venerdì 4 luglio 2014
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Un «passo importante», anche se «il cammino è tutt’altro che terminato». Il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi, con delega alla parità scolastica, è soddisfatto del risultato raggiunto con l’approvazione e la pubblicazione del dispositivo sul pagamento dell’Imu.Perché lo considera un passo importante?Perché sana una disparità all’interno dell’unico sistema scolastico nazionale. Anche se sarebbe più corretto dire che sana una delle diverse disparità di trattamento all’interno dell’unico sistema scolastico nazionale. E poi sono soddisfatto perché questo passo permette di aiutare la sopravvivenza delle scuole paritarie. Un passaggio importante come lo sono stati il reintegro dei fondi del capitolo di bilancio del ministero e lo scongelamento dei fondi bloccati dalla spending review. Sono meno soddisfatto se penso che stiamo parlando di atti per la sopravvivenza di questo segmento del sistema scolastico che riunisce 13mila scuole e oltre un milione di studenti. Credo, nello stesso tempo, che aver messo nero su bianco questi criteri possa essere un segnale che il governo e il Paese vogliono intraprendere il cammino verso una parità scolastica chiara e reale, come del resto è previsto nella Costituzione, abbandonando una parità che è ancora zoppa.Si riferisce all’aspetto economico?Certo. Ancora oggi i genitori hanno questo vincolo di carattere economico per poter esercitare la loro libertà di scelta in campo educativo. Sono contento che il ministero dell’Economia e delle Finanza abbia percepito, attraverso le regole varate, che le scuole paritarie svolgono, al pari di quelle statali, un servizio pubblico.Qualcuno, però, continua a parlare di «regalo» alla scuola paritaria.Ma quale regalo. Queste scuole sono parte integrante del sistema unico nazionale. Hanno regole da seguire, svolgono un servizio pubblico. E devono avere pari dignità con le scuole statali che svolgono il medesimo servizio. E ci si dimentica invece che ci saranno scuole paritarie che resteranno escluse da questa esenzione.Quali?Per esempio quelle rette da gestori Onlus o cooperative sociali. La legge non le equipara alle scuole non profit e dunque, salvo interventi dei singoli Comuni in fase di realizzazione del regolamento locale, restano fuori dalla esenzione. E questa è una ingiustizia.Nel decreto ministeriale si parla di costo medio studente. Possiamo parlare di un passo verso la definizione di un costo standard?La tabella redatta dal Mef, in collaborazione con il ministero dell’Istruzione è un atto dovuto perché dovevamo trovare un costo di riferimento come richiesto dall’Unione Europea che parlava di aiuti di Stato quando si ipotizzavano le esenzioni dall’Imu. Il costo è tratto dai dati Ocse, e non dal ministero. È un costo reale, effettivo. Mi pare intanto un passo significativo.Tra poco dovrete elaborare la Legge di stabilità per il 2015. Si potrà evitare la battaglia dei fondi per le paritarie?Purtroppo la legge triennale prevede tagli sia per il 2015 sia per il 2016 che fissano il capitolo a 270 milioni di euro contro gli originari 538. Spero proprio che si possa affrontare il problema con meno ideologia e più realismo, proprio per evitare i difficili percorsi degli ultimi 5 anni.
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