Se latitano le risposte pubbliche alla nuova povertà delle famiglie, allora una delle strade è l’auto aiuto solidale. Statistiche e cronache della crisi ci hanno abituato alle immagini di impiegati licenziati dall’oggi al domani, di piccoli commercianti che hanno abbassato la saracinesca, di padri separati che dormono in auto e mangiano letteralmente patate per sopravvivere. Per la Chiesa cattolica nuove strade e nuove speranze si possono aprire sui territori attraverso reti che trasformano la famiglia in un soggetto di solidarietà. Perciò dall’anno scorso Caritas italiana e Ufficio famiglia della Cei hanno proposto alle diocesi un progetto formativo per preparare i nuclei disponibili ad affiancarne altri in difficoltà con il coinvolgimento delle comunità. Per consolidare l’intervento lunedì a Roma partirà il Coordinamento nazionale «Carità e Famiglia», che prevede due sessioni di lavoro annuale di tre giorni cui parteciperanno 40 Caritas diocesane, quasi una su sei.«Abbiamo visto – spiega Giuseppe Dardes, responsabile dell’ufficio solidarietà della Caritas italiana – come l’impoverimento improvviso renda fragili le relazioni familiari, l’idea è di rafforzarla con il supporto di altri nuclei all’interno di una rete». Famiglie che aiutano famiglie a ripartire, anche con progetti finanziati con l’otto per mille. «Uno degli obiettivi – prosegue Dardes – con l’aiuto della fondazione torinese "Paideia" è diffondere al centro sud le esperienze di affido di tutta la famiglia per limitare l’affido esterno dei minori. Il mese prossimo tre grossi comuni del centro decideranno se aderire al progetto. Altro traguardo, favorire con il volontariato la conciliazione dei tempi familiari e lavorativi». Come a Faenza. dove il gruppo famiglie della parrocchia di Santa Maria del Rosario in Errano, è attivo da anni. «Dal 2010 - spiega Damiela Avesani, sposata e mamma di quattro figli - ci siamo ritrovati a condividere le necessità e i bisogni. Le priorità sono il trasporto a scuola dei figli alla mattina, la gestione dei compiti e delle attività ricreative al pomeriggio perché i nonni non sono abbastanza (abbiamo tutti in media tre o quattro figli) e spesso non riescono ad aiutare i nipoti nello studio. Siamo riusciti con la nostra rete a supportarci, ora abbiamo aderito a un progetto della Caritas diocesana per acquistare un pullmino che ci aiuti nel trasporto dei bambini. Con questo mezzo potremmo aiutare altre famiglie che hanno difficoltà nel tragitto casa-scuola e nella gestione pomeridiana. Abbiamo chiesto l’intervento di un esperto di bilanci familiari perché con due stipendi facciamo tutti sempre più fatica ad arrivare a fine mese. L’idea è allargare i benefici ad altri. Può diventare una miccia solidale per il territorio».Nel profondo sud, in Sicilia a Piazza Armerina, si sta per chiudere il progetto diocesano di sostegno, "Insieme per piantare germogli di speranza". Riprenderà in primavera. Fabiola Pellizzone ha seguito come tutor in un territorio segnato dalla disoccupazione e dalla povertà 250 famiglie.«Stiamo cercando – spiega – di valorizzare la persona accompagnandola fuori dallo stato di bisogno. Abbiamo compiuto interventi economici in diversi casi di emergenza senza fare solo assistenza. I casi più gravi? Le famiglie giovani rientrate nel nucleo originario perché sfrattate e non più autosufficienti. È stato positivo per aiutarli sia l’approccio in rete con associazioni e comuni sia l’accompagnamento educativo di altre famiglie, ad esempio nella gestione dei figli e dei budget». Soprattutto l’auto aiuto è una risorsa contro la solitudine in cui si chiude chi sprofonda nella povertà.