Giù le maschere, guardiamoci in faccia. Basta stereotipi, anzi, chiunque tu sia, abbassa lo stereo…tipo. In un’epoca in cui è facile catalogare chiunque in base a qualcosa di già saputo, c’è chi dice no. E lo dice mettendoci la faccia, con l’entusiasmo e il coraggio della gioventù e il background che viene dall’appartenere a una storia ricca di stereotipi e luoghi comuni.Parliamo di un’associazione nata a Milano nel 2013 e che nel nome esprime già un’intenzione: Swap, che sta per
Share with all people, condividi con tutte le persone. È composta da giovani appartenenti in gran parte alla cosiddetta seconda generazione dei migranti, in prevalenza studenti universitari di origine nordafricana o mediorientale, cristiani e musulmani. Appartengono a due culture, quella ereditata dai genitori e quella in cui sono cresciuti qui in Italia, e per questo sono (almeno potenzialmente) dei costruttori di "ponti". O meglio, come amano definirsi loro stessi, "swappers", gente che vive in prima persona la cultura dell’incontro e dello scambio reciproco. Accompagna il loro percorso il professor Wael Farouq, intellettuale egiziano, docente di lingua araba all’università americana del Cairo e visiting professor alla Cattolica di Milano.L’iniziativa più emblematica che hanno messo in piedi è una mostra che racconta il lato umano della protesta di piazza Tahrir al Cairo, un vulcano di energie che ha eruttato per settimane la voglia di libertà e democrazia presente negli egiziani e a lungo repressa. Una voglia di cambiamento tradita quando al potere di Mubarak si è sostituito quello di Morsi e dei Fratelli Musulmani, che hanno cavalcato la protesta facendone il trampolino per l’instaurazione di uno Stato fondato sulla sharia, nel quale i cristiani sono entrati nel mirino del fondamentalismo islamico divenendo oggetto di attacchi e discriminazioni. Ma nei giorni di piazza Tahrir è stata sperimentata una unità di popolo che niente e nessuno potrà cancellare e che la mostra – intitolata "Quando i valori prendono vita. Il lato umano della rivoluzione egiziana", visitata da decine di migliaia di persone al Meeting di Rimini e che ora sta girando in varie città – documenta con testi e foto di grande impatto emotivo. L’amicizia vissuta in Egitto tra cristiani e musulmani animati dal medesimo desiderio di cambiamento, di giustizia e di libertà è la stessa che vivono a Milano i ragazzi di Swap: una "mossa" che nasce dal cuore e rende capaci di incontrare anche chi, ideologicamente parlando, "sta dall’altra parte". Perché ciò che conta davvero, dicono gli "swappers", è guardare l’altro come persona piuttosto che catalogarlo a partire dalla sua appartenenza religiosa o politica. E perché prima della diversità c’è una comunanza.