Alla fine le doti di avvocato di Giuseppe Conte sembrano di nuovo aver evitato la crisi di governo. Ma non certo di fermare la Tav come voleva Di Maio. «La società Telt (la società che gestisce la costruzione della Tav Torino-Lione, ndr) mi ha appena risposto - la conferma del premier dopo una mattinata di notizie contrastanti - confermandomi che i capitolati di gara non partiranno senza l'avallo del mio governo e del governo francese e che, al momento, si limiteranno esclusivamente a svolgere mere attività preliminari, senza alcun impegno per il nostro Stato».
Dunque ufficialmente le gare lunedì non partiranno, si avvieranno solo la attività preliminari. Così, sottolinea il premier, si potrà ridiscutere il progetto con la Francia e l'Ue, «ovviamente non vogliamo che nel frattempo si perdano i finanziamenti europei già stanziati».
Nella lettera inviata da Palazzo Chigi il premier ha chiesto di non vincolare il nostro Paese, soprassedendo perciò dai capitolati di gara e non gravando perciò sull'erario italiano. Dal canto suo la Telt, precisando il rinvio dei bandi di gara relativi ai lavori principali, spiega che per non perdere i finanziamenti europei, il Cda dell'11 marzo autorizzerà a pubblicare gli "avis de marches" (inviti a presentare una candidatura) relativamente agli interventi dei lotti francesi del tunnel di base, inserendo negli inviti la «facoltà per la stazione appaltante in qualunque momento di non dare seguito alla procedura senza che ciò generi oneri per la stazione appaltante né per gli Stati». Dunque una sorta di clausola di dissolvenza c'è.
La mattinata convulsa a Palazzo Chigi
Dal mattino, infatti, sulla Tav, tra i due litiganti Salvini e Di Maio all'inizio si pensava a un accordo che non era né si e né no alla Torino-Lione, grazie alla mediazione del premier. Una zona grigia, insomma, appellandosi a un meccanismo previsto dal diritto francese: la clausola di dissolvenza. Al primo mattino così arrivano le indiscrezioni che Palazzo Chigi infatti ha inviato una lettera alla Telt per autorizzare l'approvazione di avvisi per i 2,3 miliardi di lavori del tunnel di base della Tav con la clausola di dissolvenza. Un'ipotesi più volte ventilata in questi giorni che sembrava trovare conferma, ma senza dettagli sul contenuto della missiva, dalla stessa società italo-francese incaricata di realizzare la Torino-Lione e poi di gestire la tratta. Ma poi è la stessa presidenza del Consiglio a smentire questa ipotesi, facendo capire che si stava andando verso il rinvio dei bandi.
La lettera è frutto dell'intesa raggiunta in extremis da Lega e M5S e terrebbe conto delle condizioni avanzate ieri da Luigi di Maio, che aveva chiesto di non impegnare soldi pubblici in questa fase, visto che si era d'accordo nel governo a chiedere di rivedere il progetto. «Noi regaliamo agli italiani 5 anni di governo. Non c'è nessuna crisi in vista - dice soddisfatto il vicepremier leghista Matteo Salvini - La situazione economica è tale che nessuno si può permettere di giocare sul futuro degli italiani». Rimane però convinto che la Tav si debba fare, «per collegarci al resto dell'Europa. Però non è né questo né altro che mette in discussione un governo che in nove mesi ha fatto tanto». Certo una riduzione e revisione del progetto della Tav, continua, «è sicuramente doverosa, anche una ridiscussione dei finanziamenti».
Quando poi è arrivata la conferma di un inizio di interlocuzione con Telt che aveva come obiettivo il rinvio dei bandi, è lo stesso vicepremier Luigi Di Maio via Facebook a precisare che «sulla Tav la situazione si sta risolvendo positivamente. Quindi ora parliamo di altro e andiamo avanti». Poi aggiunge «le teste dure o frasi come vediamo chi va fino in fondo non mi appartengono, sono folklore che non fa bene all'Italia. Siamo stati eletti per servire gli italiani e è quello che faremo con responsabilità».