«Il Porto delle Grazie di Roccella Jonica è il simbolo di una Calabria che accoglie, la Locride. Ci sono tanti paesi che hanno fatto dell’accoglienza il loro obiettivo principale. Come Chiesa abbiamo offerto la nostra collaborazione anche con strutture che avevamo disponibili per questo scopo. Questo è il volto bello di questa terra. Ma non se ne parla e c’è poca attenzione da parte del governo». È la denuncia del vescovo di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva, che sostiene in pieno l’impegno dell’amministrazione comunale di Roccella. Ma, aggiunge «devo sottolineare che è un’accoglienza che non parte solo dalle istituzioni ma dalla gente, che si adopera concretamente per accogliere queste persone. È tutto un popolo che si muove, che vede nell’accoglienza un aspetto bello, una sfida in un contesto in cui tante volte il migrante è visto come un nemico».
C’è l’impressione che ancora una volta la Calabria meriti poca attenzione. Una Calabria messa ai margini?
L’attenzione è sempre rivolta ad altri territori per eccellenza di accoglienza, penso a Lampedusa e più in generale alla Sicilia. Questa area che è interessata da tantissimi sbarchi, quasi quotidiani in questi ultimi tempi, invece non è presa in considerazione. Forse a livello mediatico l’immagine di una Locride, di una Calabria che accoglie non desta la curiosità e l’attenzione dell’opinione pubblica.
Invece si parla sempre solo della ’ndrangheta.
Fa rabbia dover notare che se si parla di vicende legate alla mafia convogliano l’attenzione generale, se invece si parla di positività, di fatti che presentano un volto diverso della Calabria nessuno dice, nessuno scrive, nessuno parla. La responsabilità è anche della comunicazione che soddisfa più quelle che sono le curiosità, morbose alcune volte, che invece una presentazione della realtà nella sua veridicità.
Quelle dell’accoglienza sono anche storie di buona politica locale.
Qualche anno fa, prima che cambiasse la politica dell’immigrazione coi decreti Salvini, tutti i paesi della Locride si erano organizzati per mettere a disposizione le strutture che avevano per l’accoglienza. Con cooperative e associazioni. E non era un interesse economico a muoverli, ma il desiderio di un’accoglienza che desse anche nuova vita ai nostri centri, tanto spopolati.
Per questo ora ci vorrebbe un maggior sostegno a queste amministrazioni, come quella di Roccella Jonica, che da sole stanno facendo già tanto?
L’immigrazione non è un fenomeno che può essere lasciato solo al volontariato. Assume proporzioni enormi in cui le realtà locali fanno fatica a rispondere in maniera piena. Questo territorio non può essere abbandonato a se stesso in questa opera di accoglienza. Bisogna sicuramente che le istituzioni diano la loro collaborazione alle amministrazioni e alle popolazioni locali che già soffrono una situazione di povertà endemica. Ma quello che mi colpisce è che nonostante le fragilità di questo territorio, nonostante le povertà, è forte questo spirito di accoglienza. Si dividono i pochi pani e i pochi pesci che si hanno. Chi fa del denaro lo scopo di tutto il suo agire chiaramente non vede il povero. Invece chi sperimenta la difficoltà del vivere è più disponibile a condividere il poco che ha.