Le persone allontanate dal Centro di accoglienza di Castelnuovo di Porto (Fotogramma)
Corrono a raccogliere i panni stesi subito sotto il filo spinato, sulle reti di recinzione. Piove. Forte. Un tramonto gelido e adesso inzuppato d’acqua. Diverse ragazze e ragazzi stanno rientrando, camminano in fila indiana, hanno un borsone o un trolley che sono appena andati a comprare, serviranno a portarsi dietro le loro quattro cose. Una ragazza, poco fa, si è messa in ginocchio davanti a noi, ad alcuni giornalisti. Ha la pelle nerissima. «Vi prego aiutateci, l’Italia ci aiuti, non ho più niente, non ho casa, lavoro, non so più dove andare, niente», ha detto.
Poi è scoppiata d’improvviso a piangere, si è vergognata, alzata e quasi correndo è tornata dentro il Cara di Castelnuovo di Porto. Vi è rimasta fino a stamani o forse rimarrà al massimo altri due giorni, perché da sabato pomeriggio non ci sarà più nessuno. Tutti i 552 richiedenti asilo (413 uomini, 124 donne e 15 minori) che fino all’altro ieri erano qui, saranno stati 'trasferiti'. I primi 30 sono stati portati martedì in Campania e Basilicata (senza sapere altro sulla destinazione precisa) e ieri mattina è toccato ad altri 75, su tre pullman con destinazione Molise, Marche, Abruzzo, sempre senza altri dettagli. Ma con qualche tensione quando Rossella Muroni, parlamentare di Leu, si è messa davanti a un pullman per non farlo passare; il mezzo ha fatto retromarcia ed è poi uscito da un altro ingresso del Centro. «Bambini, donne, uomini, vogliamo solo sapere dove vanno e che condizioni troveranno. Restiamo umani per favore», scriveva intanto la deputata su Twitter. Altri 85 richiedenti asilo verranno portati stamani in Toscana ed Emilia e venerdì 50 in Piemonte.
Nel tardo pomeriggio di mercoledì sono arrivati alcuni senatori e deputati Pd guidati dal presidente Matteo Orfini: «Qui c’è una grave violazione dei diritti e della dignità umana con una deportazione al buio di centinaia di migranti e titolari di tutela umanitaria. Abbiamo visto la loro disperazione e lo sgomento. Abbiamo anche parlato con i tanti lavoratori, sono oltre 120, che perderanno il lavoro a fine gennaio», hanno poi scritto in una nota.
Blessing è nigeriana, ha 25 anni e un bimbo di sei mesi. Anche lei non sa quando partirà, né per dove. Anzi, lei ha un permesso per motivi umanitari e ha già ricevuto la revoca: «Non so dove andare – spiega con un filo di voce –. Spero solo che non sarò costretta a prostituirmi di nuovo». Ha visto partire martedì e mercoldì gli altri: «Li trasferiscono. Avranno un tetto. Io non sono sicura di avere neppure quello». È arrivata nel 2016 su un barcone. Sognava di fare la parrucchiera in Europa, un Paese qualsiasi. Ma è rimasta un mese nei lager libici, dove «mi hanno stuprata e torturata». Da noi non è andata troppo meglio, l’hanno costretta al marciapiede con riti vodoo. Finché una comunità l’ha aiutata a ribellarsi e tornare libera: «Credevo che qui sarei tornata a vivere, che il mio incubo fosse un ricordo. Invece adesso ho capito che rischio di finire di nuovo nei luoghi dove avevo cominciato». Una famiglia dei Castelli Romani si è offerta di accogliere lei e il piccolo: «Sono pronta ad andare ovunque pur di non dovermi prostituire di nuovo».
Anszou Cisse di anni ne ha 20, è senegalese e gioca a pallone con l’Usd Castelnuovese. Dicono abbia un gran fiuto per il gol: «Mi hanno chiamato il capitano e il mister – racconta –. Mi hanno detto di essere tutti dispiaciuti. Io ho un dolore enorme. Non so ancora quando partirò, dove andrò, vorrei continuare a giocare ma non so più nulla».
La pioggia bagna la disperazione. Nel Cara ci sono ragazzi che avevano un trovato un lavoro. Avevano trovato amici. Ragazzi che avevano trovato una vita senza violenze e paure. Ci sono bambini che andavano a scuola. Finito tutto con un giorno e mezzo di preavviso. E ci sono quei 107 posti di lavoro alla cooperativa Auxilium (da 5 anni e fino a giovedì prossimo gestisce la struttura) che svaniranno nel nulla. Fra loro anche 45 persone di Castelnuovo di Porto. Anche marito e moglie insieme, con figli, con mutuo, che fra una settimana non avranno più alcun reddito.