venerdì 11 ottobre 2024
L'ad di Stellantis in audizione in Parlamento. Dure le reazioni politiche. Schlein: «Segnali di disimpegno, non paghino i lavoratori»
L'audizione di Tavares in Parlamento

L'audizione di Tavares in Parlamento - ANSA

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L’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, è stato ascoltato dalle commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato in merito a quella crisi internazionale dell’auto che, in maniera particolare, sta travolgendo l’Italia. Tavares ha parlato in inglese, affermando tra l’altro: «In Italia il costo dell’energia è molto elevato, per esempio è doppio rispetto a quello della Spagna, e questo è uno svantaggio notevole. Non so perché succeda, ma è un fattore che dobbiamo considerare».

Da qui arriverebbero le difficoltà di mercato soprattutto per l’elettrico: «Nel contesto attuale – ha aggiunto Tavares - devo per forza considerare un 40% di aumento dei costi, ovvero quello della tecnologia elettrica e con questo aumento dei costi creo, all'interno della filiera, una tensione insopportabile. Voi politici dovete dirmi come devo fare per gestire questo aumento dei costi. Per attenerci alle regolamentazioni, dobbiamo aggiornare e cambiare le tecnologie. Questo può generare ansia, ma noi in Stellantis abbiamo molto chiara la roadmap per portare avanti questo cambiamento».

Una road map che per l’Italia non prevede una fuga di Stellantis, almeno in base a quanto assicurato dall’ad: «Non abbiamo alcuna intenzione di abbandonare l'Italia né di fare in modo che qualcuno sfidi la leadership di Stellantis. Mi chiedono se vorrei vendere gli impianti industriali: no, mantengono la nostra leadership in Italia e non abbiamo alcuna intenzione di indebolire la nostra posizione e lotteremo come dannati per mantenerla. Abbiamo un piano preciso che ho condiviso con i nostri partner, abbiamo assegnato nuovi prodotti a tutti gli stabilimenti italiani fino al 2030, in alcuni casi fino al 2033. Ma non basta. Il problema – ha ribadito Tavares - sono i costi troppo alti in Italia, il 40% più alti di quelli che devono sostenere i nostri concorrenti».

Un passaggio lo ha dedicato anche alla Maserati: «Non abbiamo intenzione di venderla».

Parole che hanno scatenato la politica italiana, con commenti molto duri soprattutto dalle opposizioni. Per la segretaria Pd, Elly Schlein, l’audizione di Tavares è stata deludente: «Abbiamo visto quelli che noi interpretiamo come dei segnali di disimpegno, disinvestimento. Pensiamo che sia fondamentale per l'Italia salvare il settore dell'automotive e sostenerne i processi di innovazione e la competitività ecologica e digitale. Condividiamo le ragioni dello sciopero unitario del 18 di ottobre e chiediamo che anche Stellantis si confronti con le organizzazioni sindacali e i lavoratori. Non possono essere loro a sobbarcarsi i costi di quello che sta accadendo».

Tavares «non ci ha detto nulla sul futuro dei nostri stabilimenti. Andiamo via senza avere realtà e nessuna prospettiva concreta su quello che sarà il destino dei nostri lavoratori e di un settore strategico», ha commentato il leader dei 5 stelle, Giuseppe Conte.

«Tavares sostanzialmente è venuto a farci una lezioncina astratta sul settore automotive. Insisteremo per avere anche Elkann» ha scritto sui social Carlo Calenda, leader di Azione. Critiche e forti perplessità sono state espresse anche dalle organizzazioni sindacali di categoria, così come anche da alcuni settori della maggioranza si sono levate voci non proprio “amichevoli” nei confronti dell’ad di Stellantis. Di «numeri preoccupanti e posizioni ambigue» parla ad esempio il senatore di FdI, Luca De Carlo.

Della necessità di «una nuova visione strategica, a sostegno della produttività e dunque dei livelli occupazionali» parla invece il deputato della Lega, Alberto Luigi Gusmeroli, presidente della commissione Attività produttive.

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