Quando ieri sera il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri è arrivato a Palazzo Chigi per il Cdm, credeva di avere sotto braccio l'asso nella manica, l'ultima proposta di negoziato di Aspi. Non pensava, il ministro dell'Economia, che il premier Giuseppe Conte gli avrebbe detto «no, non basta». Poche parole che hanno creato il gelo al tavolo del Consiglio dei ministri. Una situazione imbarazzante. E quando intorno alle 23.30 la riunione è stato sospesa, un mix di incredulità e ira ha assalito i ministri. «Ma che metodo è?», ha iniziato a gridare a Palazzo Chigi la renziana Teresa Bellanova.
Appartati, il premier Giuseppe Conte e il ministro Gualtieri hanno iniziato un vertice parallelo. Da fuori, i ministri sentivano i toni alzarsi e poi abbassarsi, come in un'altalena di emozioni. Inizialmente, nemmeno la titolare del dossier, Paola De Micheli, partecipava al summit ristrettissimo: si è aggiunta in un secondo momento. La riprova che quando il gioco si fa duro, il governo diventa un ballo a due tra il premier e il Tesoro che scavalca anche il rito dei capidelegazione, che non a caso ieri è stato saltato a piè pari.
Il metodo: bracci di ferro e prove d'intesa a ciclo continuo. Inasprimenti e pazienza. Il premier che evita contatti diretti con i Benetton e i vertici di Aspi e Atlantia, ma che mette per iscritto, «su carta intestata di Palazzo Chigi», tutte le sue ulteriori e «inderogabili» richieste. Gualtieri, paziente nel fare da canale di trasmissione ma anche molto determinato ad evitare l'apertura della procedura di revoca, tiene i contatti con i Benetton e il management di Autostrade e accompagna le missive di Palazzo Chigi con spiegazioni telefoniche. E si fa mandare in tempo reale le risposte della società, anch'esse rigorosamente «su carta intestata», come chiesto da Conte. Per ben quattro volte durante la notte Palazzo Chigi chiede ulteriori impegni, per quattro volte Aspi invia missive formali con la propria posizione.
Quando, dopo la mezzanotte, il Cdm riprende, l'ira e la preoccupazione dei ministri via via svanisce. Prende invece corpo la sensazione del pericolo scampato. La riunione si protrae per altre cinque ore secondo il medesimo schema: il puntiglioso Conte, il paziente Gualtieri, gli altri - senza distinzioni - col fiato sospeso a tifare per il compromesso.
Alla fine la lunga notte rafforza lo spirito di squadra dell'esecutivo. Bellanova parla di «buon passo nel confronto», il capodelegazione dem Franceschini riconosce a Conte il merito di aver tenuto una posizione dura utile a strappare l'accordo che tiene in piedi governo e maggioranza. Silenzio invece di Bonafede. E anche, nel merito, di Di Maio. Parleranno oggi, i vertici M5s, rivendicando la progressiva estromissione dei Benetton che, per un giorno, riesce anche a ricucire le ferite interne ai pentastellati.