L'aula del Senato ha approvato con 214 voti favorevoli, 61 contrari e due astenuti il Rosatellum bis. Hanno votato a favore Pd, Fi, Lega, Ap, Autonomie, Gal, Direzione Italia e il gruppo Idea. Contrari M5S, Mdp, Si e FdI. L'ok alla nuova legge elettorale è stato salutato da un applauso.
Inoltre il presidente del Senato Pietro Grasso ha deciso di lasciare il gruppo Dem perché non si riconoscerebbe più né sul merito, né con i metodi usati nei confronti del Parlamento, dal partito, arrivato tra l'altro a chiedere ben 8 voti di fiducia sulla legge elettorale. La conferma è arrivata con una nota di Palazzo Madama che però non fornisce dettagli e motivazioni. Si dice solo che il presidente del Senato sarà iscritto d'ufficio al Gruppo misto. Il capogruppo del Pd, Luigi Zanda, ha riferito di avere avuto una conversazione telefonica con Grasso: "Mi ha detto che si è dimesso dal gruppo perché non condivide la linea politica e, in particolare, le decisioni sulla legge elettorale".
La legge Rosato raccoglie esigenze diversificate. Con i collegi plurinominali c’è un sostanziale ritorno al proporzionale. Si è aggiunta con i collegi uninominali una 'spolverata' di maggioritario che da un lato aiuta la formazione di coalizioni, dall’altro non impedisce, in futuro, la nascita di larghe intese per il governo. C’è una soglia di accesso al 3 per cento che lancia una sfida non impossibile alle formazioni più piccole. L’assenza delle preferenze e il divieto di voto disgiunto disegna un sistema in cui il voto di opinione sui partiti prevale sulla scelta delle persone.
MIX UNINOMINALE E PROPORZIONALE
Il Rosatellum bis istituisce 232 collegi uninominali alla Camera e 116 al Senato. Per collegio uninominale si intende un meccanismo piuttosto semplice: ciascuna lista o coalizione di liste presenta un solo candidato e il più votato tra di loro vince. In sostanza, 232 deputati e 110 senatori saranno eletti in una gara corpo a corpo. È questa la parte 'maggioritaria' della legge elettorale che influisce su un terzo circa dei seggi. Tolti i 12 deputati e i 6 senatori della circoscrizione Esteri, gli altri 386 seggi per la Camera saranno assegnati con il metodo proporzionale attraverso i collegi plurinominali, idem per i restanti 193 senatori. I collegi plurinominali sono accorpamenti di quelli uninominali e in essi ciascuna lista presenta un gruppetto di candidati 'bloccati' (minimo due e massimo quattro). In base ai voti presi su scala nazionale, ciascuna lista accede al riparto dei seggi. I collegi (ciascuno dei quali assegnerà un minimo di due e un massimo di 8 posti) saranno definiti dal Viminale entro 30 giorni.
IL RITORNO DELLE COALIZIONI
La presenza di collegi uninominali favorisce la formazione di coalizioni di liste. E negli uninominali, tali coalizioni sono tenute a presentare un unico candidato rappresentativo di tutte le liste alleate (fanno eccezione le liste rappresentative di minoranze linguistiche). I partiti che decideranno di correre insieme, quindi, avranno un unico nome per il collegio uninominale e liste diverse (ma graficamente vicine) per il collegio plurinominale.
SULLA SCHEDA NO A PREFERENZE E VOTO DISGIUNTO
I cittadini avranno dinanzi una scheda piena di nomi già scritti. Sarà indicato nome e cognome dei candidati nei collegi uninominali, immediatamente sotto ci sarà il simbolo della forza o delle forze politiche che lo sostengono comprensivo anche dei nominativi che formano il 'minilistino bloccato' valido per i collegi plurinominali. Non esiste voto disgiunto, cioè non si può votare un candidato uninominale e poi, per il proporzionale, una lista che non è collegata a quel nome. Il cittadino deve mettere una X sul contrassegno della lista preferita, e tale scelta si riverbera anche sul candidato dell’uninominale. Se tuttavia il cittadino mette la X solo sul candidato uninominale, il suo voto resta valido e viene conteggiato al proporzionale anche per la lista o le liste collegate. Il voto resta valido anche se l’elettore pone due X, una sul candidato uninominale e l’altra sulla lista collegata preferita. La scheda dispone di un tagliando antifrode che gli scrutatori staccheranno al momento della consegna.
SBARRAMENTO, GENERE E PLURICANDIDATURE
Non ci sono premi di maggioranza, esistono invece diverse soglie di sbarramento. Sia alla Camera sia al Senato una lista, per ottenere seggi, deve arrivare al 3 per cento su scala nazionale (sia che ci si presenti da soli sia che ci si presenti in coalizione). Le coalizioni, per accedere al riparto dei seggi, devono raggiungere il 10 per cento: sotto questa soglia, ottengono posti solo le liste collegate che hanno superato il 3. Ai fini del risultato complessivo delle coalizioni, non vengono computati i voti ottenuti da liste che non hanno superato l’1 per cento (è un freno alle cosiddette 'liste civetta'). I voti di chi si colloca sopra l’1 e sotto il 3 vengono ripartiti in modo proporzionale tra le altre liste dell’alleanza. Eccezioni sulle soglie sono previste per le liste espressione di minoranze linguistiche. Per i candidati che non vogliono correre il rischio di restare fuori dal Parlamento, c’è l’ombrello delle pluricandidature. In sostanza, ciascun candidato (anche chi corre all’uninominale) ha la possibilità di inserirsi in cinque diversi collegi plurinominali. Il Rosatellum bis impone inoltre che nel complesso le singole liste non superino il 60 per cento di uomini o di donne sia nei collegi uninominali sia in quelli plurinominali.