Da Lampedusa a Porto Empodocle e poi abbandonati al proprio destino. È quello che spesso succede ai tunisini che arrivano con sbarchi spontanei sull’isola primo approdo della rotta migratoria che parte dal Nordafrica. Quando a Lampedusa le strutture di prima accoglienza sono al gran completo (come sta succedendo in questi giorni), dopo il riconoscimento formale i migranti tunisini vengono accompagnati al traghetto e inviati a Porto Empedocle, sulla terraferma siciliana. Qui, con un foglio di via in mano - valido per sette giorni - , un panino e un’arancia vengono lasciati liberi di andare.
Lo denuncia la delegazione di Agrigento dell’associazione Mareamico che testimonia con un video l’avventura di una cinquantina di migranti. «Quando il loro numero diventa insostenibile per Lampedusa – dice l’associazione – e dopo il formale riconoscimento, i tunisini vengono accompagnati alla nave di linea e inviati verso la terraferma. A Porto Empedocle arrivano a decine, gli viene dato un sacchetto contenente un panino e un frutto e con il foglio di via in mano - valido per sette giorni - vengono praticamente abbandonati sulla banchina del porto».
Senza alcuna assistenza e senza alcuna informazione si incamminano al buio sulla strada statale, prosegue il racconto dei volontari dell’associazione, con notevoli rischi per loro e per gli automobilisti di passaggio. «Percorrono i circa 15 chilometri che li separano dal porto di Porto Empedocle alla stazione ferroviaria di Agrigento. Bivaccano li al freddo senza alcun controllo e senza alcuna assistenza per tutta la notte e all’alba prenderanno il primo treno che li condurrà a Palermo e poi in tutta l’Europa, nella loro inevitabile "clandestinità"».