Il treno a vapore che ha ispirato il film di Harry Potter attraversa il viadotto di Glenfinnan, nelle highcands della Scozia - © Stefano Tiozzo
«Non c’è dubbio che il mondo del turismo si concentri soprattutto in certe destinazioni, ma non credo che la bellezza di un posto sia strettamente dipendente dal fatto di essere o meno una destinazione del turismo di massa. Tutto sta nell’occhio con cui si guardano le cose, e nel modo in cui ci si approccia ad esse. Persino Disneyland, con il giusto approccio, può potenzialmente divenire “un’altra meta”». Lo sa bene Stefano Tiozzo, torinese, 39 anni, fotografo paesaggista, documentarista, storyteller e scrittore, che da anni gira il mondo in lungo e largo, fra mete sconosciute e lontane, ma anche più battute dal turismo di massa, con uno sguardo e uno stile che fanno la differenza. E che sanno trasmettere il senso di un luogo e il valore del viaggio. Dalla prossima settimana, a Pasquetta, e poi ogni lunedì, sarà proprio lui a raccontarci, a suo modo, sul nostro sito, un’altra meta. Una foto e un racconto con la rubrica “Gli angoli di Tiozzo”, le sue prospettive da tutti gli angoli della Terra. «Il mondo riserva infinite sorprese che premiano chi ha voglia di ricercare e di spingersi al di fuori dei circuiti standard, e regalare esperienze esclusive, lontano dalle grandi folle, che indubbiamente sono molto più facili da apprezzare. Tuttavia, persino il luogo più remoto ed esclusivo del pianeta, se approcciato con la mentalità consumistica che è tipica del cosiddetto "turismo di massa”, può tenere nascosto al viaggiatore gran parte del suo fascino».
L’aurora boreale accende i cieli artici delle isole Lofoten, nel nord della Norvegia - © Stefano Tiozzo
Laureato in Odontoiatria e protesi dentaria, dopo nove anni di professione, Tiozzo decide di dedicarsi a tempo pieno alla sua vocazione: viaggi e natura. «Viaggiare è una passione che con il tempo è diventata una missione, che nella mia visione ha un duplice scopo: in primis essere un testimone dell’infinita bellezza del mondo, della sua diversità, di quel meraviglioso caleidoscopio di natura, popoli e culture che abbiamo intorno. In secondo luogo, questa testimonianza non è fine a sé stessa, ma ha senso solo in quanto strumento di crescita personale, poiché ciò che si impara e si capisce viaggiando intorno al mondo deve necessariamente essere messo al servizio di chi abbiamo intorno a noi. Credo che viaggiare sia soprattutto questo, un modo per migliorare noi stessi, e di conseguenza il mondo intorno a noi».
Una signora in abito tradizionale si reca in un tempio nella periferia di Kyoto, in giappone, per osservare l’esplosione di colori dei nomini, gli aceri giapponesi - © Stefano Tiozzo
Dopo anni di turismo “folle” con il mondo a portata di un giro d’aereo, è arrivata la pandemia che ci ha insegnato a cambiare il paradigma del viaggio, a vivere in un mondo più piccolo… a scoprire la prossimità e mete alternative. Un turismo più umano. «La pandemia è stata una grande occasione di imparare una preziosa lezione in tema di viaggi, e cioè che la bellezza può essere realmente trovata ovunque, e non necessita per forza di un minimo di ore di volo da fare. Anche solo restando nei confini del nostro paese, per intenderci, le possibilità di scoperta sono virtualmente infinite. Ricordo che ai tempi della pandemia le possibilità di spostamento erano estremamente limitate, eppure in quegli anni ho avuto la fortuna di scoprire luoghi meravigliosi che normalmente non avrei visto seguendo la mia programmazione abituale di viaggi. Anche qui, tutta la differenza sta nell’approccio, nell’occhio con cui si guarda il mondo: la bellezza è ovunque per chi la sa cercare».
