La proposta di mediazione sulle unioni civili in commissione Giustizia dura poco. Il tempo di uno strano episodio che vede protagonisti la relatrice Monica Cirinnà, del Pd, e il presidente Nitto Palma, di Forza Italia. La prima, dopo aver dato parere contrario a quasi tutti gli emendamenti (circa 1.800) ne presentava uno giudicato favorevolmente dal Ncd. Ma presto arrivava il presidente forzista a gelare gli entusiasmi giudicandolo inammissibile.L’emendamento era stato il frutto di un vertice mattutino col ministro Boschi, il capogruppo Zanda, la responsabile diritti del Pd Micaela Campana, e i vice-capogruppo Tonini e Lepri in cui si era discusso della linea da tenere in commissione e si erano valutate anche le perplessità provenienti dalla manifestazione di sabato in Piazza San Giovanni. La proposta scaturita era quella di inserire nel testo il riferimento esplicito agli articoli 2 e 3 della Costituzione, con l’implicita esclusione, quindi, dell’articolo 29 inerente la famiglia fondata sul matrimonio.L’irricevibilità della proposta veniva però motivata da Palma per il richiamo a suo avviso inammissibile al dettato costituzionale. Argomento non condiviso da Giorgio Tonini, per il Pd. Mentre il capogruppo di Ncd Carlo Giovanardi - che aveva appena giudicato il testo «un fatto nuovo di grande importanza, strutturale» - anche alla luce della repentina accettazione da parte della relatrice del diniego oppostole ci vedeva una sorta di pantomima: «Non è chiaro se quanto avvenuto sia una cosa seria o una presa in giro concordata in un gioco delle parti».Ma la novità politica resta: il Pd che, ai massimi livelli, concorda una clausola di salvaguardia per venire incontro alle perplessità del suo partito sui rischi di simil-matrimonio contenuti nel ddl Cirinnà e il Ncd che apprezza tale riformulazione. Se poi si aggiunge che il governo ha rinunciato ad esprimere il suo parere sugli emendamenti il cambio di rotta è chiaro.«Il testo non è più blindato», scrivono i senatori del Pd Emma Fattorini, Stefano Lepri, Stefano Collina e Gianpiero Dalla Zuanna, primi firmatari di una proposta alternativa e di un emendamento che se ne fa carico. Lo sostengono anche alla luce della riformulazione dell’articolo 1 accordata ieri dalla relatrice. E anche se la premessa al testo proposta dalla Cirinnà non ha avuto successo «essa sarà oggetto di una nuova riformulazione in subemendamenti», entro il termine fissato per lunedì, annunciano.La scelta del governo di non imporre una sua linea «esime i parlamentari del Pd da doveri di lealtà verso l’esecutivo», dice il deputato Gian Luigi Gigli, di Per l’Italia-Cd, presidente del Movimento per la Vita. «Ci attendiamo - continua - che quanti, specie tra i colleghi cattolici del Pd, hanno manifestato perplessità a riflettori spenti, escano allo scoperto e cerchino insieme a noi una soluzione per tutelare la specificità della famiglia prevista dalla Costituzione».