«Al 30 settembre sono stati registrati 911 tentati suicidi. Sono la certificazione del livello di degrado, disumanità, inciviltà e illegalità che connota l’universo penitenziario italiano», la denuncia viene dal segretario generale della Uil Pa Penitenziari, Eugenio Sarno. Vicende tragiche che avrebbero potuto far lievitare ulteriormente la cifra di 54 detenuti morti suicidi che si sono registrati dall’inizio dell’anno, cui bisogna poi sommare 4.500 atti di autolesionismo. Sintomi di un malessere che non accenna a diminuire.E se anche è vero che circa metà dei tentativi di togliersi la vita possono essere considerati "gesti dimostrativi", resta allarmante il fatto che circa 500 persone abbiano tentato il gesto estremo: «È un dato terrificante, che non può non far riflettere», conclude Sarno.A intervenire, in extremis, sono spesso gli agenti di polizia penitenziaria. L’ultimo intervento, solo ieri mattina, quando gli uomini in servizio al carcere di Reggio Calabria hanno salvato un detenuto romeno che ha cercato di impiccarsi con un cappio rudimentale. Mentre non ce l’ha fatta, ed è morto nella notte, l’uomo di 35 anni che martedì si era impiccato nel carcere di Pistoia ed era stato salvato in extremis da un altro agente di polizia. Un impegno che vale ai "baschi blu" una valutazione positiva da parte degli italiani: il 59% infatti dichiara di avere «molta o abbastanza fiducia», nei loro confronti. È quanto emerso da un sondaggio commissionato dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), presentato ieri dal capo del Dap Franco Ionta e dal ministro della Giustizia Angelino Alfano. Un’indagine conoscitiva da cui emerge un’immagine a tinte fosche del sistema penitenziario italiano. Voto in pagella: 4,4. Una sonora bocciatura, quindi, anche se solo il 13% dei cittadini intervistati ha un’idea realistica e precisa di quello che avviene all’interno delle carceri. Il 62% degli italiani infatti ritiene che carcere sia poco rispettoso dei diritti, mentre per il 75% non è in grado di garantire il reinserimento sociale. Nell’immaginario degli intervistati, il carcere è legato prevalentemente (49%) all’idea di punire chi ha commesso un reato, mentre solo un terzo del campione (36%) pensa che la funzione principale del sistema penitenziario sia quella di educare e reinserire. Solo una piccolissima percentuale degli intervistati (il 17%) ritiene che il carcere sia efficace per dare agli ex detenuti la possibilità di iniziare a vivere una nuova vita. Le emergenze che il pianeta carcere è costretto ad affrontare vengono percepite all’esterno in tutta la loro gravità: il 64% degli intervistati infatti ritiene urgente affrontare la situazione carceraria, soprattutto (50%) per quanto riguarda il problema del sovraffollamento.D’altro lato, però, c’è forte approvazione per le attività di recupero, specie per quelle che riguardano la pulizia dell’ambiente e laboratori per la produzione alimentare. In ogni caso è la maggioranza assoluta che auspica di vedere un aumento di questo tipo di iniziative. «Durante questa legislatura abbiamo seminato bene, questo è ciò che conta, anche se non so se saremo noi a raccogliere i frutti», ha commentato il guardasigilli Angelino Alfano. «Stiamo investendo per far sì che il sovraffollamento sia un problema superabile non con amnistie o indulti - ha ricordato Alfano - ma con la costruzione di nuove strutture, per una migliore dignità nell’esecuzione della pena, realizzando il dettato dell’articolo 27 della Costituzione». Accanto alla costruzione di nuove strutture, il ministro ha poi aggiunto che il governo sta lavorando per fare in modo che i detenuti stranieri scontino le pene nei loro Paesi d’origine. Una delle "vere sfide", poi, è quella del lavoro in carcere.