Il sole tramonta sugli esagoni del Salar de Uyuni, il deserto di sale al confine tra Cile e Bolivia - © Stefano Tiozzo
Tiozzo ha girato il mondo. Ma ci sono sempre i luoghi del cuore. «Indubbiamente ho un legame profondo con tutto l’artico, sia che si voglia considerare la sua porzione islandese, scandinava, russa o americana – riprende il fotografo –. In sintesi, tutti i luoghi dove è possibile osservare l’aurora boreale, che è in assoluto lo spettacolo naturale più sconvolgente e indescrivibile a cui si possa assistere nel nostro mondo. Oltre a questo, ho un amore speciale per il Giappone, l’India, e la regione andina del Sud America, specialmente al confine tra Cile, Bolivia e Argentina, dove la natura è in grado di produrre colori e scenari impensabili».
Le acque turchesi del Moraine Lake nelle montagne rocciose del Canada - © Stefano Tiozzo
Viaggiare con la macchina fotografica e raccontare. Immagini, video, scrittura. Con grande successo sul web e nei social. La comunicazione e i social si muovono con la fotografia, l’immagine è tutto. Ma c’è il risvolto della medaglia. L’eccesso, quasi la banalizzazione delle immagini. Come distinguersi? Come raccontare i luoghi al tempo dei social? «La bulimia delle immagini sui social ha prodotto una vera e propria nuova cultura dell’immagine che ha drammaticamente cambiato il significato e il ruolo della fotografia nella società. Tuttavia, al pari delle immagini, questa overdose di immagini porta necessariamente con sé due sotto-prodotti, che sono la falsificazione della realtà a scopo sensazionalistico (vedasi il famoso trend “Instagram vs reality”) e la sua riduzione a pura “estensione dell’ego”, trasformando il viaggio in pura merce da esibizione. Da questo punto di vista, l’arrivo dell’intelligenza artificiale sarà un vero e proprio nuovo “tsunami” che amplificherà ulteriormente questa dinamica. Io personalmente ho sempre puntato su due concetti da far viaggiare mano nella mano: l’autenticità e la conoscenza. Vale a dire non limitarsi al valore estetico di un’immagine, ma fare uno sforzo attivo di raccontare le storie dietro alle destinazioni, approfondire la storia, la cultura, il sentire degli uomini a diverse latitudini e in diversi contesti, e arricchire tutto questo con la propria sensibilità, a cuore aperto. Sensibilità che inevitabilmente si sviluppa come effetto di un circolo virtuoso che parte da quel fondamentale desiderio di approfondire e di immergersi anima e corpo in qualcosa di nuovo che è ciò che realmente distingue il “viaggiatore” dal “turista”, anche all’epoca dei social network. Il poeta latino Orazio diceva che “coloro che attraversano i mari cambiano il cielo sopra di sé, ma non l’animo dentro di sé”. Ecco, io credo che il segreto di un vero viaggiatore, e di una comunicazione che si distingua nell’era dei social, sia proprio questo: cambiare l’animo dentro di sé, e non limitarsi all’esteriorità. Questa è la vera differenza tra viaggiare e semplicemente spostarsi di luogo». E con questo spirito viaggiamo verso “Gli angoli di Tiozzo”.
Stefano Tiozzo al lavoro nei monti Altai, al confine tra Russia e Mongolia - © Stefano Tiozzo
Chi è
Stefano Tiozzo, nato a Torino nel 1985, fotografo paesaggista, documentarista, storyteller e scrittore. Laureato in Odontoiatria e protesi dentaria, dopo nove anni di professione abbandona la medicina per dedicarsi a tempo pieno alla sua vocazione che diventa la sua specializzazione: viaggi e natura. Il suo canale YouTube è uno dei principali canali di viaggio in Italia, conduce workshop fotografici in tutto il mondo, con un focus particolare sui viaggi nell'Artico, dedicati principalmente alla caccia all'aurora boreale. Tiene regolarmente corsi di fotografia e negli anni ha collaborato con diversi brand, numerosi enti locali del turismo italiani e per la Commissione Europea. Ha pubblicato tre libri per Ts Edizioni, il best seller “L’anima viaggia un passo alla volta” (2020), “Una scelta d’amore” (2021) e “L’altra faccia della Russia” (2022). Nel 2019 ha fondato “Seva project”, un progetto di documentario ambientale volto a finanziare progetti di riforestazione nel Sud del mondo, giungendo a piantare oltre 8000 alberi. Le sue foto sono state esposte nel contesto della Biennale di Venezia 2022, sotto forma di Nft presso il Decentral art pavillion. Nel 2022 è stato conduttore, su La7, del programma di divulgazione artistica e culturale “Storie di Palazzi”.