualsiasi forma di procreazione assistita e si invita il governo ad approfondire i presunti casi di gravidanza in 'dono'. Complice il calendario dei lavori parlamentari, sono in molti a scommettere che il tema non sarà affrontato prima delle elezioni. E nonostante il calendario sia certo (grazie al contingentamento dei tempi), anche sulle unioni civili tornano comunque ad affacciarsi divisioni. Ncd, alcuni deputati Pd di area cattolica nonché una parte di Forza Italia puntano ancora a introdurre qualche ritocco in modo da poter rispedire il provvedimento al Senato. Ragion per cui i centristi, così come alcuni 'azzurri', lavorano a un mini-pacchetto di emendamenti in vista dell’aula (tra cui l’obiezione di coscienza per i sindaci) nel tentativo di spuntare le armi di chi vorrebbe blindare il testo con la fiducia a Montecitorio. Il palazzo di Montecitorio.