sabato 26 settembre 2020
Il senatore Pd: senza soglia del 5%, direi no alla legge proporzionale. E 'Quota 100' va rivista
Luigi Zanda

Luigi Zanda - Fotogramma

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Partiamo dal referendum, senatore Luigi Zanda. Quali sono le priorità dopo la vittoria del Sì?
Il risultato è stato netto, ma dovuto certamente anche a un antiparlamentarismo montante nel nostro Paese. Che deriva dalla mortificazione che ha subito il Parlamento, ridotto in gran parte a una sede di conversione dei decreti-legge. Ma adesso mi aspetto che anche chi ha votato No collabori lealmente a trasformare il taglio in una vera riforma.

E per farlo che cosa serve?
Innanzi tutto modificare i regolamenti parlamentari. Servono poi alcuni interventi sulla Costituzione. Il più urgente è la modifica della platea che elegge il capo dello Stato. Perché oggi appare squilibrata a favore dei rappresentanti delle Regioni. Poi una legge elettorale che tenga conto della mutata composizione del Parlamento.

Le andrebbe bene quella votata in commissione alla Camera?
Personalmente sono sempre stato a favore di leggi maggioritarie ma, da quello che ho visto in questa legislatura, un proporzionale con sbarra- mento al 5% è l’unica formula che ha trovato un consenso tale da essere approvata. La soglia al 5% tra l’altro 'maggioritarizza' la legge proporzionale. Se venisse meno questo punto, diventerei immediatamente contrario.

Mattarella chiede sia approvata in tempi brevi: quanto ci vorrà?
Con una maggioranza chiara, pochi mesi.

E c’è ancora una maggioranza chiara?
Bisogna vedere se il risultato del voto cambierà le posizioni in seno a qualche forza politica, non certo nel Pd.

Il voto ha ribaltato i rapporti di forza nella maggioranza?
I numeri in Parlamento non sono cambiati e credo che sarebbe conveniente per tutti dare impulso all’attività realizzativa del governo. La priorità è quella di evitare a tutti i costi la dispersione dei fondi che arriveranno dall’Ue. I nodi principali sono lo sviluppo economico, e quindi l’occupazione, la scuola e la ricerca e il Meridione.


«Non dico che sui fondi per la sanità va messa in gioco l’alleanza con i grillini, ma ne va dell’interesse del Paese Il Sì ha vinto anche perché il Parlamento oggi è mortificato La Lega? Quando sento parlare Giorgetti, mi si allarga il cuore»

E sul piano politico?
Sicuramente la modifica dei decreti Salvini. Poi è necessario fare un chiaro e puntuale check a 'Quota 100' e alla parte costruttiva del reddito di cittadinanza, cioè capire il ruolo e l’utilità dei navigator. Poi c’è la sanità pubblica, un tema cruciale.

Ma i 5s sono contrari al Mes.
Tutti i governi di coalizione presentano elementi di tensione, bisogna risolverli badando all’interesse nazionale. Abbiamo bisogno di finanziamenti per la sanità, immediatamente e nelle migliori condizioni. Quelle del Mes sono risorse che arriverebbero subito, a differenza del Recovery Fund, e le condizioni finanziarie sono le migliori possibili.

Il Pd è pronto a mettere in gioco l’alleanza su questo?
Non detto condizioni, sono un parlamentare senza incarichi. Penso però che non sia in gioco l’interesse del Pd, ma del Paese. Ci sono questioni su cui le mediazioni non sono la soluzione e sulle quali un partito deve mettere in chiaro di non voler recedere. Credo che il Mes appartenga a questa categoria.

Ma lei in futuro continuerebbe a puntare su questa alleanza?
Credo che sia il M5s ad avere in mano il futuro dell’alleanza. Riconosco che quello di oggi è molto diverso da quello che era alleato con Salvini, nel rapporto con l’Ue, nel profilo pubblico e nei comportamenti parlamentari. Ma ci sono ancora passi da fare come la condivisione esplicita della democrazia parlamentare.

Grillo ha ribadito di non considerarla.
Sparare sul Parlamento è un gioco facile e sbagliato. La democrazia diretta? Abbiamo visto in vitro cosa accade. Basta guardare il dibattito interno ai 5s sul funzionamento della piattaforma Rousseau e sui rischi di un suo controllo esterno.

Come vede oggi la leadership di Salvini e cosa pensa delle critiche di Giorgetti?
Quando sento parlare personalità come Giorgetti, nonostante le divergenze di opinioni, mi si allarga il cuore, perché il Paese ha bisogno di una grande forza democratica di centrodestra e di stampo europeo (che lui rappresenta) e di una forza democratica con forte base popolare - che abbia in mente la giustizia sociale - di centrosinistra. Solo il confronto tra queste due forze può portare l’Italia fuori dalle secche. Giorgetti mi pare corregga in modo sostanziale non solo la politica di Salvini, ma anche le posizioni di Meloni e di Berlusconi.

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