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Sindromi para-influenzali più che Covid-19, con una forte presenza di bronchioliti nei bambini piccoli. Sono queste le infezioni respiratorie che stanno riempiendo ospedali e Pronto soccorso da qualche settimana, e che, complice la riapertura delle scuole dopo le vacanze di Natale, potrebbero mantenere elevata la propria presenza e diffusione.
Ieri per bronchiolite è stata registrata la morte di una bimba di due mesi all’ospedale di Desenzano (Brescia) e la procura di Brescia ha aperto un'inchiesta per fare piena luce, mentre quattro piccoli sotto i due anni sono in terapia intensiva per bronchiolite all’ospedale di Avellino (due provengono dal Santobono di Napoli).
L’ultimo rapporto della rete di sorveglianza dei virus respiratori RespiVirNet, attiva presso l’Istituto superiore di sanità (Iss), con i dati relativi all’ultima settimana del 2023 indica un lievissimo calo dell’incidenza dei virus respiratori in generale, ma in aumento di quelli influenzali. In particolare, segnala l’Iss, tra i bambini al di sotto dei cinque anni.
In generale è molto alta l’incidenza in Abruzzo, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Toscana e Umbria. Nella stagione 2023-24 la curva epidemica sta toccando quote mai raggiunte nelle precedenti annate, a partire dal 2009-10. Stimati un milione di infezioni nell’ultima settimana dell’anno, il che porta il totale dall’inizio della sorveglianza (metà ottobre 2023) a 6 milioni 719mila casi.
I dati registrati negli studi dei medici di medicina generale e dei pediatri (su cui si basa la rilevazione RespiVirNet) sono confermati negli ospedali: al Policlinico Umberto I di Roma «gli accessi al Pronto soccorso sono triplicati nell’ultimo mese. E il 90% dei piccoli ricoverati nel nostro reparto sono bambini con bronchiolite» segnalava nei giorni scorsi Fabio Midulla, responsabile del reparto di Pediatria d’urgenza nonché presidente della Società italiana malattie respiratorie infantili (Simri).
Aggiungendo che «i tre virus che stanno circolando sono: il virus respiratorio sinciziale (Rsv) al primo posto, e poi a seguire influenza e coronavirus Sars-CoV-2 più o meno nella stessa misura». Bloccando i ricoveri programmati, conclude Midulla, «al momento riusciamo a gestire la situazione. Ma noi abbiamo un’expertise particolare sulla bronchiolite e quando vediamo che il picco dei sintomi è migliorato mandiamo a casa i bambini» richiamandoli per controlli fino alla guarigione.
Analogo sovraffollamento ha registrato l’ospedale Bambino Gesù di Roma: «Dai 300 accessi giornalieri in Pronto soccorso siamo arrivati anche a punte di 450-480 ingressi tra il 23 dicembre e Capodanno» riferisce il responsabile del Pronto soccorso Sebastian Cristaldi, mentre la situazione è migliorata con il riaprire degli studi medici sul territorio da martedì scorso.
Aggiungendo che «i virus che circolano sono tanti e variano a seconda dell’età», e puntualizzando che «sotto i due anni preoccupa il virus respiratorio sinciziale (Vrs) che è la causa di sette bronchioliti su dieci». Si tratta di una infezione virale acuta che «può peggiorare nel giro di poche ore – avverte Cristaldi –, quindi i bambini di 2-3 anni vanno monitorati quotidianamente».
Una tragica conferma viene dal caso della piccola di due mesi, morta all’ospedale di Desenzano. Le sue condizioni pare fossero già complesse alla nascita, ma il quadro si sarebbe aggravato a causa della sospetta bronchiolite. Quando dalla provincia di Mantova, dove risiedeva con la famiglia di origini romene, la bimba è stata portata in ospedale, le sue condizioni erano già gravissime: le difficoltà respiratore sono peggiorate sabato in un breve lasso di tempo.
Difficile tuttavia fare previsioni su quando sarà superato il picco delle infezioni respiratorie. Spiega Maria Teresa Palamara, direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Iss: «È probabile che nelle prossime settimane ci sarà ancora una circolazione sostenuta dei virus respiratori, specie con la riapertura delle scuole».
Viceversa il Covid-19, secondo i dati dell’ultimo monitoraggio del ministero della Salute e dell’Iss, sembra in calo. L’indice di trasmissibilità è risultato stabile sotto la soglia epidemica (0,75), in calo sia l’occupazione dei posti letto in area medica (ora al 10,1%) e in terapia intensiva (2,8%).