Due associazioni mafiose e un’associazione di politici, tutti di Forza Italia, messi a libro paga o lusingati con una vacanza di lusso o con una cena elegante. Intorno una pletora di professionisti, avvocati, commercialisti, pubblici funzionari e, naturalmente, consulenti, che avrebbero “restituito” parte degli incassi ai loro benefattori.
Un "sistema" quindi che, secondo la Direzione distrettuale antimafia di Milano, da un lato avrebbe alimentato e radicato sempre di più le cosche della ’ndrangheta calabrese nel territorio lombardo, dall’altro avrebbe inquinato l’essenza stessa della politica, trasformandola da bene comune a bene personale. Sullo sfondo c’è anche la crisi di un partito, Forza Italia, che proprio dov’è nato - a Milano e in Lombardia - paga un prezzo politico elevato a pochi giorni dal voto europeo e amministrativo in molti Comuni. Agli arresti infatti sono finiti due big del partito in Lombardia: il sottosegretario regionale con delega al posto Expo Fabio Altitonante e Pietro Tatarella.
In totale sono 43 le misure cautelari: 12 in carcere, 16 ai domiciliari, 12 gli obblighi di dimora e tre di firma. A questi si aggiungono altri 52 indagati. Ma i tre sostituti guidati da Alessandra Dolci, capo della Dda, sono già al lavoro per completare decine di inchieste avviate su numerose partecipate del Comune di Milano e di Regione Lombardia. La rete di funzionari corrotti sarebbe infatti forte e ramificata e non farebbe distinguo politici.
Per esempio il sistema avrebbe funzionato intervenendo nel Piano del territorio delle pubbliche amministrazioni, puntando anche ai ricchi appalti per la ricostruzione dell’ex sito di Expo 2015. «Organizzatore del sodalizio» si legge negli atti sarebbe - questa volta - Daniele D’Alfonso (Ecol Service), che avrebbe agganciato Pietro Tatarella, consigliere comunale a Milano, vice coordinatore per la Lombardia di Forza Italia e candidato per le imminenti elezioni europee. Ecol Sevice avrebbe assicurato al politico 5mila euro al mese come "consulenza" e completa l’offerta con «biglietti aerei, viaggi di piacere, una serie di auto e una carta di credito America Express». In cambio Tatarella, «canale preferenziale per la partecipazione alle gare pubbliche», avrebbe indicato i colleghi politici «destinatari di illecite erogazioni».
Di qui la richiesta di autorizzazione all’arresto inviata alla Camera per Diego Sozzani, deputato novarese di Forza Italia per una «dazione» pre-elettorale di 10mila euro. Difficile dar conto di tutte le altre elargizioni passate attraverso Tatarella. Di suo D’Alfonso avrebbe fatto un servizio completo alla ’ndrangheta facendo assumere operai per il "movimento terra" segnalati da «Giosafatto Molluso (già condannato per associazione e referente della "locale" mafiosa di Corsico e Buccinasco)». Gli scambi Tatarella-D’Alfonso avvengono a un passo dalla Regione al ristorante “Da Berti”, luogo in cui in passato - pure lui era stato intercettato lì - l’ex assessore Franco Nicoli Cristiani incassò una tangente di 100mila euro.
Tutto più facile a Varese con Nino Caianiello che riceve in un ufficetto file di postulanti e soprattutto nomina di fatto - e non si sa come - tutti i vertici degli uffici che contano nella pubblica amministrazione, «che sanno in partenza di dover provvedere alle decime imposte loro dal ras», si legge negli atti. Condannato a 3 anni per concussione, interdetto dai pubblici uffici Caianiello è riuscito nel capolavoro - al limite del surreale - di farsi restituire 125mila euro risarciti a una sua vittima, l’imprenditore edile Emilio Paggiari, assicurandogli, questa volta, il cambio di destinazione d’uso a un suo supermercato a Gallarate. Rimandato «per non svelare l’indagine» l’interrogatorio di Attilio Fontana (per ora «parte lesa»), che ha respinto ma non denunciato un tentativo di corruzione di Caianiello.