Scolaresche in visita al Sacrario di Redipuglia - PromoTurismo Fvg /Gabriele Menis
Che sia come si chiamava una volta la “gita” o più formalmente il “viaggio d’istruzione”, c’è una fetta importante di turismo che passa dai nostri ragazzi e dai banchi scolastici. Un settore che, dopo il brusco arresto dei due anni pandemici, ha ripreso a marciare, con sempre più iniziative e destinazioni alla portata di tutti. Secondo l’indagine sul “Turismo scolastico” 2023/2024, di Didatour, che ha coinvolto insegnanti di ogni ordine e grado in tutta Italia, il settore è tornato ampiamente ai livelli del 2019 rivelando un aumento significativo delle uscite didattiche e dei viaggi d’istruzione. Rispetto allo scorso anno scolastico aumentano le mete artistiche e culturali che vengono scelte dal 49% delle scuole primarie, dal 77% delle secondarie di primo grado e dal 59% delle secondarie di secondo grado. Anche nell’anno scolastico 2023/2024, per le gite di più giorni, docenti e studenti hanno preferito l’Italia (43% contro l’11% delle mete estere). Parliamo di cinque milioni di ragazzi, per un giro d’affari di oltre un miliardo e mezzo (+3%). Ma dove si va... in gita? «Viaggi d’istruzione? C’è la soluzione: Friuli Venezia Giulia», potremmo scrivere giocando con il claim della campagna di comunicazione regionale. Una destinazione che richiama l’attenzione delle scuole, docenti e alunni soprattutto del Nord. La scelgono i docenti della stessa regione, certo (il 30%), e poi di Lombardia e Piemonte (entrambi al 20%), Emilia Romagna (10%) e da altre zone (l’ultimo 10%). Ad allargare questo bacino, guardando anche al Sud, punta PromoTurismo Fvg, l’agenzia di promozione della Regione, consapevole delle potenzialità del territorio: il Friuli Venezia Giulia come “una grande scuola a cielo aperto”. Una regione ideale da esplorare in modo lento e sostenibile per immergersi nella sua natura, nella sua storia, nelle sue tradizioni e tra la sua gente. Per vivere un’esperienza didattica e umana, insieme ai propri compagni di viaggio (info alla mail dedicata scuole@promoturismo. fvg.it). A livello nazionale, sempre secondo l’indagine Didatour, Trieste è la quarta meta scelta per il turismo scolastico dopo Firenze, Napoli e Roma seguite e prima di Venezia, Milano, Perugia e Torino. Trieste, la città del caffè (porto franco per l’importazione sin dal Settecento) che fa rima con letteratura: numerosi e bellissimi sono i caffè letterari, locali storici dal fascino retrò frequentati un tempo da grandi autori come James Joyce, Italo Svevo, Umberto Saba e ancora oggi amati da scrittori e intellettuali.
Ponterosso sul Canal Grande a Trieste, con la statua di James Joyce che passeggia - PromoTurismo Fvg / Anja Cop
C’è un tema che più di tutti richiama l’attenzione delle scuole e di chi sceglie questa terra di confine per un viaggio davvero d’istruzione: i luoghi della Grande Guerra. La memoria che vive con i luoghi. Un faro per le nuove generazioni, in un tempo dove la parola guerra è purtroppo ancora fortemente d’attualità e non così lontana, con tanti fronti aperti, dall’Ucraina al Medio Oriente, sempre più acceso, in quella che papa Francesco chiama «Terza Guerra Mondiale a pezzi». In Friuli Venezia Giulia ci sono mete dove sono state scritte pagine e pagine dei libri di storia. Sull’altopiano carsico italiani ed austro-ungarici dettero vita a dodici battaglie tra il 1915 e il 1917 in cui centinaia di migliaia di uomini persero la vita o la libertà tra le trincee scavate nella nuda roccia carsica o tra i pendii delle Prealpi Giulie. Vicende che si possono riscoprire grazie ai musei all’aperto e agli itinerari della Grande Guerra. Come quasi un secolo fa, si può camminare lungo le trincee, vedere le costruzioni militari e visitare i luoghi delle battaglie. Tra i molti percorsi, quelli del Monte San Michele e San Martino del Carso, luoghi divenuti famosi anche per le poesie di Giuseppe Ungaretti, il Comprensorio della Dolina del XV Bersaglieri alle spalle del Sacrario di Redipuglia e il Parco Tematico della Grande Guerra di Monfalcone in cui, all’altezza di Quota 121, è stata anche ricostruita una zona con finalità didattiche. Nell’area prealpina, il museo all’aperto del Kolovrat (al confine tra Valli del Natisone e Slovenia) è fondamentale per capire ciò che è successo durante la Dodicesima Battaglia dell’Isonzo (che dette origine alla Ritirata di Caporetto) così come lo sono gli itinerari attorno al Tagliamento sul Monte di Ragogna. Un’altra testimonianza molto forte arriva dai Sacrari, gli Ossari e i cimiteri austro-ungarici. Sorsero a Timau, Udine, Caporetto (oggi in Slovenia), Oslavia (alle porte di Gorizia) e a Redipuglia, il più famoso e tra i più grandi d’Europa con i suoi 21 gradoni che salgono verso il cielo e che custodiscono i resti di circa 100mila caduti.
Ponte sul fiume Isonzo, uno dei luoghi simbolo della Grande Guerra che si possono visitare in Friuli Venezia Giulia - PromoTurismo Fvg / Luigi Vitale
Ma non solo la Grande Guerra, è l’intero Novecento ad aver lasciato tracce indelebili, visibili e visitabili nel territorio: dalla fine dell’Impero austro-ungarico e la nascita di nuovi confini alla Seconda Guerra Mondiale, dalla questione di Trieste e alla “cortina di ferro” fino all’ingresso della Slovenia nell’Unione Europea passando per i lunghi decenni di Guerra Fredda: le eroiche vicende delle Portatrici Carniche sulle cime delle montagne; la storia del Milite Ignoto, che nel 1921 partì dalla Basilica di Aquileia; la “Zona d’operazioni del Litorale Adriatico” nella Seconda Guerra Mondiale in cui vecchi edifici per la pilatura del riso nel rione di San Sabba a Trieste vennero trasformati in un campo di detenzione; alla tragica vicenda delle Malghe di Porzus o la tragedia delle Foibe (di cui Basovizza ne è oggi il simbolo), senza dimenticare il dramma dell’Esodo istriano e dalmata. Oggi Gorizia e Nova Gorica, senza il muro che le divideva, sono insieme Capitale europea della cultura. Simbolo di una terra dove la storia non smette di insegnare.